SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Dalle firme cure neonatali
nel Terzo Mondo

Avere un figlio nei Paesi in via di sviluppo resta tra i più gravi rischi per la salute delle donne, così come dei piccoli: il 99% delle vittime di complicazioni del parto si registra lì, spesso per cause considerate banali nei Paesi avanzati. Ecco dove le nostre firme hanno portato assistenza e giustizia.
2 Dicembre 2015

di ELISA PONTANI foto FRANCESCO ZIZOLA

Ci sono posti dove è sempre Natale. E dove la nascita di una nuova vita - anche grazie alle firme dei fedeli italiani - non va incontro a drammi che servizi essenziali avrebbero potuto evitare. Oggi il parto nel mondo comporta ancora ogni anno 289 mila decessi di donne (800 al giorno) e oltre 3 milioni di neonati non superano il primo mese di vita, specie in Africa, secondo dati Unicef del 2014. Cifre insopportabili, che tuttavia descrivono una mortalità materna e neonatale in calo rispetto al passato. Il merito è anche di quanto tanti fratelli hanno realizzato da lontano. Formando medici, infermiere e ostetriche, rafforzando gli ospedali, provvedendo ad incubatrici e altre attrezzature sanitarie. Con questo intento, dal 1990 ad oggi, l’8xmille della Chiesa italiana ha inviato fondi in tutto il Terzo mondo, con particolare attenzione all’emergenza africana. Così il nostro sostegno ha fatto la differenza nel reparto neonatale del Lachor Hospital, in Uganda, che negli anni ha diplomato decine di medici e ostetriche rurali. E nella scuola infermiere del nosocomio di Wolisso, in Etiopia, per l’assistenza materno-infantile. La nostra firma ha ‘aperto’ il laboratorio analisi del centro neonatale della Figlie di San Camillo, in Burkina Faso. E in Burundi (con 108 mila euro) ha promosso il progetto ‘Una maternità senza rischio’ nel blocco ostetricia dell’ospedale di Butezi.

Per decine di donne e neonati ha fatto la differenza l’equipaggiamento della clinica maternità della Figlie della Carità, in Eritrea (41.300 euro), così come l’aiuto al piano di prevenzione dell’Aids neonatale, promosso in Malawi dai missionari monfortani. Gli esempi sono innumerevoli, ne citiamo soli alcuni. In America Latina, le nostre firme hanno significato risorse per l’assistenza sanitaria agli indios amazzonici Yanomani e Macuxi nella diocesi di Roraima, in Brasile, anche con la formazione di ausiliari indigeni, e ha aperto il centro maternità dell’ospedale ‘Gesù, Maria e Giuseppe’ nella diocesi di Qixada (45.800 euro).
In Asia è arrivato nelle corsie dell’ospedale ‘Maria Reyna’ delle suore di San Paolo di Chartres, nelle Filippine, con incubatrice e ventilatore pediatrico (50 mila euro) e in India nel nosocomio ‘Amala Matha’ per la cura neonatale, che serve 12 villaggi contadini con un bacino di 20 mila abitanti, nello stato di Karnataka. Un grande piano di custodia della vita, che funziona ogni giorno. E  a lungo termine prosegue con progetti per l’infanzia abbandonata o malnutrita, la formazione professionale delle ragazze-madri, fino a borse di studio per nuovi medici.