SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

“Credo la vita eterna”, la Resurrezione ci interroga

Oggi si parla poco della morte e del Paradiso, ma è importante dare spazio alle realtà ultime per capire il senso dell’esistenza terrena e del disegno di Dio nella storia. Gesù morto e risorto viene in soccorso, e la forza della sua consolazione è tale che fede e speranza rinascono con Lui, insegnandoci a vedere nella morte fisica il passaggio alla piena comunione della vita. La speranza della Resurrezione è la resurrezione delle speranze umane. Il Dio dell’esodo, della croce, dell’Eucaristia, cammina con noi. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”: la domanda dell’Angelo ci aiuta ad uscire da tristezza e turbamento, e ad aprici alla promessa. L’Essere di Dio è Amore, e il tempo è il luogo nel quale il Padre “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”(Gv 3,16).
19 Febbraio 2019

di MONS. ROBERTO PECCETTI foto CREATIVE COMMONS

Con lo sguardo oltre l’orizzonte breve del nostro tempo

Oggi la nostra vita è monitorata e orientata, nelle sue scelte quotidiane, da ricerche di mercato o sondaggi d’opinione. È un settore della comunicazione sociale che troppo spesso, più che al benessere delle creature, mira a valutare il tornaconto di pochi, secondo piccole categorie umane, mosse da interessi immediati. L’immanente e il tempo storico, dati importanti nella vita di ogni uomo, rischiano di diventare il solo parametro dell’esistere. “L’oltre” che per noi cristiani significa “credere nella vita eterna”, al pari di un’altra parola, ‘santità’, sembrano suscitare fastidio e rischiano di essere rimosse dalle nostre prospettive esistenziali. 

Dagli apostoli a noi,
testimoni di un’esperienza inaudita

Credere nella vita eterna significa innanzitutto accogliere la testimonianza della Resurrezione di Gesù. Ed è un racconto che nasce da un’esperienza, indica Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (15): “prima di tutto vi ho trasmesso l’insegnamento che anch’io ho ricevuto; Cristo è morto per i nostri peccati,  è stato sepolto, è resuscitato il terzo giorno come è scritto nella Bibbia ed è apparso a Pietro e quindi ai dodici. Alla fine è apparso anche a me, benché io tra gli apostoli sia come un aborto, io che ho perseguitato la Chiesa di Cristo”. La fede nella vita eterna presuppone allora il coraggio di dire: Cristo è risorto.“Questo Gesù Dio lo ha fatto risorgere e noi tutti ne siamo testimoni. Egli è stato innalzato accanto a Dio ed ha ricevuto lo Spirito Santo che era stato promesso. Ora Egli ci dona quello stesso Spirito come anche voi potete vedere e udire” (Atti 2, 32-33). La Resurrezione introduce ad una festa senza fine. 

 

 

“Rinnovatevi, lo Spirito è in voi come un sigillo”

Nella Lettera agli Efesini (4, 23-ss), Paolo così si esprime: “dovete lasciarvi rinnovare nel cuore e nello spirito, diventare uomini nuovi, creati simili a Dio per vivere nella giustizia e nella santità della vita.

Non rendete triste lo Spirito Santo che Dio ha messo in voi come un sigillo, come garanzia per il giorno della completa liberazione”. Si può dire che con la Pasqua, pienezza della vita eterna, comincia a rifiorire il sorriso nei credenti aprendo il loro orizzonte a nuove possibilità: la festa della vita eterna non è un’euforia passeggera; è animata dal Cristo che ci fa leggere in piena lucidità il tempo, tra dolore e speranza, ma senza pessimismo. Orientati da Lui e sostenuti dalla Sua presenza, si può vincere il male. La morte è distrutta: “O morte dov’è la tua vittoria? Dov’è la tua forza che uccide? Rendiamo grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore” (1 Cor, 15). E noi, crediamo davvero nella promessa di un nuovo cielo e di una nuova terra, dove Dio asciugherà ogni lacrima dal volto dell’uomo? Che cosa è per te il Paradiso? Ci sono per te, anche nel vivere di ogni giorno, segni di Paradiso? In un’epoca di pessimismo come la nostra, che cosa vuol dire che la storia avrà un buon fine per dono di Dio e per la collaborazione umana? Crediamo davvero nella definitiva vittoria delle forze della vita contro le forze della morte? Quali sono i momenti della nostra vita in cui sentiamo più forte il desiderio di un mondo nuovo? Buona Pasqua.

