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della Conferenza Episcopale Italiana

FOTO REPORTAGE >> ABBANDONO SCOLASTICO

La crisi che pesa sulle nuove generazioni si batte nelle aule, non fuori. A difesa di talenti da non perdere, i sacerdoti. Che con progetti diversi, in tutta Italia, raggiungono ragazzi ‘spenti’ dal disagio ambientale. E li fanno rientrare in classe, con nuovi obiettivi di vita. Ecco 3 esempi di una missione difficile. Sostenuta anche […]
2 Agosto 2017
La crisi che pesa sulle nuove generazioni si batte nelle aule, non fuori. A difesa di talenti da non perdere, i sacerdoti. Che con progetti diversi, in tutta Italia, raggiungono ragazzi ‘spenti’ dal disagio ambientale. E li fanno rientrare in classe, con nuovi obiettivi di vita. Ecco 3 esempi di una missione difficile. Sostenuta anche dalla nostre Offerte
 
MILANO, PADRE EUGENIO BRAMBILLA OLTRE 130 RAGAZZI RIPORTATI SUI BANCHI DI SCUOLA
 
Si chiama “Scuola popolare I Care”, nome che rimanda a don Lorenzo Milani, solo che stavolta non siamo in uno sperduto villaggio dell'Appennino ma nella opulenta Milano, la città cunt' el coeur in man, con il cuore in mano, capace di attenzione agli ultimi e di grandi gesti di solidarietà.
 
Padre Eugenio Brambilla, barnabita (raggiunto dalle nostre Offerte, in quanto viceparroco di sant’Alessandro, in centro), è attento alle dinamiche sociali in sofferenza, anche nella ricca Milano. Già 12 anni fa nella parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa, quartiere Gratosoglio, periferia sud, aveva visto il disagio giovanile. Partendo da due aule, in 12 anni la scuola popolare del Gratosoglio (dal 2011 ha un’iniziativa gemella al quartiere Barona, con 12 e 10 allievi
l’una) ha garantito quasi 130 recuperi scolastici.
 
Altissima la percentuale di successo all'esame di licenzia media: segno che gli insegnanti la-vorano con passione. Spesso i genitori iscrivono ragazzi ormai tra i 14 e i 16 anni, reduci da ripetute bocciature o da defezioni volontarie, che sarebbe problematico reinserire in aula accanto ad undicenni. La strategia di padre Brambilla e dei collaboratori (la cooperativa Farsi prossimo al Gratosoglio, l'associazione Antigua onlus alla Barona) si basa sulla sinergia tra scuola di provenienza del ragazzo (che fisicamente però studierà nelle aule di I Care), studente, famiglia e formatori (insegnanti distaccati dalla direzione scolastica regionale, due educatori per aula, un coordinatore di progetto, un pedagogista, una psicologa familiare).
 
Per 25 ore settimanali di lezione le aule del Gratosoglio e della Barona assorbono meno di 70mila euro l'anno. Ma oggi, dopo il sostegno soprattutto di privati e istituzioni, oltre ad un contributo 8xmille, la scuola premiata con l’Ambrogino d'oro 2010 (la massima onorificenza cittadina, ndr) non può contare su nuovi stanziamenti.
 
«Vorremmo continuare, ma ancora la certezza di riaprire i corsi a settembre non c’è”. Un appello troppo importante per voltare le spalle.
 
A. G.
 
CASSANO ALLO JONIO (COSENZA) “IL FUTURO E’ DI NUOVO NELLE NOSTRE MANI”
 
«Il San Domenico è stato la mia rinascita». Debora, 22 anni, è ex allieva del laboratorio orafo del Centro socio-educativo di Cassano Jonio (Cosenza), nato per rispondere alla dispersione scolastica, che nell’area tocca il 30%. «Qui ho recuperato la scuola dell’obbligo interrotta» spiega.
 
«Allora i miei genitori erano disoccupati e mio fratello in carcere. Oggi ho un attestato triennale professionale in arte orafa. Anche se per ora il mio lavoro è diverso, sono assistente in un centro anziani ». Quando la vediamo all’opera ha potenzialità fantastiche. «Sono cambiata molto» dice di sè «in  termini di sensibilità, responsabilità, costanza. Qui ho trovato amici veri. È un’occasione di crescita da non perdere».
 
Il San Domenico, inaugurato nel 2006 dall’allora vescovo Domenico Graziani, è un’opera-segno della diocesi di Cassano, sostenuta anche dall’8xmille con 200mila euro. Si ispira alla piazza dei mestieri di Torino (www.piazzadeimestieri.it). E risponde al disagio giovanile in un territorio difficile, tra disoccupazione e assenza di percorsi formativi extrascolastici.
 
