La rivoluzione di gennaio 2011 manterrà le promesse sul fronte della convivenza religiosa? Intervista allarcivescovo di Tunisi, Maroun Lahham, guida di una delle comunità cristiane più antiche del Mediterraneo
Larcivescovo di Tunisi mons. Maroun Lahham ricorda «con grande gioia» i giorni della fine del regime di Ben Alì, che hanno visto la Chiesa a fianco della società civile nel cammino verso la democrazia. Palestinese, 63 anni, da 6 anni a capo dellunica diocesi del Paese con 21mila fedeli, il presule spiega come l8xmille possa dare aiuto «a tutto il popolo tunisino».
Eccellenza, può darci alcuni dati sulla vita della Chiesa cattolica in Tunisia?
Abbiamo una sola arcidiocesi, con 11 parrocchie di cui 4 nella capitale, per un piccolo gregge che va dai 20 ai 22mila fedeli. I sacerdoti sono 40 e 120 le suore. Ci sono 11 scuole cattoliche elementari e un liceo, con 6mila allievi tutti musulmani. Gestiamo alcune biblioteche e 3 centri studi.
Chi sono i cattolici tunisini?
Sono quasi tutti stranieri, sono pochissimi i tunisini che dallislam si convertono al cristianesimo. Dunque impiegati di multinazionali, studenti africani ed europei, e poi cè una realtà piuttosto rilevante in Tunisia di migliaia di donne in gran parte francesi,maltesi, italiane sposate a tunisini.
Quali sono i punti di forza della vostra presenza?
Oltre al lavoro tradizionale delle parrocchie, cè un vasto impegno sociale ed educativo nei centri per disabili, per bambini orfani e per ragazze madri. Molte le suore in prima linea nellopera di promozione umana, particolarmente apprezzata in Tunisia.
Quali sono gli ostacoli?
Sono un vescovo felice, perché difficoltà con la D maiuscola non ne abbiamo. Ma i miei sacerdoti invecchiano e, senza cattolici tunisini o vocazioni locali, viviamo della carità delle Chiese sorelle. Il mio pensiero costante è trovare volontari che possano venirci ad aiutare.
La Tunisia ha sorpreso il mondo. Si aspettava un cambiamento così repentino?
È stato del tutto imprevisto, e ha impresso ottimismo e forza. La Chiesa non è stata toccata dalle proteste: ma la comunità cristiana lha vissuto con grande speranza, e ora contiamo che il Paese possa proseguire sulla strada intrapresa di libertà e di giustizia sociale.
Come legge londa di protesta che dalla Tunisia ha travolto Maghreb e Medio Oriente?
Ogni Paese ha la sua specificità e troverà il suo cammino. Ma il tratto comune è il ruolo dei giovani: non accettano più di essere sottomessi a regimi dittatoriali.
Teme ora che i movimenti integralisti possano dirottare il processo in atto con le elezioni del 23 ottobre?
Mi sembra un falso timore, perché la rivolta non è partita dai partiti politici e religiosi, che piuttosto sono saliti sul treno in corsa. E non credo che possano dirottare il processo di democratizzazione, perché sanno che ora i giovani grazie alle nuove tecnologie possono scendere in piazza nel giro di poche ore. Nulla sarà mai più come prima.
A cosa servono i fondi 8xmille della Cei?
Oltre al lavoro ordinario nelle parrocchie, danno un aiuto formidabile allaggiornamento professionale per i maestri, per il restauro di chiese e canoniche antichissime, per lapertura di nuove sale parrocchiali e lampliamento di un monastero per esercizi spirituali. Progetti per tutti i tunisini, non solo per i cattolici.
Dallinizio delle proteste sono sbarcati sulle coste italiane oltre 22mila tunisini. Che cosa vorrebbe dire allopinione pubblica italiana?
È un movimento straordinario di persone, mosso da circostanze straordinarie. So bene che ci sono pregiudizi in Italia contro questi richiedenti asilo, ma invito tutti a considerare che stiamo attraversando una grande crisi umanitaria ed economica, ci vorrà del tempo prima che le cose si sistemino. Sono figli di Dio, vanno accolti e aiutati. I giovani che bussano alle vostre porte sono i primi a sapere che si tratta di una soluzione temporanea, che il futuro sarà nelle loro mani nel loro Paese e non in Italia.
CON LE NOSTRE FIRME
Priorità a cure mediche e scuole
E stata terra di grandi personalità cristiane la Tunisia. Dalle martiri Perpetua e Felicita a santAgostino, dal berbero Tertulliano a san Vincenzo de Paoli. Durante gli anni di Ben Alì le condizioni dei cattolici non sono state facili. Nel 1996 li visitò Giovanni Paolo II.
Dal 1991 ad oggi i fondi 8xmille per i Paesi in via di sviluppo hanno sostenuto in Tunisia progetti medici e scolastici: dal piano di alfabetizzazione dellarcidiocesi di Tunisi, alla scuola materna delle Suore francescane, da corsi di formazione professionale al programma di inserimento occupazionale per giovani e adulti, fino a contributi per la clinica SantAgostino. Un impegno complessivo per oltre 3 milioni di euro.