SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Maria, Madre di Dio

“A che devo che la madre del mio Signore venga a me?” (Luca 1, 43). Elisabetta, istruita dallo Spirito, al suono della voce di Maria ne riconosce la vocazione. Com’era la madre di Gesù? “Sono sicura che la sua vita reale doveva essere molto semplice – scriveva santa Teresa di Lisieux – Ella viveva con fede, come noi”. Nel mistero del Natale contempliamo la Piena di Grazia attraverso le parole di illustri esegeti del nostro tempo: il biblista padre Frédéric Manns, direttore emerito dello Studio biblico francescano di Gerusalemme, il mariologo padre Stefano De Fiores (1933-2012), e Carlo Maria Martini (1927-2012), che fu arcivescovo di Milano.
11 Novembre 2019

MANNS
“CON MARIA PRENDE CORPO 
LA SPERANZA MESSIANICA”

Maria va collocata nel suo contesto autentico, quello della Galilea del I secolo – ha spiegato padre Frédéric Manns (Beata colei che ha creduto. Maria, una donna ebrea, ed. Terrasanta 2009, 169 pp., euro 17) – Nulla di straordinario nella vita di questa giovane di Nazaret. Ma è in questa quotidianità che Maria è visitata da Dio e diventa figura chiave del mistero di salvezza operato in Cristo. Fu memoria vivente del momento della nascita di Gesù. Lo fu, con ancor più consapevolezza, della nascita della Chiesa. La rarità dei dati sulla vita di Maria provenienti dalle prime generazioni cristiane è compensata dalla loro qualità e ricchezza teologica. È salutata dall’Angelo come figlia di Sion (“Rallegrati!”), simbolo di Israele, a cui è annunciata la liberazione di cui avevano scritto i profeti Sofonia (3,14) e Zaccaria (9,9).”Il Signore è con te” le dice l’Angelo, con una formula biblica tipica dei racconti di vocazione: Dio è con qualcuno per agire. Significa: ‘il Signore ti chiama al suo servizio per compiere con te la sua volontà’. L’annuncio dell’Angelo (“Ecco concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio”) esalta il legame tra il Vangelo di Luca e la profezia di Sofonia (3,15-17): la presenza di Dio nel suo popolo (‘nel suo seno’) alludeva al Tempio e prima ancora nell’Arca dell’alleanza. Così pure (Dt 7,21) dire ‘Dio è in seno al suo popolo’ (la traduzione italiana è ‘Il Signore, tuo Dio, è in mezzo a te’) indicava il dimorare di Dio tra gli uomini. Con Maria la speranza messianica prende corpo. Come la gloria di Dio (shekinah, simbolo della presenza del Signore) durante l’esodo nel deserto riempiva la tenda coperta dall’ombra luminosa, il Figlio di Dio verrà ad abitare la Vergine Maria coperta dall’ombra della potenza di Dio. Come per Gesù nella Trasfigurazione, Maria accogliendo Dio in sé nell’Annunciazione, mostra che la natura umana può essere completamente trasfigurata dal Signore.

 

DE FIORES
“DA DUEMILA ANNI MARIA DÀ FORZA ALL’UMANITÀ”

Maria ci insegna a guardare a Gesù come ad una creatura che a sua volta è ‘guardata’ da Lui – notava il mariologo padre Stefano De Fiores (Maria sintesi di valori, ed. San Paolo 2005, 584 pp., euro 44) – Ricordiamo quello sguardo sotto la croce, quando Cristo affida la madre al discepolo amato. Da Cristo si capisce chi è Maria, grazie ai legami con il Figlio e quindi con le altre due persone della Trinità. È il modello dell’umanità che accoglie Dio e si abbandona a Lui, il che ne fa una figura unica anche per le altre religioni e i non credenti. Nella sua maternità c’è l’invito a vivere relazioni piene, ci dice che la vera vocazione umana è ‘essere per gli altri’. È impressionante per lo storico avvertire la permanente presenza della Madre di Gesù lungo il corso di duemila anni. La storia documenta il tramonto degli imperi fino all’oblio fatale di esseri umani un tempo celebri. Non così per quella semplice ragazza di Nazaret. L’affermazione di san Bernardo: “Tutto il mondo risplende della presenza di Maria” è confermata dai fatti. Studiosi di varia estrazione scorgono in lei un “referente collettivo” o “il simbolo culturale più potente e popolare degli ultimi duemila anni”, che percorre le culture come un fiume sotterraneo, come un virgulto vigoroso che cresce in diversi terreni. Colpisce la vitalità della figura di Maria, che scompare e riappare, secondo le stagioni culturali, ma avanzando sempre. Naturalmente lo storico non si può contentare di registrare un fenomeno, ma deve indagare sulle sue cause. Nel suo ‘sì’ a Dio c’è la realizzazione massima della risposta umana alla grazia del Creatore. Per questo Maria è un punto luminoso, che invece di paralizzare le forze dell’umanità, le aumenta e le realizza. In lei impariamo a superare la mediocrità di ogni giorno, per diventare santi e immacolati al cospetto di Dio».

