II. INDIRIZZI CANONICI E DISPOSIZIONI CONCORDATARIE PER SOVVENIRE ALLE ATTUALI NECESSITÀ DELLA CHIESA
La disciplina attuale della Chiesa
Gli sviluppi conseguenti alla revisione del Concordato
Che cosa sta avvenendo?
Fino al 1984, l’ordinamento degli enti e dei beni della Chiesa in Italia era per larga parte caratterizzato dal cosiddetto sistema beneficiale. Al sostentamento della maggior parte dei sacri ministri (vescovi, parroci, canonici) si provvedeva attraverso un complesso meccanismo: era stato costituito e «personificato» un complesso di beni, giuridicamente unito all’ufficio pastorale di questi ministri, i cui redditi erano destinati al loro congruo sostentamento. I diversi «benefici» erano stati riconosciuti anche dallo stato, il quale, a seguito delle travagliate vicende risorgimentali, si era anche impegnato a supplire le eventuali insufficienze dei loro redditi mediante un assegno integrativo, chiamato «congrua». La figura del beneficio era diventata dominante, anche perché non dappertutto esisteva l’ente «Chiesa parrocchiale» o l’ente «Chiesa cattedrale»; e sui benefici si erano andati di fatto caricando anche taluni beni che la generosità dei fedeli aveva intenzionalmente destinato a finalità di culto, ad attività pastorali o alla carità.
Questi i suoi tratti fondamentali:
- i beni dei benefici soppressi vengono conferiti a un Istituto diocesano per il sostentamento del clero, che provvede ad amministrarli senza vincoli di tutela da parte dello stato e in forma unitaria e razionale, destinandone i redditi al sostentamento del clero;
- i beni dell’ente Chiesa parrocchiale sono trasferiti all’ente parrocchia, riconosciuto anche civilmente, perché ne usi per le finalità pastorali;
- alle parrocchie e alle diocesi vengono ritrasferiti dall’Istituto diocesano quei beni (chiese, episcopi, case canoniche, immobili adibiti ad attività pastorali o caritative, cespiti totalmente gravati da oneri di culto) che impropriamente erano intestati ai benefici;
- viene favorita la razionalizzazione delle circoscrizioni territoriali (diocesi e parrocchie), che non è priva di riflessi anche economici;
- la remunerazione di tutti i sacerdoti che svolgono servizio in favore delle diocesi è assicurata dal concorso diretto delle comunità presso le quali esercitano il proprio ministero, eventualmente integrata con i redditi dei beni ex-beneficiali dall’Istituto diocesano, il quale, in caso di necessità, può ricorrere a ulteriori integrazioni da parte dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero;
- lo Stato continua a intervenire in favore della Chiesa cattolica in Italia, rinnovando profondamente le motivazioni di questo impegno. Superate le forme antiche di finanziamento diretto, apre due nuove possibilità di sostegno alla Chiesa, che agevolano la libera iniziativa dei cittadini, credenti o non credenti, nell’assegnare risorse alla Chiesa stessa per le esigenze di culto della popolazione, per attività caritative in Italia o nel terzo mondo, per il sostentamento del clero ove non si sia completamente provveduto per le altre vie.
Su alcuni aspetti ritorneremo nel corso di questo documento e in appendice. Qui ci limitiamo a ricordare che le innovazioni concordatarie non hanno investito tutta la complessa realtà dei beni e delle risorse nella Chiesa (si pensi alle realtà peculiari e ai flussi di risorse degli istituti religiosi, delle confraternite, delle pie fondazioni, delle diverse opere ecclesiastiche soprattutto di tipo formativo e assistenziale, delle associazioni di apostolato, dei gruppi e dei movimenti ecclesiali, ecc.). Ma nello stesso tempo vogliamo sottolineare la reale importanza delle riforme intraprese, che toccano il tessuto ordinario della vita ecclesiale (parrocchie e diocesi) e domandano di essere conosciute nelle loro linee e soprattutto nel loro spirito, per essere accompagnate a positivo compimento con il concorso responsabile di tutti.
