SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

La Resurrezione, tempo di riscrivere la nostra storia

2 Marzo 2017

di don MASSIMO DOTTI foto CREATIVE COMMONS / MIRKO DI GANGI / CARPI NOTIZIE

 

È più difficile credere oggi? Siamo meno disponibili che in passato a metterci in ascolto di Dio? Don Massimo Dotti, rettore del seminario diocesano di Carpi, annoda questi interrogativi alla vigilia della Settimana Santa e al presente di un territorio come il suo, colpito al pari di altri in Italia negli ultimi anni dal terremoto. Da quel maggio 2012, quando il sisma sconvolse vite ed economia in Emilia-Romagna, solo questa Pasqua i fedeli potranno rientrare nella prima chiesa riparata, il duomo, mentre tante altre restano chiuse sine die. L’appuntamento ora è atteso anche da lontani e non credenti. Il mistero della quotidianità ci interpella sempre su chi è Dio per noi. Il tema è centrale per la Chiesa del nuovo millennio, in tempi di secolarizzazione. E su di esso tornerà anche il prossimo Sinodo dei vescovi, ad ottobre 2018, che Papa Francesco ha voluto dedicare al tema dei giovani, della fede e del discernimento vocazionale.

‘QUANDO RIAPRE IL DUOMO?’

Sarà una grande emozione poter rientrare dopo 5 anni di esilio nella cattedrale buia, la notte di Pasqua. Seguendo il clero, con il popolo di Dio che si lascia via via contagiare dalla Luce Nuova, speranza che nessuno può spegnere. Una speranza messa a dura prova dal sisma del 2012 e che ancora oggi sta piegando tanti nostri fratelli in altre parti d’Italia e del mondo. Come dice il nostro vescovo, mons. Francesco Cavina nella sua lettera pastorale Vita semper vincit, la cattedrale di Carpi è “uno spazio di bellezza, di luce e di fede che annuncia a tutti che Dio è amico degli uomini e invita gli uomini ad essere amici di Dio”.

Cosa significa per un vescovo, un prete, un laico che, dopo 5 anni dal terremoto, ha dovuto celebrare in luoghi di fortuna, rientrare in cattedrale? Ma cosa significa anche per un non credente o non praticante o una persona in ricerca? O per un giovane o una persona immigrata che passasse per la nostra grande piazza dei Martiri, una tra le più belle d’Italia, su cui abbiamo visto, il 20 e 29 maggio 2012, crollare i camini e le merlature del castello, coronata sul lato nord proprio dalla cattedrale? Ci siamo interrogati sul motivo per cui da più parti, anche le meno prevedibili, con una certa insistenza, affiorasse di continuo la domanda: “Quando riapre il duomo?”. Quasi ad evidenziare per l’uomo di oggi la necessità di uno spazio di quiete nel quale rifugiarsi dal frastuono. Uno spazio di armonia, di bellezza, di introspezione e di preghiera. Uno spazio di comunità da cui attingere testimonianze credibili. Uno spazio di verità, al quale l’uomo contemporaneo approda, con tutte le sue cautele e i suoi distinguo, ma nel quale la Parola che non viene meno è mediata dalla forza di una tradizione ecclesiale che da quella cattedra, per secoli, si è intrecciata efficacemente con la storia degli uomini.

I SACERDOTI LUNGO
IL CAMMINO DI CHI SEGUE GESÙ

Una recente ricerca sulla fede giovanile (vedi box accanto) evidenzia che, nonostante la percentuali di giovani praticanti sia bassa e il riferimento alla Chiesa sempre più vago, alla domanda “E’ bello credere?” la quasi totalità degli interpellati risponda di sì. Una nostalgia di qualcosa seminato magari nella prima infanzia e che può far fiorire da un momento all’altro il deserto spirituale che abbiamo creato attorno a noi.

Siamo molto realisti sull’efficacia dell’iniziazione cristiana, senza automatismi o ricette per un’adesione di massa che possa prescindere da quel bisogno di personalizzazione che porta a scegliere un serio cammino di sequela di Cristo. Dovremmo piuttosto provare ad esserci, come Chiesa, quando adolescenti e giovani riaprono il cuore al desiderio di autenticità e di assoluto. Esserci, quando i genitori, accompagnando i figli al catechismo, si mostrano molto più sensibili di un tempo ad accogliere a loro volta un annuncio di speranza che parli il linguaggio del Vangelo, Parola sempre nuova e capace di portare gioia e scaldare il cuore. Provare ad esserci come Chiesa, in modo creativo e audace, davanti alla ricerca di senso di anziani, malati, persone alla ricerca di un lavoro.
LA VITA DONATA DI CRISTO,
ROCCIA DELLA NOSTRA VITA

“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» ha scritto Papa Francesco (Evangelii Gaudium 1) di una sorgente di pienezza di cui conosciamo l’origine e che siamo chiamati a diffondere. Poter celebrare la Veglia pasquale è offrire agli uomini e alle donne di oggi la possibilità di centrare nuovamente la loro ricerca e di reimmergersi nel mistero della vita donata di Cristo.

