SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Natale, sguardo nel mistero

* gesuita, già parroco di San Saba, a Roma, oggi è vice-rettore della chiesa del SS. Nome di Gesù Domenica 24 novembre, solennità di Cristo Re e Giornata nazionale delle offerte per i sacerdoti, Papa Francesco celebrerà la chiusura dell’Anno della fede, aperto l’11 ottobre 2012 da Benedetto XVI per ridare freschezza al passo dei fedeli […]
2 Agosto 2017
* gesuita, già parroco di San Saba, a Roma, oggi è vice-rettore della chiesa del SS. Nome di Gesù

 
Domenica 24 novembre, solennità di Cristo Re e Giornata nazionale delle offerte per i sacerdoti, Papa Francesco celebrerà la chiusura dell’Anno della fede, aperto l’11 ottobre 2012 da Benedetto XVI per ridare freschezza al passo dei fedeli e della Chiesa nella nostra epoca. Una svolta importante, dunque, occasione di conversione e porta sul tempo di Natale. Abbiamo chiesto ad un sacerdote di condurci nel silenzio contemplativo della Notte Santa, per rinnovare con umiltà e fiducia la nostra preghiera, alla scoperta di come Dio ci guarda. Perché la rivelazione della sua misericordia cambia la nostra vita.

SIMEONE, ICONA DI CHI CONFIDA NELLA PROMESSA

L’approssimarsi del Natale ci offre un’ulteriore opportunità di educare il nostro sguardo al mistero. Possiamo farci aiutare dalla figura del vecchio Simeone, che troviamo nel racconto di Luca della presentazione di Gesù al Tempio. Simeone è paradigma dell’uomo paziente, che confida nella promessa di Dio, che lo attende e lo cerca cogliendo i segni della Sua presenza in ciò che lo circonda. Simeone, soprattutto, è paradigma di chi sa guardare e godere di ciò che ha trovato: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza preparata per tutti i popoli” (Luca 2,30). Possiamo così ripetere, con il salmista: “Guardate a lui e sarete raggianti”(Salmo 33,6).

Nel corso del Vangelo la chiamata stessa fa seguito ad uno sguardo di misericordia di Gesù. Pensiamo al motto episcopale di Papa Francesco, che è Miserando atque eligendo ed è tratto da un’omelia di san Beda il Venerabile, che commenta il brano evangelico della chiamata di Matteo.

Matteo segue Gesù perché vede lo sguardo di Gesù su di sé, e per questo lascia tutto e lo segue. Chi è toccato dallo sguardo misericordioso di Dio è come l’uomo che trova un tesoro in un campo: vende tutto e lo compra. La novità introdotta da Gesù nel suo rivelare la misericordia del Padre è proprio lo sguardo.

Nell’Antico Testamento, Dio è presentato come colui sul quale non si può posare lo sguardo, privilegio concesso soltanto al servo Mosé. Nei Vangeli invece Gesù rivela l’amore di Dio proprio col suo volgere gli occhi su ciascuno. Lo sguardo del Signore fa verità in chi è guardato, e la sua è una verità che libera dal timore della propria debolezza e del proprio peccato, proprio come accade a Matteo.
È lo sguardo di Gesù che converte il cuore di Zaccheo, desideroso di vedere il Signore che passa. Ma Zaccheo è anticipato da Gesù che volge il suo sguardo verso l’albero su cui il pubblicano si era arrampicato.

È lo stesso sguardo di amore che fa verità nel giovane ricco e gli fa comprendere che la salvezza cercata non è nella pedissequa osservazione della Legge.

 
“I NOSTRI OCCHI VEDRANNO IL SUO VOLTO”
È ancora lo sguardo di Gesù che mette a nudo la fragilità di Pietro dopo il suo rinnegamento. E che è la base di ogni esperienza cristiana autentica. La Liturgia stessa ci ricorda come la meta della vita cristiana sia quella di poter vedere il volto di Dio: “Asciugata ogni lacrima i nostri occhi vedranno il tuo volto” (Preghiera Eucaristica III).
 
Ma come, nel concreto, noi oggi possiamo fare esperienza di questo volto di Gesù? Dove oggi si può incontrare lo sguardo del Signore? Partiamo dalla preghiera. E in particolare dalla preghiera contemplativa, che ci consente di “guardare” con lo sguardo di Gesù tutto quanto ci circonda. Sant’Ignazio di Loyola alla fine dei suoi Esercizi Spirituali propone una contemplazione “ad amorem”, per raggiungere l’amore (Esercizi Spirituali, 230-237).

Invita così l’esercitante a soffermarsi su come Dio operi nel mondo non tralasciando di porre due premesse. La prima è che l’amore si dimostra più nelle opere che nelle parole, e la seconda che l’amore è reciprocità, nel senso che l’amante dà i suoi doni all’amato e viceversa. La preghiera contemplativa compie un piccolo miracolo: ci dona lo stesso sguardo di amore di Gesù, ci fa vedere il mondo e le persone come le vede Dio, potremmo dire che ci fa fare la stessa esperienza di Matteo, di Zaccheo, di Pietro, guardati e convertiti da questo sguardo.

 
ANCHE NEI SACRAMENTI GLI OCCHI DEL SIGNORE SU DI NOI
Così si propaga la charitas, trasformando colui che è guardato da Gesù con amore in colui che guarda con amore. Così nasce il desiderio di raggiungere gli abitanti «delle periferie geografiche ed esistenziali della nostra società» per dirla con papa Francesco. Facciamo esperienza dello sguardo amorevole del Signore anche nei sacramenti, segni efficaci della sua grazia. È un’esperienza diversa della grazia, che può prescindere dalla nostra percezione, e che certamente trascende ogni nostro merito o demerito.
Nei sacramenti facciamo l’esperienza, nella fede, che il Signore ci guarda, ci protegge, ci ama, a prescindere dalla consapevolezza che ne abbiamo. Persino nell’esperienza di aridità spirituale, il sacramento ci consegna la certezza della provvidenza amorosa di Dio.
 
ANNUS FIDEI

Gli eventi conclusivi

17 NOVEMBRE IN TERRASANTA, DA MARIA SUA MADRE
La Chiesa italiana a Nazareth per festeggiare l’Anno della fede in comunione con la Chiesa di Terrasanta, nel luogo dove l’Incarnazione ha avuto inizio. Celebrazione eucaristica e fiaccolata fino alla basilica dell’Annunciazione.

22-24 NOVEMBRE 2° CONGRESSO NAZIONALE DELLA MISERICORDIA
Il tema è ‘Dio è Amore (1 Gv 4,16)’. Dalle tre parole che costituiscono la più alta rivelazione della fede cristiana all’annuncio dell’amore misericordioso del Padre, cuore della nuova evangelizzazione.

24 NOVEMBRE
Papa Francesco conclude l’Anno della Fede, nella solennità di Cristo Re dell’universo, ad indicare che -spiegò Benedetto XVI, indicendo quest’anno speciale- “fin dall’annuncio della sua nascita, il Figlio unigenito del Padre, ‘re’ messianico di un regno che non avrà fine, viene offerto agli uomini di ogni tempo. Perché chiunque creda nel Verbo incarnato non muoia, ma abbia la vita eterna. Lui è l’alfa e l’omega, il principio e la fine, la pienezza di ogni nostra aspirazione”.

ALLEGATI