Le esigenze attuali
Anzi, le necessità della Chiesa in Italia sono notevolmente aumentate proprio in questi ultimi anni:
- le attività pastorali si fanno più articolate e si proiettano sempre più in prospettiva evangelizzatrice e missionaria, utilizzando anche strumenti economicamente impegnativi (mezzi della comunicazione sociale, scuole, corsi e convegni, proposte culturali, ecc.);
- le urgenze della carità si moltiplicano, aprendo nuovi fronti soprattutto nella linea di un efficace intervento per la lotta contro le «nuove povertà» (tossicodipendenti, emarginati sociali, anziani abbandonati, immigrati dal terzo mondo, ecc.);
- in non poche diocesi è ancora viva l’esigenza della costruzione di nuove chiese e centri parrocchiali, mentre in tutte si fa di anno in anno più drammatico il problema della conservazione e del restauro delle chiese antiche e in genere dei beni culturali ecclesiastici;
- gli oneri per il sostentamento del clero e per la preparazione dei futuri sacerdoti restano pesanti, anzi, come nel caso dei seminari, sono spesso aggravati proprio dalla dolorosa diminuzione del numero complessivo dei soggetti, a fronte della quale alcuni costi fissi permangono inalterati;
- vi sono opere e iniziative di lunga tradizione e di varia configurazione giuridica, sorte comunque dall’impulso della carità cristiana e animate dal clero secolare, dalle famiglie religiose o da un prezioso volontariato laicale, che non possono essere dimenticate o messe a rischio, ma piuttosto domandano interventi creativi e generosi per favorirne il costante aggiornamento e renderne il servizio più concreto e qualificato;
- crescono infine i doveri di partecipazione allo sforzo generoso che la Chiesa esprime nell’esercizio delle sue responsabilità universali: si pensi all’urgenza di un più organico sforzo missionario in tutti i continenti e al necessario sostegno da parte di tutti i cattolici all’opera instancabile della Santa Sede per la promozione della comunione fra tutte le chiese e per la diffusione dei princìpi cristiani nelle relazioni con le autorità civili e nelle grandi istanze internazionali.
Se si considera, poi, che è diminuito il numero dei fedeli praticanti, mentre le opere della Chiesa per lo più restano con tutto il loro carico economico, e che a partire dall’anno 1990 non vi saranno più garanzie automaticamente assicurate nei settori impegnativi del sostentamento del clero e, almeno in parte, dell’edilizia di culto, i motivi di giusta preoccupazione sembrano aumentare.
È corretto peraltro osservare che non mancano indicazioni di segno diverso: il livello di vita del nostro Paese va crescendo e quindi aumentano le disponibilità anche dei fedeli; e se, attraverso la revisione del Concordato, sono cadute alcune garanzie automatiche si sono però introdotte nuove possibilità di concorso agevolato alle necessità della Chiesa da parte di tutti i cittadini.
Alla Chiesa in Italia si aprono dunque nuove opportunità anche in questo campo: si tratta di coglierle attraverso una grande opera di educazione dei fedeli e una testimonianza sempre più trasparente e credibile dell’azione della Chiesa nella nostra società, che susciti crescente attenzione e partecipazione anche da parte di cittadini non praticanti sensibili alla solidarietà cristiana.
Del resto la secolare vicenda della Chiesa nel nostro Paese conosce una storia di generosa partecipazione popolare alle sue necessità e alle opere di bene da essa animate, le cui dimensioni sono difficilmente misurabili, tanto ne sono largamente diffusi i segni e la memoria. Non si tratta quindi di cominciare da zero; bisogna piuttosto aiutare a conoscere e a comprendere le crescenti necessità e a rinnovare con più viva coscienza ecclesiale quella partecipazione che, in Italia, ha fatto della Chiesa la Chiesa della nostra gente.