SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

La preghiera nell’ora della prova

“E in preda all’angoscia pregava più a lungo” (Luca 22,44). “Contemplare Gesù nell’orto è importante per noi –indicava il biblista padre Silvano Fausti – Il male e la sofferenza infatti esistono, non c’è da negarlo come i discepoli immersi nel sonno. Noi temiamo questa tenebra come la nostra fine. Ma Cristo ci chiama a vegliare e pregare, ad aprire gli occhi perché ormai c’è Lui, Salvatore che non ci abbandona. Quando tutto sembra finito, il suo amore riapre la prospettiva”. In questo Dossier le parole di Papa Francesco sul Padre nostro e il rosario, del cardinale Angelo Comastri su come pregava santa Madre Teresa di Calcutta e del padre dottrinario Battista Previtali della rettoria di Santa Maria in Monticelli, a Roma, sulla ‘preghiera di sguardo’ ci incoraggiano a confidare nel Signore sempre.
29 Maggio 2020

a cura di TERESA CHIARI testi di PAPA FRANCESCO, cardinale ANGELO COMASTRI, padre BATTISTA PREVITALI

foto AGENZIA ROMANO SICILIANI/MARCO ORTOGNI (NEW EDEN GROUP)/CREATIVE COMMONS

 

PAPA FRANCESCO
“Dio è Padre e ci ascolta sempre”

Nei momenti più difficili del pontificato Papa Bergoglio ha chiamato i fedeli all’adorazione eucaristica. In altre occasioni ha donato la coroncina della Divina Misericordia. E ha dedicato intere catechesi a due ‘scuole di preghiera’: il Padre nostro e il rosario. “Nei Vangeli Gesù prega ovunque – ha evidenziato il Papa – Intercede per i suoi (“Simone ho pregato per te”). E ci consola sapere che Gesù prega per ognuno di noi, prega per me, perché la nostra fede non venga meno. Sul Calvario conforta le donne, prega per i suoi crocifissori e spira dicendo: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». La preghiera di Cristo pare attutire le emozioni più violente, i desideri di rivalsa, riconcilia l’uomo con il nemico peggiore, la morte. Nel Padre Nostro vediamo Gesù orante: ci spiega con quali sentimenti rivolgerci a Dio. Potremmo stare tutto il tempo della preghiera con quella parola soltanto: ‘Padre’. E sentire che abbiamo un padre: non un padrone né un patrigno. Il cristiano si rivolge a Dio chiamandolo anzitutto ‘Padre’. Per questo possiamo insistere davanti a Lui, nessuna preghiera resterà inascoltata. Quest’affermazione in particolare ci mette in crisi, perché tante nostre preghiere sembra che non ottengano risultati. Ma Gesù insegna che l’orazione trasforma sempre la realtà, sempre. Anche quando sembra che non cambi le cose, cambia noi, col dono dello Spirito Santo. Pregando vediamo ogni frammento del creato che brulica nel torpore di una storia di cui a volte non afferriamo il perché. Ma è in movimento. Alla fine della preghiera, del tempo e della vita, cosa c’è? C’è un Padre che aspetta tutto e aspetta tutti con le braccia spalancate. Guardiamo a questo Padre”.​

 

 

PADRE BATTISTA PREVITALI
Nella preghiera di sguardo  l’incontro con il Signore

La risposta più bella e profonda per capire che cos’è la preghiera di sguardo ci viene da un contadino analfabeta, semplice, innamorato di Dio, ricordato dal Curato d’Ars (il santo parroco Jean-Marie Baptiste Vianney, ndr). Lo vedeva ogni mattina in chiesa, muto, a labbra strette. ”Che fai? Non preghi?”. E l’uomo, additando il tabernacolo: ”Certo che prego! Lui mi guarda, io Lo guardo!”. 

