SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

“Dio fatto uomo, promessa di eternità”

Ecco il mistero dell’incarnazione nelle omelie di Natale di due nuovi santi proclamati ad ottobre scorso da Papa Francesco: Paolo VI (1897-1978) e l’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero (1917-1980). Il primo, timoniere del Concilio e autore della Humanae vitae. Il secondo martire in odio alla fede, profeta della Chiesa alla prova delle persecuzioni, come oggi in sempre più Paesi del mondo. Per entrambi il miracolo riconosciuto per la canonizzazione è legato alla nascita di un bambino. Così dunque questi grandi pastori annunciavano il Dio-con-noi.
11 Ottobre 2018

testi a cura di GILBERTO TITO
foto AGENZIA ROMANO SICILIANI/CREATIVE COMMONS

 

PAPA PAOLO VI
L'ITINERARIO MISTERIOSO DI DIO VERSO L'UMANITÀ

Immenso e ineffabile mistero di luce e di grazia, il Natale è l’incontro, storico e decisivo, di Dio con l’umanità. Chi ha fede lo sa, ed esulta. Ogni altro ascolti e rifletta. La notte santa è il punto d’arrivo di due lunghi e ben diversi itinerari, che s’incontrano; l’itinerario misterioso di Dio, che scende i gradini abissali della sua trascendenza, esce alla fine dalla nube, sempre più luminosa, delle profezie, si avvicina in modo nuovo, soprannaturale, alla nostra terra, alla nostra storia; e approda infine nell’inattesa umiltà di Betlem e nella candida purità di Maria sulla nostra sponda terrestre; si fa uomo; è Cristo. E l’altro itinerario, il nostro, tortuoso e affaticato, ma poi avviato ad una vaga e struggente speranza, la speranza d’incontrarLo, come s’incontra in un sentiero un pellegrino, un fratello, un liberatore che può tutto operare, un Salvatore.

GESÙ È IN CERCA DI NOI

Voi attendete da noi una parola, che già risuona negli animi vostri. Non è nostra, è celeste. Le nostre labbra ripetono l’annunzio: «oggi vi è nato nella città di Davide (Betlemme) un Salvatore, che è il Cristo Signore». Sembra quasi insignificante un bambino che nasce e in quali umilianti condizioni! Lo sanno i nostri ragazzi quando compongono i loro presepi, ingenui ma autentici documenti della realtà evangelica. 

Ma la realtà evangelica è trasparente d’una realtà ineffabile: quel Bambino “sarà chiamato Figlio dell’Altissimo”. Diceva san Leone Magno: “il Natale, spento il timore della morte, è promessa eternità». 

Aprendo il cielo alla visione della gloria dell’infinita trascendenza divina, e, superando in un dono d’incomparabile amore ogni distanza, la vicinanza di Cristo-Dio fatto uomo ci mostra ch’Egli è in cerca di noi. Lui eterno si è inserito nel tempo, Lui infinito si è quasi annientato, «è apparso in forma umana, obbediente fino alla morte, e alla morte di croce» (Phil. 2, 6). I nostri orecchi sono – ahimè! – abituati, i nostri cuori sordi alla chiamata. Ma ciascuno può dire con san Paolo: «Egli ha amato me, ha dato la sua vita per me»! (Gal. 2, 20)

 

“DIO INCARNATO MA NASCOSTO PERCHÉ LO CERCASSIMO, IN UMILTÀ”

Nel mistero del Natale c’è il modo scelto da Dio per rivelarsi nel suo Messia. Quasi volesse nascondersi nell’atto stesso in cui si manifestava personalmente e umanamente agli uomini, che pur lo attendevano. È un aspetto che lascia intravvedere molte altre divine intenzioni, degne d’essere esplorate e meditate. Voleva il Signore che non fossimo esonerati dal dovere di ricercarlo? Voleva che la nostra ricerca ci obbligasse a curvarci sui sentieri dell’umiltà, per correggere l’ostacolo principale che ci impedisce un autentico incontro col Cristo, l’orgoglio? Che non per interesse egoista lo cercassimo, ma per puro amore?

MONS. OSCAR ROMERO
“PIÙ NERA È LA NOTTE, PIÙ CRISTO SARÀ REDENTORE”

Il Natale è la presenza di Dio nella storia. Anche quando pensiamo che taccia, Lui è Dio, vede e salva la nostra storia! La liturgia ci annuncia l’esultanza della speranza cristiana nel profeta Isaia: “Gioite, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo”. Ma tanti mi dicono: “Com’è triste oggi il Natale”. C’è angoscia, incertezza, tanti soffrono, in tante case mancano i propri cari in Salvador. Tuttavia un cristiano sa che c’è gioia nel profondo, una gioia austera di speranza e di fede. Perché grazie a Dio non c’è solo un Natale di doni commerciali e di apparenze, che non lascia traccia. Gioia profonda per noi è meditare sempre nel nostro cuore, come Maria. Con grande speranza anche nella tristezza, nel terrore: Tu sei venuto, Signore. La nostra fede confida in Te, sappiamo che vieni a salvarci, e quanto più nera è la notte e più chiusi gli orizzonti, tanto più Tu sarai Redentore”.

“LA MIA VOCE SCOMPARIRÀ, LA PAROLA RESTA”

In Gesù, l’Emmanuele, Dio cammina con noi. Non siamo mai più soli, in nessuna infermità, in nessun calvario che, al pari di Gesù, dobbiamo sperimentare. Per noi è nato il Signore. È il redentore della mia vita, il confidente della mia angoscia. Perché la Parola resta. È questa è la grande consolazione di chi predica. La mia voce scomparirà, ma la mia Parola che è Cristo resterà nei cuori di quanti lo avranno voluto accogliere.

GESÙ È VICINO, NON C’È TEMPO DA PERDERE

Il Signore sta per nascere, è tanto vicino che non c’è tempo da perdere e dobbiamo rispondere all’unico giudice delle nostre vite, che non ci chiederà conto se non del nostro amore. Viviamo molto al di fuori di noi stessi. 

Ma nel cuore di ognuno c’è una piccola cella, intima, dove Dio scende a parlare da solo con l’uomo. Lì la persona decide il suo destino, il suo ruolo nel mondo. 

Se ciascuno in questo momento lì ascoltasse la voce del Signore che ci parla, quanto potrebbe fare per migliorare la società, la famiglia in cui vive. Fratelli, volete sapere se il vostro cristianesimo è autentico? Qui c’è la pietra di paragone. Con chi state bene? Chi sono quelli che vi criticano? Chi non vi accetta? Chi vi lusinga? Saprai allora che Cristo un giorno disse: “non sono venuto a portare la pace ma la spada”, perché alcuni vogliono vivere più comodamente, secondo i principi del mondo, del potere e del denaro e altri al contrario hanno compreso la chiamata di Cristo e devono rifiutare tutto ciò che non può essere giusto nel mondo. Ed è vero anche per la Chiesa: la persecuzione è necessaria. 

La vera Chiesa, diceva Papa Leone XIII, è ‘una, santa, cattolica, apostolica e perseguitata’. Risvegliamo il valore divino delle nostre azioni umane.