DI FRONTE AL RISORTO

Vivere è imparare ad aprirsi al mistero di Dio

Non si può combattere la paura della morte con il ragionamento, con i nostri sforzi umani, ma stando con Gesù e Maria che hanno già vinto ogni timore. “La morte è il simbolo di ogni altra paura, ultimo atto di ciò che non vorremmo: malattia, vecchiaia, solitudine, perdita del ruolo che ci eravamo acquistati. È la roccia dura che ci impedisce di affondare nella superficialità cercando una meta per cui valga la pena vivere. Ma senza superare questo timore non siamo davvero con Gesù” scriveva il cardinale Carlo Maria Martini (Credo la vita eterna ed.San Paolo, 2012). Il Figlio di Dio, partecipe della nostra condizione umana, nel Getsemani è turbato prima di entrare in questo mistero. Lo consolano la preghiera e l’abbandono al Padre. Ma serve un ‘cuore nuovo’ per riconoscere il Suo volto amorevole: “l’uomo fa fatica ad accettare che Dio si occupi veramente di lui, gli sia vicino, gli vada incontro. Ma è realtà cui possiamo appoggiarci come a braccia che tengono stretti, come a cuore che palpita per noi”. San Francesco d’Assisi nel Cantico delle creature celebra la vittoria sulla paura della morte. L’eternità è già qui per chi ogni giorno crede e spera, soffre e ama con Gesù. E’ anticipo di resurrezione, illuminazione progressiva data a chi ascolta la Parola di Dio e la vive. L’oggi è un tempo di grazia che noi, abitatori del tempo, viviamo nell’attesa di essere chiamati a diventare abitatori dell’eternità. “La Chiesa infatti è già in cielo, nel suo Capo, in Maria, nei santi, nell’umanità redenta – spiegava l’esegeta Heirich Schlier – Non dobbiamo spaventarci del male, perché Cristo lo ha già vinto: sulla Terra la Chiesa combatte contro ciò che schiavizza l’uomo, avendolo già vinto però in Cristo”. Ha detto Papa Francesco: “Quest’attesa del ritorno del Signore non è fuga dalla storia, ma vita piena, alla presenza di Lui, pensando che il tempo non è mio, smettendo di dire ‘non ho tempo per Dio’, per pregarlo e seguirlo”. Il suo amore ci fa spezzare il nostro vaso di alabastro per confessare che Cristo è il tutto il nostro tesoro, è il centro della vita dell’uomo. Notava il cardinale Martini che Gesù Risorto consola teneramente i suoi, da Maria di Magdala (‘Perché piangi?’) ai discepoli di Emmaus: “le uniche parole di rimprovero sia a loro (Lc 24,25) sia agli apostoli (Mc 16,14) non si riferiscono al fatto che lo hanno abbandonato, che dopo tante promesse altisonanti (moriremo con te) si sono dimostrati inaffidabili, ma alla loro poca fede. Avrebbero dovuto credere alle Scritture, alle sue parole e alle testimonianze di chi lo aveva visto risorto. Gesù, che vuole il bene di questi poveri apostoli tramortiti, smarriti, interiormente sconvolti dalla certezza di essere così deboli, li consola e li rilancia. È la sua lectio divina, che apre gli occhi: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto….”. E quando appare ai discepoli chiusi nel cenacolo è il passaggio dalla paura alla gioia”.  M.R.

Laura Novelli