Nella diocesi che fu di don Tonino Bello, il prossimo 20 aprile arriverà il Papa per ricordare nel 25°anniversario della morte il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi (1935-1993) percui è aperta la causa di beatificazione (foto accanto). Furono proprio i suoi ‘ragazzi’ a dare il via nel 2013 a ‘Casa Santa Luisa’, erede di un impegno ventennale della Caritas per i minori. Il presidio per bambini a rischio marginalità è aperto nella centrale corso Vittorio Emanuele. Gli operatori prevengono, con opportunità educative, devianza e difficoltà familiari, per ‘far brillare’ la dignità dei poveri’, come chiedeva il loro profetico vescovo ispiratore. A Terlizzi, 27 mila abitanti nella cintura metropolitana di Bari, il presidio –a cui per primi credettero sacerdoti, come i direttori Caritas diocesana don Cesare Pisano e don Francesco De Lucia, oltre ai vescovi mons. Donato Negro e mons. Luigi Martella, con l’attuale titolare mons. Domenico Cornacchia- forma educatori, insegnanti, catechisti. Perché l’emergenza educativa dilaga. E qui per i giovanissimi i compiti diventano un gioco, la cultura un ricostituente. “Dall’uscita da scuola all’ora di cena – spiega Edgardo Bisceglia, avvocato e coordinatore – combattiamo lo svantaggio sociale” con fondi diocesani, privati e l’8xmille, intervenuto con 300 mila euro triennali. Ci sono psicologi dell’età evolutiva e mediatori familiari, il logopedista, 3 educatori e assistenti sociali a monte dell’orchestra anti-devianza o della pet-therapy per rafforzare l’ empatia. Le famiglie trovano qui una ‘scuola per genitori’, confrontandosi nei ‘gruppi di parola’. Obiettivo è accompagnare gli adulti e insegnare loro a leggere i ‘segnali’ dei figli. “In alcuni casi le richieste di aiuto economico in parrocchia possono rilevare retroscena di ben altra portata – evidenzia Bisceglia – Maltrattamenti, disoccupazione cronica, dipendenze o ludopatie. Cattivi genitori si diventa quando si perdono di vista le priorità o si è privi di strumenti, talvolta a causa di danni vissuti a propria volta”. Dai conflitti familiari all’apprendimento, “lavoriamo con le scuole, ma anche con scout, gruppi sportivi, oratori e Tribunale dei minori”. Un’azione strutturata di prevenzione, a tutto campo, su misura. Anche nei casi iù difficili: “Quando un ragazzino capisce che è capace di suonare in un’orchestra di coetanei, travolta dagli applausi del pubblico nel duomo di Bari, e non solo di devastare i bagni dello stadio, la sua anima può cambiare”. In Puglia cresce l’attenzione per il modello replicabile ‘Santa Luisa’. Ma è nell’intera Italia, che ha scoperto all’improvviso le sue banlieues, le baby gang e la ‘povertà giovanile’ nelle sempre più numerose aree deprivate, ormai ben oltre le periferie urbane, ci sarà sempre più bisogno di interventi come questo, sale della terra.
Pasti caldi per 50 persone, con docce, abiti, lavanderia, assistenza legale, ambulatorio e centro ascolto. Da febbraio 2016 i poveri sono di casa in un’ala dell’arcivescovado. Con 50 mila euro dall’8xmille, l’opera “è nata nel cuore della diocesi di Cosenza-Bisignano, ma soprattutto nel cuore del Signore, che ci vuole capaci, con la nostra vita, di dire ciò che crediamo” ha detto l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano mons. Francesco Nolé. Cosenza parla di sé con gli oltre 6 mila pasti caldi serviti in un anno, 200 visite mediche, 60 volontari accanto alle suore Missionarie francescane dei poveri. E con le unità di strada della Caritas, guidata da don Enzo Gabrielli, che di notte raggiungono chi dorme in auto o all’aperto. “La povertà in città è in aumento, senza segnali di ripresa -spiega il presidente dell’associazione Casa nostra Pino Salerno- In mensa arrivano per lo più italiani, ossia esce allo scoperto la classe media che finora aveva resistito con i risparmi”. Un rivolo di quei 180 mila posti di lavoro e 7 miliardi persi ogni anno per l’aggressione delle mafie all’economia del Sud. “Le opere di modernizzazione urbana, come l’imponente ponte di Calatrava, in realtà non incidono sulla povertà dei cittadini, dai giovani con contratti a termine ai padri separati”. “E’ ora di aprirci agli altri – ha ricordato mons. Nolé – e di dire: ‘Io ci sono’”.
C’è qualcosa di nuovo in una delle chiese più antiche di Massa, detta familiarmente Madonna del Monte. Consacrata nel 1599, al suo interno conserva un affresco trecentesco della Vergine in Maestà dai tratti giotteschi. Sotto il suo sguardo sono passati oltre 700 anni di storia della città. Ma oltre la chiesa, per la comunità di 1.450 abitanti, stretta dal vicino ospedale civile, gli spazi erano pochi. I giovani non avevano che la piazzetta antistante per ritrovarsi, all’interno mancavano anche i bagni. Con 560 mila euro provenienti dall’8xmille, che hanno affiancato il mutuo da 130 mila euro acceso dai parrocchiani, è stato possibile ricavare nuove sale. “Per genitori e ragazzi è stato un nuovo inizio – spiega il parroco, don Luca Franceschini- ci siamo ritrovati per imbiancare, spostare i mobili. Oggi pensiamo anche ad un doposcuola. Sostenute dalle firme dei fedeli italiani, le persone si sono sentite pietre vive, anche nella parrocchia di Ss. Rocco e Giacomo che compone la nostra unità pastorale. Avremo più spazio per progetti destinati agli anziani, quota rilevante della popolazione, dopo che tante famiglie per la crisi sono andate via”.