SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Cercando la svolta
nella terra del primo Natale

La mediazione internazionale sulle armi chimiche non ferma le stragi con armi convenzionali, né l’ondata dei siriani in fuga. Anche la minoranza cristiana rivive l’‘effetto Iraq’, dove la diaspora ha già ridotto di 2/3 i fedeli caldei. La Chiesa italiana raggiunge i rifugiati, anche con l’aiuto di chi firma. È l’ora della militarizzazione per le […]
2 Agosto 2017

La mediazione internazionale sulle armi chimiche non ferma le stragi con armi convenzionali, né l’ondata dei siriani in fuga. Anche la minoranza cristiana rivive l’‘effetto Iraq’, dove la diaspora ha già ridotto di 2/3 i fedeli caldei. La Chiesa italiana raggiunge i rifugiati, anche con l’aiuto di chi firma.

È l’ora della militarizzazione per le primavere arabe, mentre il conflitto in Siria moltiplica vittime e rifugiati in cerca di un po’ di pace. Questo Natale in Medio Oriente, nella tormentata culla del Cristianesimo, «la situazione è politicamente esplosiva: un mare di persone in fuga, in una regione dove sono concentrate il 45% delle riserve mondiali di petrolio» spiega monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, di ritorno da un viaggio nell’area in cui ha visitato le comunità che accolgono i rifugiati in Giordania. «Ho toccato con mano la loro sofferenza» riferisce «la povertà, l’assistenza sanitaria insufficiente, l’impossibilità di andare a scuola per centinaia di migliaia di bambini e giovani, i traumi per le violenze viste e subite».

Caritas italiana, anche con l’8xmille, ha sostenuto dalle prime fasi della crisi le Caritas di Siria, Giordania, Libano e Turchia donando loro 550mila euro per viveri, vestiario, medicine. I rifugiati siriani in Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Egitto sono stimati tra i 2 e 3 milioni. Uno scenario che rischia di assomigliare a quello vissuto dagli iracheni. E che sui Paesi vicini pesa sotto il profilo della sicurezza. Tra le situazioni più delicate quella del Libano, 4 milioni di abitanti e approdo per 1,5 milioni di siriani. «È come se improvvisamente arrivassero in Italia circa 18 milioni di persone» spiega il nunzio apostolico in Libano, monsignor Gabriele Giordano Caccia. Ai profughi, si sommano i quasi 8 milioni di sfollati interni in Siria, comprendenti anche la minoranza cristiana (10% dei cittadini).

«La solidarietà della Chiesa universale dona ai cristiani il coraggio di rimanere in questi luoghi, continuando a vivere il Vangelo qui dove è nato» aggiunge monsignor Caccia. Tuttavia non sono solo i cristiani ad apprezzare l’operato della Chiesa. «I libanesi di ogni credo hanno un’altissima considerazione della Santa Sede e del Pontefice, sin dal viaggio apostolico di Paolo VI nel 1964». Allora a Gerusalemme Papa Montini abbracciò il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Atenagora. Un passo storico tra i successori di Pietro e Andrea, il cui 50° anniversario, a primavera 2014, potrebbe essere celebrato con l’arrivo in Terra Santa e Giordania di Papa Francesco. Visita che aprirebbe nuove speranze.