SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Custodi dei capolavori che tramandano la fede

La memoria fa rinascere i territori, anche con beni culturali che illuminano la Parola. Sostenuti dalle Offerte, sono tanti i sacerdoti in Italia dediti alla salvaguardia dell’arte sacra. Ve ne raccontiamo due
11 Ottobre 2018

Testi e foto di SABINA LEONETTI
foto di AGENZIA ROMANO SICILIANI (BERGAMO E TRICARICO) / ALESSANDRO FELTRE (BRA - CUNEO)


SPOLETO-NORCIA DOPO IL SISMA

“Infondiamo speranza con oltre 6 mila opere recuperate”


Un sacerdote schivo, un parroco amato, uno storico di straordinaria cultura, che da tre generazioni sa spiegare a tutti teologia e iconografia delle opere d’arte con parole semplici e appassionanti. Nel suo lungo servizio sacerdotale don Giampiero Ceccarelli, responsabile dell’Ufficio beni culturali della diocesi di Spoleto-Norcia e vicario per la ricostruzione post terremoto, ha formato le anime anche con la riscoperta della millenaria storia di fede di questa porzione di Italia.
Ha messo in luce testimonianze scolpite o dipinte, le ha tramandate come luoghi dell’anima, anche oltre il sisma che periodicamente devasta gli Appennini, nel 2016, come già nel 1997 e nel passato. Per restaurarle ha dato vita (con la restauratrice Emanuela d’Abbraccio, nativa di Norcia, collaboratrice anche dei Musei Vaticani) ad un laboratorio ad hoc nel museo diocesano. “L’arte è un invito alla vita e alla speranza – dice – Ci mostra che c’è un esito positivo alla lotta tra la vita e la morte. Che anche l’albero secco, come l’arbor vitae, prefigurazione del legno della Croce,  può germogliare e risorgere. La nostra fede è un inno alla vita, non dobbiamo farci sopraffare dall’angoscia: fulget Crucis misteryum. 

Attuale coordinatore della commissione beni culturali dell’intera Umbria, oltre che cancelliere, direttore della biblioteca e dell’archivio storico diocesano, negli anni ha puntato anche sui giovani, con borse di studio; sulla formazione dei sacerdoti come docente dell’Istituto teologico; del popolo di Dio come parroco, oggi ad Eggi, Bazzano e Cortaccione, con competenza e generosità pastorale. “Il restauro delle opere salvate dalle chiese terremotate della Valnerina –spiega Stefania Nardicchi, vicedirettore dell’Ufficio beni culturali locale – è lavoro congiunto dell’Arcidiocesi e della Soprintendenza dell’Umbria. Oggi le oltre 6 mila opere mobili recuperate sono nel deposito regionale Santo Chiodo a Spoleto. Per circa 50 il restauro è concluso. I sacerdoti fanno da ponte tenendo aggiornati i cittadini dei comuni terremotati e dell’intera diocesi sullo stato dei lavori, per restituirle ai luoghi di provenienza e al culto nel minor tempo possibile. Nel frattempo le mettiamo in sicurezza o le restituiamo temporaneamente per processioni e funzioni”. 

Nel laboratorio di restauro anche Emanuela D’Abbraccio: “Ho accettato con entusiasmo quando l’arcivescovo Renato Boccardo mi ha proposto di lavorare con don Ceccarelli nel Museo diocesano di Spoleto – ricorda – riportando così al loro antico splendore opere d’arte lesionate e permettendo ai tanti visitatori di seguire in diretta il restauro. 

È uno dei tanti segni di prossimità che la Chiesa di Spoleto-Norcia ha voluto per chi è stato colpito dal sisma”.

 


DON GIUSEPPE STRAFACE ROSSANO CALABRO

“Il Vangelo risplende nel Codice Purpureo”

Eccolo uno dei sette evangeliari più antichi esistenti al mondo (4 in greco, gli altri 3 in cirillico), reso unico dalle sue 14 miniature su fondo porpora, 12 delle quali su episodi della vita di Cristo. In 188 fogli e 376 pagine in greco manoscritto, l’intero Vangelo di Matteo, quasi tutto quello di Marco. Il Codice Purpureo di Rossano Calabro, datato tra il IV e il VI secolo, incluso tre anni fa nel Patrimonio mondiale dell’Unesco, è tornato al Museo diocesano della cittadina calabrese dopo un restauro a Roma. “La Chiesa locale – precisa don Giuseppe Straface, direttore del Museo – è custode fedele del Codice da quando, in modo misterioso, approdò a Rossano, forse da Antiochia sull’Oronte in Siria o da Cesarea in Palestina. Primo compito dei sacerdoti è ribadire la centralità della Parola di Dio nelle nostre comunità, anche favorendo la conoscenza diretta del Codice. Un tesoro di arte, storia e teologia, che ci immerge nel Cristianesimo delle origini. 

Ai parroci, ad esempio, abbiamo proposto catechesi nel Museo con i ragazzi che si preparano alla Prima Comunione e alla Cresima. E siamo instancabili nel ricordare che solo grazie a chi firma il nostro museo, come tutti i  capolavori d’arte che in Italia tramandano la fede, possono essere tutelati e valorizzati”. “Il riallestimento, la nuova teca, i sistemi di sicurezza, il percorso multimediale, la conservazione rigidamente climatizzata – spiega la vicedirettrice del Museo Cecilia Perri – anche grazie ai fondi 8xmille, hanno ridato luce all’esposizione del Codex rossanensis”. Oggi nel Museo diocesano l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Giuseppe Satriano ha voluto un’associazione giovanile, “Insieme per camminare”: sono in 7 tra guide turistiche, interpreti, traduttori, storici dell’arte. Promuovono anche eventi con il Comune unico di Rossano e Corigliano Calabro. Finora si contano 16 mila visitatori l’anno. “Abbiamo anche coinvolto i migranti nella Giornata Mondiale del Rifugiato e raccontato per la prima volta il Codice Purpureo nella lingua dei segni per i non udenti – aggiunge Perri – Nel 2017 è arrivata la menzione speciale Premio Icom Italia tra i 10 Musei dell’anno. Oltre a fare rete con gli altri musei del territorio, offriamo alternanza scuola-lavoro, aperta anche ai tirocinanti Erasmus, perché il Codex venga sempre più studiato e amato in tutta l’Unione europea”. l