SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Le nostre tre colonne

7 Febbraio 2022
di MASSIMO MONZIO COMPAGNONI
Responsabile del Servizio promozione Cei per il sostegno economico alla Chiesa

 

Il numero di Sovvenire che tenete tra le mani ha un obiettivo dichiarato: accompagnarvi nella riscoperta di un tempo speciale che ci viene donato. Queste pagine, infatti, arrivano nelle vostre case intorno al 2 marzo, poco prima o poco dopo. E quest’anno mercoledì 2 marzo sono Le Ceneri, inizio della Quaresima. Ecco, dunque, il perché del nostro dossier dedicato al digiuno e affidato alla penna sapiente di don Fabio Rosini, capace come pochi di spiegare in modo semplice e comprensibile a tutti le più grandi e profonde verità della nostra fede.

Ecco perché le storie dedicate alla carità fraterna, come quella di chi, a Novara, percorre le strade in cerca degli ultimi e dei più disperati, insieme a don Giulio e alla Caritas. O come quella della comunità di Ribera (AG), che cerca di dare una seconda possibilità a tante giovani vite mortificate dalle dipendenze, insieme a don Giuseppe e agli altri preti del paese.

Ecco, infine, il perché della storia della comunità di Borgosatollo (BS), dove da più di un decennio si continua a costruire fraternità appoggiandosi sulla roccia dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita ecclesiale, adorata senza sosta grazie al coinvolgimento e all’impegno di tutti.

Digiuno, carità, preghiera. Sono le tre colonne della vita di fede, che il tempo sacro della Quaresima ci invita a riscoprire e a valorizzare in modo speciale. Tra le righe del nostro racconto, naturalmente, c’è la gratitudine a tutti quei sacerdoti che continuano a spendersi perché le comunità non perdano di vista questi pilastri essenziali. Una gratitudine che per noi laici si fa impegno concreto e generoso, anche attraverso le offerte.

La Quaresima è tempo propizio per riscoprirci poveri, abbandonati nelle mani della Provvidenza e bisognosi di tutto. Ciascuno di noi, naturalmente, e i nostri sacerdoti per primi. Compiere gesti concreti di carità e di attenzione agli ultimi deve restituirci alla nostra dimensione costitutiva: quella della gratuità. Gratis siamo stati creati, amati, redenti, salvati. Gratis siamo chiamati a restituire quello che abbiamo ricevuto.

Offrire per i nostri preti è un modo concreto per ricordare, anche a loro, che sono alla guida di un popolo di poveri. Non doniamo per sentirci migliori, né per meritare qualcosa che non sarebbe comunque acquistabile. Doniamo perché è una dimensione costitutiva della nostra esperienza di fede. Perché è dono tutto ciò che quotidianamente riceviamo. Perché tutti siamo (e non potremmo non esserlo) uniti nel dono.