SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

«Ci accompagnano sempre le parole dei sacerdoti»

di VINCENZO MOLLICA giornalista testi a cura di MARTINA LUISE foto (AGF) Ho amato fin da bambino cinema, fumetto, musica, e mi sento fortunato ad averne fatto il mio lavoro di cronista. Però già allora – se ne accorse mia madre – dall’occhio sinistro non vedevo. Fino a 62 anni il destro ha compensato, ma ora anche lui mi […]
7 Marzo 2020

di VINCENZO MOLLICA giornalista
testi a cura di MARTINA LUISE foto (AGF)

Ho amato fin da bambino cinema, fumetto, musica, e mi sento fortunato ad averne fatto il mio lavoro di cronista. Però già allora – se ne accorse mia madre – dall’occhio sinistro non vedevo. Fino a 62 anni il destro ha compensato, ma ora anche lui mi ha lasciato un rigagnolo di vista. Avevo 7 anni quando dietro la porta dell’oculista gli sentii dire che sarei diventato cieco. Non sapevo che significava. Poi un altro medico, il dottor Scullica, mi insegnò qualche tecnica per affrontare la quotidianità. E’stata la mia prima, involontaria, lezione di giornalismo: memorizzavo il più possibile, le strade, la mia stanza, i volti. Tutto poteva servirmi per quando non avessi più visto. Restare autonomo era il mio chiodo fisso. Scoprii presto la concretezza di certi modi di dire: “l’amore è cieco” o “mi fido di te ciecamente”. Certo da bambino l’incoscienza meravigliosa e la dinamica giocosa prevalgono: non ero spaventato dalla faccenda, semmai incuriosito. E siccome invecchiando si diventa bambini, torno ad avere quella fiduciosa incoscienza dei miei primi anni. Oggi è un patrimonio, un regalo.  Mia moglie Rosa Maria e mia figlia Caterina mi accompagnano in questo viaggio. Perché lo è. Un viaggio difficile, ma non impossibile. Non c’è niente di perfetto nella mia vita. Ad un certo punto ho vinto un ‘terno secco’ straordinario: diabete, Parkinson e glaucoma. Ma nella vita non devi respingere quel che ti arriva, lo devi accogliere facendoti forza con il sorriso. Fa paura quando la vista se ne va o ti trovi alle prese con un ‘tremore rock’, ma resto curioso di svegliarmi ogni mattina, come diceva Federico Fellini, per vedere che cosa mi regala la vita. E‘ il dono più grande: non va maltrattato ma fatto fiorire, come un talento. Fellini è stato la mia università, mi ha insegnato “l’arte di vedere”. E 5 anni fa ho condiviso “l’arte del non vedere” con Andrea Camilleri. Mi ha dato una grande lezione di coraggio. Davvero ogni mattina porta con sé una speranza e bisogna saperla accarezzare. Ma soprattutto dialogo con il “Capoccia”, come diceva Vittorio Gassman, e sapere che il Signore c’è mi dà grande conforto. Hanno nutrito la mia fede sacerdoti come don Milani (omonimo del priore di Barbiana), dai tempi dell’università Cattolica agli anni di matrimonio. Con Rosa Maria ci siamo sposati in chiesa oltre 40 anni fa e al 40° abbiamo rinnovato i voti davanti all’altare. Se i sacerdoti sapessero che le loro parole ci accompagnano tutta la vita! Oggi amo ascoltare Papa Francesco, così come amavo Giovanni Paolo II e Papa Giovanni. Oltre il titolo “Sua Santità”, vedevo in loro missionari sul campo. Mi sono sempre piaciuti i preti dalla parte degli ultimi, che anche nella voce trasmettono compassione, il ‘soffrire con’, che parlano dopo averti ascoltato e capito, non prima. Alle mie parole preferite, ‘amore’, ‘famiglia’ e ‘solidarietà’, aggiungo una quarta che annulla tutte le altre: ‘pace’. Se la cerchiamo, quella bellezza che secondo Dostoievskij salverà il mondo, la sentiremo più vicina.

 

UNA CARRIERA QUARANTENNALE

Amico degli artisti e degli aforismi

Voce e volto inconfondibili della radio e del piccolo schermo, paladino di un giornalismo elegante e gentile, amico di tanti artisti e beniamino del pubblico, Vincenzo Mollica (nato nel ‘53 nel Modenese, cresciuto in Calabria, dopo una parentesi in Canada) ha saputo raccontare le trasformazioni del costume italiano con caloroso entusiasmo. Al TG1 dal 1980, è stato inviato speciale a  Sanremo, ai Festival di Cannes e Venezia, agli Oscar. In 40 anni di carriera ha pubblicato oltre 60 monografie (da Corto Maltese a De Gregori), esposto i suoi lavori (è pregevole disegnatore come il padre), firmato fulminanti aforismi, curato trasmissioni di cultura e spettacolo, tra cui DoReCiakGulp, Taratatà, Prisma, Parole parole. Da poco in pensione per motivi di salute, è stato tra i protagonisti più applauditi al Festival di Sanremo 2020. Ancora una volta, il Mollica amabile e sorridente di sempre. Dentro, un combattente.
LAURA NOVELLI