Testi di CARMINE FAGNANI – foto FRANCESCO ZIZOLA
Il progetto ‘Latte solidale’ della diocesi ha significato in Val di Fumo e Val Daone, nel parco naturale Adamello-Brenta, innovazione occupazionale. L’allevamento di asine e cavalle da latte per alimentare bambini con intolleranze alimentari, oggi dà lavoro a 15 persone provenienti da comunità terapeutiche. Con 115 mila euro di fondi 8xmille, è stato avviato non solo il reinserimento professionale, ma una rete di microimprese alimentari, strategica in tempi di grave carenza di posti di lavoro.
Non è l’unico intervento della Caritas bresciana che vedremo nella campagna Cei di quest’anno. Negli spot anche la storia di Pierangelo, cittadino senza fissa dimora, che in città dormiva nel vagoni ferroviari. Oggi è un utente-operatore volontario del Rifugio Caritas. Funziona quasi tutto l’anno e, a pieno ritmo, nei mesi dell’emergenza freddo.
Le firme significano mezzi e porte aperte per circa 40 persone come lui che trovano qui riparo ogni notte, accolti da 4 operatori e 120 volontari (60% giovani, ‘una palestra per i cercatori del cuore di Dio’ ha detto il diacono Giorgio Cotelli, direttore della Caritas diocesana). Il centro è stato realizzato nell’ex ospedale Sant’Orsola con 50 mila euro provenienti dall’8xmille. Ma ora, con l’emergenza migranti, il dormitorio è stato trasferito nell’ex seminario diocesano di via Bollani. L’8xmille ogni anno contribuisce con 26 mila euro, anche per il percorso di reinserimento sociale di ogni ospite. “Non rispondiamo solo all’emergenza freddo - aggiunge Cotelli - facciamo un tratto di strada con i nostri fratelli”. www.caritasbrescia.it
ROMA
Padre Claudio e il centro diurno, famiglia di chi non ha famiglia
Padre Claudio Santoro, vicario di San Barnaba, nel quartiere romano di Tor Pignattara è arrivato nell’84. Di fronte a lui un territorio in emergenza occupazionale, a rischio devianza per troppi giovani. Oggi annuncia il Vangelo alle famiglie raggiungendole con l’oratorio, ma anche con il centro diurno ‘Lodovico Pavoni’. Qui i bambini vengono seguiti negli studi al doposcuola parrocchiale, e gli adulti trovano distribuzione abiti, mensa, assistenza sanitaria. Alcuni dei ragazzi sbandati degli anni ’80 oggi sono volontari. E con la nuova ondata di migrazioni, nel quartiere della capitale a maggior densità di stranieri, con 27 etnie presenti, il centro è anche crocevia di integrazione, ‘la famiglia di chi non ha famiglia’. “I poveri sono la nostra ricchezza e ci spingono a vivere la vita in un modo meraviglioso - dice padre Santoro - La pastorale di strada per noi sacerdoti è una forza gioiosa. Ci fa arrivare dove nessuno arriva. E quando mi chiamano ‘padre’, questo mi mette sempre in una condizione di umiltà e di perdono, di fronte agli altri che aspettano da me qualcosa di più”.
Grazie a chi con la firma ha raggiunto, con padre Claudio, anche i 36 mila preti diocesani affidati ai fedeli per il loro sostentamento. www.casafamiglialodovicopavoni.org
L’unico luogo a Viterbo e dintorni dove chi è in difficoltà può trovare un pasto caldo è la mensa ‘Don Alceste Grandori’. Sono 80 volontari che assicurano per 365 giorni l’anno, che alle 12 sia pronto in tavola per circa 60 persone. Al loro fianco, la ‘macchina’ della Caritas diocesana che recupera eccedenze alimentari e organizza l’accesso attraverso il centro ascolto, in raccordo con la casa per l’accoglienza notturna. Più un contributo 8xmille di 150 mila euro. Ci sono padri separati e chi vive in auto, chi ha perso il lavoro e chi è migrante, sullo sfondo della crisi economica che ha colpito duramente il Viterbese. “E’ un’opera-segno diocesana al servizio dell’intera città - spiega Aldo Piermattei, responsabile della mensa - E’ nata 20 anni fa e tuttora mostra la forza del volontariato. A Capodanno l’intera comunità parrocchiale di un paese della provincia ha garantito il servizio ai tavoli per il cenone, anche con musica e giochi. Inoltre porta l’impronta di sacerdoti che hanno scritto la nostra storia recente, come don Alceste, promotore di formazione professionale e del primo oratorio aperti qui. La mensa sorge nell’ex chiesa di San Leonardo, dov’era parroco lui”. www.caritasviterbo.it