«Raggiungiamo i minori tra 13 e 18 anni a rischio esclusione sociale» spiega la coordinatrice del Centro, Marilea Taurino. «Nei percorsi di inserimento occupazionale abbiamo coinvolto anche artigiani, imprese e istituzioni » aggiunge il vicedirettore della Caritas diocesana, Raffaele Vidiri. Per il direttore, Pierfrancesco Diego, «supporto scolastico, attività culturali e accompagnamento delle famiglie restituiscono fiducia ai ragazzi».
 
Il pomeriggio dal lunedì al venerdì funzionano laboratori di orafo, sartoria, multimedia, legno e cuoio, ceramica e palestra. Con 7 docenti e 20 allievi, individuati dal Consultorio familiare Asl di Cassano. Come Francesca, 14 anni, da due assidua nei corsi di sartoria e informatica. «Vorrei iscrivermi all’Istituto Alberghiero di Castrovillari, per lavorare nel turismo.
 
Ma amo la moda, e porterò a termine questo impegno, niente va lasciato a metà. Mi dà una marcia in più». In famiglia sono concordi: «Da quando frequenta il Centro, Francesca è cambiata: è puntuale, studia di più, cura i dettagli. Il corso sartoriale, il primo nella zona che valorizza le nostre tradizioni artigiane, è un’opportunità lavorativa in più. Al Centro ci confrontiamo tra genitori e con gli insegnanti. E riusciamo a capire meglio i nostri figli».
 
Il centro diocesano San Domenico di Cassano Jonio, una delle poche realtà che in Calabria contrasta la dispersione scolastica anche con corsi di formazione professionale. In Italia i Neet (Not in Education, Employment or Training) cioè giovani inattivi, che non studiano, non si formano e non lavorano, sono il 25.9%, il doppio della media europea. Uno studio Confartigianato ha parlato di giovanicidio.
 
S. L.
 
ROMA, DON GIOVANNI CARPENTIERI PROGETTI AD HOC PER OGNI GIOVANE E UN AIUTO AI FORMATORI
 
«Il mondo degli adulti non riesce più a trasmettere segnali positivi. Così gli adolescenti inseguono altri punti di riferimento. Il primo passo indietro è a scuola.  Recuperarli è difficile, smettono presto di frequentare anche le strutture parrocchiali. Per incontrarli allora servono strategie nuove.
 
Don Giovanni Carpentieri è assistente ecclesiale dell’associazione ‘FuoriDellaPorta’. Che grazie a fondi 8xmille e donazioni, con un gruppo di volontari dal 2004 dà vita ad una pastorale giovanile assolutamente innovativa. L’associazione prende spunto dalla Lettera agli Ebrei di san Paolo, in cui si dice “per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città». «Il buon samaritano non parlò di Gesù, ma mise in atto il suo insegnamento» spiega don Carpentieri.
 
Il primo passo verso i ragazzi è ‘abitare’, con una presenza costante, i loro ambienti: dalle comitive pomeridiane alle discoteche, dalle piazze ai centri commerciali, per poi aprire loro la porta di corsi gratuiti, organizzati dall’associazione: quelli di disc jockey, informatica o di make up. Quindi proporre loro alternative culturali e rimuovere o prevenire devianza, abbandono scolastico o lavoro minorile. «Ai ragazzi è più facile aprirsi perché i nostri volontari sono loro vicini per età ed esperienze».
 
I percorsi con tutor e in rete, studiati per le specifiche esigenze e che prevedono anche il supporto psicologico e scolastico, mirano a valorizzare le attitudini dei singoli.
Per chi ha bisogno di più tempo, l’associazione è in grado di offrire anche accoglienza e residenzialità in casa-famiglia. «I ragazzi si vedono affiancati da adulti disposti ad ascoltarli senza giudicarli» indica la presidente, Simona Vasallucci. Un servizio di formazione che il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini ha chiesto a don Carpentieri di mettere a disposizione di tutte le parrocchie capitoline.
 
Il progetto DuePassInsieme prenderà così il via con due corsi ad ottobre: il primo, per religiosi e sacerdoti formatori (dal 12), avrà la durata di quattro incontri e si terrà in Vicariato; l’altro (dal 13 ottobre), di cinque lezioni e rivolto ai giovani, si svolgerà nel Seminario Romano maggiore. Per entrambi, iscrizione entro l’8 ottobre. www.fuoridellaporta.it    
 
S. N.
 
I DATI ISTAT 2012
 
Banchi vuoti, mancano due studenti su dieci Scuola sempre più liquida per i minori italiani. Secondo Istat, i giovani tra i 18 ed i 24 anni che interrompono gli studi prima del diploma sono il 18,8% degli iscritti, a fronte di una media Ue del 14,1%. Record negativi in Sicilia (26%) e Sardegna (23,9%), Friuli-Venezia-Giulia il più attivo contro la dispersione (12,1%).
 
Cifre inattese nel nord industrializzato, dove talora il benessere coincide con l’irrilevanza attribuita all’istruzione. Nel 2012 la diocesi di Como ha evidenziato che nella provincia lariana mille in età scolare mancano dalle aule, circa un minore su cinque. (P.I.)