La preghiera di sguardo è tutta qui. È la preghiera contemplativa. Lo spiega il Catechismo della Chiesa cattolica (n. 2715): “la contemplazione è sguardo di fede fissato su Gesù: ‘Io lo guardo, Egli mi guarda’, diceva al suo santo curato il contadino di Ars in preghiera davanti al Tabernacolo. Quest’attenzione a lui è rinuncia all’io. Il suo sguardo purifica il cuore. La luce dello sguardo di Gesù illumina gli occhi del nostro cuore; ci insegna a vedere tutto nella luce della sua verità e della sua compassione per tutti gli uomini. La contemplazione porta il suo sguardo anche sui misteri della vita di Cristo. In questo modo conduce alla ‘conoscenza interiore del Signore’ per amarlo e seguirlo di più”. San Giovanni ci indica il cammino per giungere alla preghiera di sguardo: siamo chiamati a vedere e contemplare il Verbo accogliendolo nel nostro cuore, nella Chiesa e nella creazione (1 Gv 1,1-4). Siamo chiamati a vegliare, a fissare l’orizzonte aperto dalla Parola di Dio: uno sguardo di fede prolungato e sostenuto dall’attrazione dell’Amore (Gv 1,35-39). Chiediamoci: nella nostra casa c’è almeno un’immagine sacra su cui posare lo sguardo per dire in tutta semplicità al Signore: ”Ecco sono qui! Grazie!” (oppure Perdonami! Aiutami!). 

La preghiera di sguardo è staccarci dal nostro io per fissarlo in Gesù presente in noi (Lui mi guarda!). Ci fa riscoprire la sua Presenza in noi e nel nostro ambiente sociale, specie in famiglia. Lo sguardo sull’immagine sacra uscendo e rientrando in casa ha pertanto un grande valore. Quando andiamo in chiesa ci sentiamo invitati da Gesù ad un incontro d’amore? Oltre la soglia ci disponiamo al silenzio, guardiamo il Tabernacolo certi della Presenza di Gesù Figlio di Dio, Salvatore nostro? O c’è sempre altro che accaparra il nostro sguardo? Il Creato diurno e notturno, invernale o primaverile è per noi motivo di stupore, di sguardo contemplativo, di ringraziamento al suo Creatore? Fortifica la nostra fede, la preghiera, il ringraziamento, e ci spinge anche a chiedere perdono per lo scempio che gli uomini fanno del suo capolavoro?

 

CARD. ANGELO COMASTRI
“Madre Teresa mi ha insegnato a pregare per servire”

“Quante ore preghi al giorno?”. Santa madre Teresa di Calcutta lo domandò al futuro cardinale Angelo Comastri, nel 1968 prete da un anno. “Lei apriva a Roma una casa delle Missionarie della carità tra i baraccati – ha ricordato Comastri in un’intervista a TV2000 – Quando ci trovammo a tu per tu, mi strinse le mani e alla sua domanda risposi: “dico la Messa, il breviario, il rosario”. Mi sembrava tanto. “E’ troppo poco – ribattè lei – Nell’amore non ci si può limitare al dovere, nell’amore bisogna fare di più. Fa’ un po’ di orazione ogni giorno, altrimenti non reggi. Credi che potrei andare dai poveri senza pregare? Gesù mi mette nel cuore il suo amore e io vado a portarlo ai poveri che incontro. Senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri. Parlava dei ‘barboni’ e di chi si sente non amato. Madre Teresa amava l’Eucaristia perché lì si rende presente lo stesso amore del Calvario, e nella Messa Gesù ci riempie del suo amore. Da allora ci rivedemmo ogni anno. Negli ultimi mesi viaggiava con l’ossigeno: protestai, doveva riguardarsi. “Ma la vita è una sola – mi rispose – e io devo spenderla seminando amore fino all’ultimo respiro. Di là porteremo con noi solo la valigia della carità. E io cerco di riempirla finché ho tempo. Anche tu porterai solo la valigia della carità. Riempila finché sei in tempo”.