SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Il nostro aiuto contro
la grande sete

Con le nostre firme sono stati scavate strutture idrauliche in tutti i continenti. In attesa dell’'enciclica di Papa Francesco sull’'ecologia umana, dedicata anche all’'‘oro blu’ in tempi di riscaldamento globale, ecco la storia semplice di queste opere, argine di vita.
2 Giugno 2015
 di ELISA PONTANI foto CREATIVE COMMONS

‘Laudato sii mi Signore per sor’'Acqua’. Se ci sarà anche l’oro blu al centro dell’'imminente enciclica di Papa Francesco sulla tutela del creato, è anche perché l’'accesso a questo diritto umano resta solo sulla carta. Quella potabile manca a 750 milioni di fratelli, secondo l’'Onu. Il riscaldamento globale la renderà ancora più rara. E quella non contaminata per gli analisti sarà causa di guerre. Unicef denuncia la morte di circa 1.000 bambini al giorno per malattie legate ad acqua non sicura e a scarsa igiene. A fronte di tanta sete di giustizia attorno alla prima fonte di vita, non potevamo rinunciare a dire grazie a chi ha firmato in questi anni l’8xmille. Con la libera scelta di tanti italiani è stato possibile scavare innumerevoli pozzi e piccole condutture in Africa, Asia e America Latina. Opere che hanno ridato la vita a milioni di fratelli, al 90% nelle comunità rurali, riducendo la distanza dell’'acqua dal villaggio - anche per ore di cammino - e i rischi per donne e bambini, a cui sono delegati i lavori più pesanti, come il suo trasporto. Nelle aree di guerra subiscono violenze e sequestri proprio sulle strade dei pozzi, attesi come prede dai miliziani. Per loro il pozzo ha significato sicurezza, tempo per studiare o da dedicare alla famiglia.

Missionari sostenuti anche con la nostra Offerta, come padre Angelo Pansa, una vita tra Africa centrale e Amazzonia brasiliana, hanno saputo costruire in legno pompe idrauliche, azionate da un’'altalena, perché senza fatica, anzi giocando, i bambini potessero per ore estrarre l’'acqua per il villaggio. La storia mai scritta dei pozzi edificati con le firma 8xmille è così anche un capitolo di lotta alla carestia e alla deforestazione, di orticultura sostenibile. Dallo scavo a Djougou in Benin (4.400 euro) ai 27 pozzi del villaggio di Boulsa in Burkina Faso (8.700 euro), all’opera dei comboniani per dissetare il villaggio di Djoli, in Ciad (10 mila euro) o dei religiosi della Consolata in Etiopia (15 mila euro). E ancora, filtri depuratori in tutto il Brasile, la rete idrica a Ciego de Avila (Cuba), fino all’'irrigazione nella parrocchia di Pekhon (13.900 euro) in Myanmar, al canale nella diocesi di Multan (18.400 euro) in Pakistan, ai pozzi in Vietnam. La lista continua ancora. Grazie per aver fatto avanzare sviluppo e diritti. E per aver contribuito a raggiungere 5 anni prima del 2015 l’obiettivo del Millennio (dimezzare sul pianeta la percentuale di chi non ha accesso all’'acqua). Oggi per l’'Onu sono solo 3 i Paesi -Repubblica Democratica del Congo, Mozambico e Papua Nuova Guinea - dove per oltre metà degli abitanti la sete non è cambiata, con l’'Africa subsahariana morsa dalla desertificazione. Anche lì è arrivato l’'8xmille, fatto di insostituibili gocce.