 

MARTINI
“CON IL NATALE DIO CI HA APERTO UN CAMMINO DI VITA”

Maria è il frutto più eccelso della redenzione – scriveva il cardinale Martini (Sulle strade del Signore. Meditazioni per ogni giorno, Piemme 2002, 572 pp., euro 14.90) – Ci mostra che non abbiamo nulla da temere quando diciamo ‘sì’ a Dio nella nostra vita: è Lui che ci conduce e che è fedele. Piena di grazia si potrebbe tradurre ‘da lungo tempo immensamente amata’, rivelando che ciascuno di noi è ‘scelto in Gesù prima della creazione del mondo’ (Ef 1,3-4). La dignità di ogni creatura, vista nel suo ultimo mistero, è essere amati e lasciarsi amare fidandosi della volontà del Padre. Maria è la figlia del suo popolo, che si sa scelto e sperimenta il sostegno di Dio. Ed è anche madre nostra perché è la prima di coloro che hanno creduto. La sua esultanza nel Magnificat è in una serie di verbi al passato: ‘Grandi cose ha fatto l’Onnipotente, ha spiegato la potenza del suo braccio, ha rovesciato i potenti, ha disperso i superbi, ha innalzato gli umili, ha soccorso Israele’. L’originale greco considera ancor più chiaramente le azioni come già avvenute. Ma Maria dice queste parole quando ha appena cominciato a sperimentare la grandezza di Dio in lei. Dunque il cantico è una profezia al passato remoto, e Maria nella certezza della sua fede in Dio vede già il compimento di questi eventi. Per questo in lei ravviviamo la nostra speranza nella forza del disegno divino che opera nella storia. Nel silenzio del presepe, davanti al suo Bambino, ci suggerisce che, malgrado le apparenze, siamo amati da Dio di un amore misterioso e indicibile che parte dall’eternità e si manifesta nel tempo. E dal Bambino nasce una grande luce per tutto il mondo, una grande speranza viene consegnata alla nostra fragilità, al nostro cuore intimorito: l’infinità dell’amore di Dio che ci è vicino, si fa uomo per partecipare alla nostra vita, alle nostre sofferenze, alla nostra morte. “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno spenta” (Gv 1,5): sembra di veder il lumino tenue della capanna del presepio, tutto intorno c’è oscurità. Le tenebre sono in noi e fuori di noi: la mancanza di ragioni per sperare e per vivere; il trascinarci di giorno in giorno nella speranza di un meglio che non viene mai, mentre cerchiamo di stordirci con le piccole cose quotidiane, senza mai riflettere a fondo sul senso del nostro vivere. Ma dove c’è una tenebra immensa basta una piccola fiammella per rompere la paura, per far sperare, per far sì che questa tenebra non sia più un destino irrevocabile. Ci strappa alla confusione e alla mancanza di senso per darci una direzione, una capacità di muoverci, di vedere dove andiamo. Non è una luce astratta, una semplice esortazione a volerci bene. E’ una realtà viva e personale, è Gesù Cristo Figlio di Dio e Figlio di Maria. Le tenebre non hanno potere su questa luce indistruttibile. La Madre di Gesù ha capito che la vita dell’umanità si rinnovava in quel Bambino davanti a lei. Questa luce che ci arde dentro è la certezza che, in Gesù Cristo, Dio ama questo mondo, in questo scorcio di tempo. E possiamo dare alla nostra vita un significato costruttivo e vero. Il Natale è una Parola di Dio al di là di ciò che vediamo, è un inizio e non è possibile comprenderne il significato se non alla luce di tutta la vita di Gesù. È il segno che Dio ci ha aperto una porta verso un cammino di vita. Una fiamma accesa per tutto l’anno, qualunque siano gli eventi che ci attendono. Ci accompagnerà promettendoci gioia, libertà e pace. l