Al centro del ‘Villaggio della carità - Sorella Provvidenza’ a Perugia, oltre a centro ascolto, ai consultori medico e legale e alla casa d’accoglienza, ora c’è anche l’Emporio per la spesa gratuita. Dedicato alle famiglie in difficoltà, è uno degli oltre 20 supermercati solidali aperti dalla Caritas in Italia. L’accesso è temporaneo, su segnalazione di parrocchie e centro ascolto. “La differenza è nella dignità - spiega il responsabile Alfonso Dragone, in prima fila con 2 operatori e 60 volontari- Non più la busta con la spesa mensile come in passato. Ora chi ha bisogno può scegliere direttamente dagli scaffali, tra prodotti provenienti, fra l’altro, dalle eccedenze alimentari della Grande Distribuzione Organizzata, e da quelle causate dall’embargo russo verso l’ortofrutta italiana. Questo recupero è uno dei nostri obiettivi perché, come ha detto Papa Francesco, il cibo sprecato è cibo rubato”. L’8xmille ha contribuito all’opera che, dal via a settembre 2014, ha dato sollievo a circa 1.600 famiglie. “Il profilo tipo è un nucleo di 3-4 persone, italiano, colpito dalla perdita del posto di lavoro” spiega Daniela Monni, direttrice della Caritas diocesana. Prossimi passi: l’apertura di altri 3 empori, a fronte delle richieste in aumento. E il via ad una card scolastica (per 400 ragazzi) che allevierà le spese nell’acquisto di penne, quaderni e cancelleria. www.caritasperugia.it
“Prima accompagnavamo alla morte le persone affette da Hiv, oggi le accompagniamo nella vita”. Suor Giovanna Pantaleo sintetizza così 14 anni di attività della casa famiglia ‘Sisto Riario Sforza” di Napoli. L’intera Campania può contare solo su due residenze per persone affette da questa sindrome “che non hanno un posto dove andare”. Ben al di sotto delle richieste, dunque. Una è quella delle Figlie della carità di San Vincenzo de Paoli, sostenuta anche con fondi 8xmille per 130 mila euro. “Siamo la famiglia dei poveri fra i poveri, italiani e stranieri”. Tre consorelle, di cui una infermiera, per 10 posti letto autorizzati dalla Regione. “Obiettivo è curare e accogliere quanti con i farmaci attuali riescono a convivere per anni con la malattia, in un lavoro di sostegno umano difficilissimo, ma anche reinserirli a livello sociale e occupazionale, formando all’accoglienza verso di loro, senza paure e pregiudizi”. Per questo oggi all’alloggio è affiancato il progetto di lavoro agricolo nel Nolano, con la raccolta di prodotti biologici. www.caritas.na.it
NEI PAESI DI SVILUPPO
Ricominciano dalla formazione professionale come sarte, estetiste, parrucchiere, e da piccole rivendite alimentari - basta anche un chiosco di empanadas - le ex prostitute di Ibaguè, capoluogo del dipartimento di Tolima, in Colombia. Il progetto, che assicura reddito alle donne e ai loro figli, è nato grazie a tre suore Oblate del Ss. Redentore, anche grazie a 197 mila euro, provenienti dai fondi 8xmille per progetti di carità nei Paesi in via di sviluppo. In una realtà violenta e poverissima, finora oltre 250 donne sono state avvicinate una per una, poi con il passaparola, e avviate a corsi di alfabetizzazione e informatica. Non solo si sono lasciate alle spalle tutti i rischi di una vita di sfruttamento, in cui si vendevano per 1 o 2 dollari al giorno, ma sono avviate stabilmente all’integrazione sociale per sé e i figli.
Seicento bambini in 8 classi. Sono quanto mai affollate le aule dell’istituto ‘Alberto Cremona’ delle suore della congregazione di San Giovanni Battista, a Nosy Be, l’ ‘isola dei profumi’ a largo del Madagascar.
Perché è una delle poche scuole del Paese, dove l’analfabetismo tocca ancora il 30% della popolazione (il 50% tra le donne) e tanti minori restano ancora esclusi dall’istruzione.
Perfino quella primaria, che pure era tra gli Obiettivi di sviluppo del millennio perseguiti dall’Onu entro il 2015.
Anche grazie a 220 mila euro provenienti dalle nostre firme la responsabile, suor Claudine Rasoanjanahary e le 9 maestre possono accogliere in classe e in refettorio tanti bambini e bambine, senza discriminazioni.