È inaugurare una storia nuova, una storia di resurrezione, scandita dall’Eucarestia come dono, come pane spezzato capace di riorientare e dare forza, di tenere viva la speranza. E anche se tremano le fondamenta della Terra e della nostra vita è possibile sempre ricostruire su Cristo, pietra fondante che non viene meno.

CHE COSA TESTIMONIAMO AI GIOVANI?

Dal Dio ‘senza volto’ al Dio fatto
uomo

I millennials, under 29 nella lente della ricerca 2016 Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia dell’istituto Toniolo, segnalano lo stato di salute della trasmissione delle fede. Vissuta, come altri aspetti del quotidiano, per lo più in modo solitario, incerto, eppure sensibile. Dichiarano che per rivolgersi a Dio non ci sia bisogno di Chiesa, riti o preghiera, basta raccogliersi in se stessi. Pochi i praticanti. Vorrebbero però incontrare sacerdoti testi-moni significativi della fede. Dio non è scomparso dall’orizzonte, ma serve chi glielo faccia incontrare.

La ricerca interpella gli adulti: famiglia, formatori e sacerdoti, perché - insegnava san Paolo - la fede si trasmette anzitutto con l’ascolto e l’esempio. In Occidente la fede cattolica affronta la sfida dell’indebolimento e della secolarizzazione. Idolatrando tecnica e beni materiali, in tempi di sfiducia, si riduce ad un ‘Dio senza volto’, vago e anonimo. Complice l’analfabetismo religioso e culturale (meno di un italiano su 3 sa citare tutti gli evangelisti, dati Gfk Eurisko 2013), si è perso il gusto e il tempo della preghiera, della Messa, dei sacramenti.

“La crisi della fede è la difficoltà a credere che Dio si è fatto uomo” sintetizzava San Giovanni Paolo II. Il salto di qualità passa - tra l’altro- dalla ‘formazione permanente’ comunitaria della lectio divina, ‘la lettura orante della Scrittura che - ribadiva Benedetto XVI- porterà alla Chiesa una nuova primavera spirituale”. E da sacerdoti che accendano il cuore e la mente, in Parola e opere. “La Chiesa è nata in uscita. Era chiusa nel Cenacolo ma è andata ad annunciare Gesù ai fratelli. E deve rimanere in uscita” evidenzia Papa Francesco. Che ora con i vescovi lavora anche al Sinodo di ottobre 2018 sul I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. M.R.


LE LECTIO DI PASQUA

Al sepolcro chi cerchi?

Gesù risorto chiede alla donna ‘Chi cerchi?’. Per Giovanni, il ‘discepolo che Gesù amava’, il cui Vangelo sarà icona del Sinodo dei vescovi di ottobre 2018 voluto dal Papa, è una domanda molto significativa, spiegava il cardinale Carlo Maria Martini, “perché è anche la prima parola in assoluto che Gesù ha detto all’inizio del suo ministero pubblico nel Vangelo giovanneo. Così infatti rispondeva il Signore ai due discepoli di Giovanni Battista che gli si erano avvicinati per sapere chi fosse.

Ora questa domanda ritorna: “Chi cerchi?”. Cioè, tu cerchi qualcuno. È la domanda che il Risorto rivolge all’Uomo: tu cerchi qualcuno che ti asciughi le lacrime, che ti ami con amore fedele, che ti salvi; tu non sai chi cerchi, ma stai cercando il tuo Dio. In questa domanda sentiamo tutta la forza del Risorto: è la nostra Pasqua, vissuta da ciascuno di noi, aprendo la tomba del nostro cuore alla forza del Signore Vivente. Se preghiamo per lasciarci interrogare da Lui, per sondare davvero nel nostro cuore chi è l’oggetto della nostra ricerca senza limiti, Gesù ci aiuterà a trovare Lui morto e risorto per amor nostro, ci aiuterà a rotolare la pietra del sepolcro della nostra vita riconoscendo che Lui è vivo, ora e sempre”. Aggiungeva il biblista padre Silvano Fausti nelle sue lectio (da ascoltare per intero su www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html): “La fede è vedere la realtà con gli occhi di Dio.

Finché non vedo, attraverso i Vangeli, l’amore assoluto di Dio per me, non ho ancora capito la mia dignità e perché sono al mondo. Solo davanti alla sua Passione per noi, veniamo alla luce: capiamo che siamo veramente Suoi figli e dobbiamo vivere da fratelli. Ma la svolta, l’inizio senza ritorno, è ascoltare Lui. La vita cambia quando cominci ad uscire da te stesso, dai tuoi dubbi e paure e a seguirlo, sapendo che l’approdo è il suo Amore. La nostra vita allora diventa l’incontro con Lui che è vivo”. P.I.