Anche l'evento di una festa parrocchiale è occasione opportuna e propizia per rilanciare il messaggio di firmare per l'8xmille in favore della Chiesa cattolica e di proporre quel semplice ma importantissimo gesto del donare un'Offerta in favore dei sacerdoti. A scriverci una breve relazione sullavvenimento è Domenico Forese, membro del gruppo di lavoro diocesano del sovvenire. Molto bella la testimonianza che rende, anche perché la lega fortemente al Convengo nazionale di Assisi.
Dal 4 al 6 settembre presso la Parrocchia dei Ss. Angeli Custodi in Pescara si sono svolti i festeggiamenti in onore dei preziosi protettori che Dio ha messo a fianco di ognuno di noi. Oltre al programma religioso il comitato per la festa, presieduto dal parroco don Giuseppe Scarpone, peraltro anche incaricato diocesano del "sovvenire", ha inteso offrire, alla popolazione di un quartiere con qualche livello di criticità, anche un allietante programma civile. In questo ambito l'incaricato diocesano ha voluto la presenza dello stand del "sovvenire", coadiuvato dai suoi collaboratori. Ad una numerosa quantità di fedeli si è offerta, oltre alla possibilità di gustare i famosi arrosticini abruzzesi ed altre specialità, balli, commedie e lotteria, anche qualche spunto di riflessione sulla logica del dono, tratto dalla relazione del prof. Roberto Mancini al Convegno di Assisi del "sovvenire" dello scorso mese di aprile 2015, dal titolo "Dall'estraneità alla fraternità scegliere la condivisione". C'è un fondamento del vivere in comune che non è il potere, non è il denaro, non è la violenza, ma la capacità di stabilire relazioni di condivisione e di dono. Diversamente dalla mentalità comune, il dono non è il regalo né l'atto del donare.
Il dono è una forma libera di relazione in cui ci si riconosce come persone che riescono a tessere insieme la socialità umana. Confutando l'egemone mentalità odierna della "società di mercato", in cui tutto è sottomesso, anche l'essere umano, alle legge della domanda e dell'offerta, si sente l'esigenza di rigenerare la cultura della condivisione. Cosa farsene di un sistema economico che produce disoccupazione, chiude il futuro ai giovani, rovina la natura, precarizza l'esistenza di quasi tutti. La logica del dono è logica della vita, e si aderisce a tale logica imparando a ricevere, fin dalla nascita ed anche prima quando, per essere concepiti, siamo sognati, desiderati, amati. Dipendenti da tale amore maturiamo il sentimento della gratitudine, luce della coscienza. Ricevere, però, non vuol dire trattenere, altrimenti il dono va sprecato, rovinato, e marcisce. Ricevere vuol dire ricomunicare, condividendo liberamente. Donando accoglienza, pazienza, perdono, fiducia, solidarietà ed anche i beni materiali, non si perde più nulla, costituendo la consistenza del proprio essere.
Ne consegue una buona reciprocità, che non significa scambio, ma condivisione di quello che si è, esempio il genitore ed il figlio, l'insegnante e l'allievo, nell'asimmetria dei ruoli per tessere quella relazione. Questa logica del dono è stata oscurata perché la Parola del Vangelo è stata anestetizzata. Nel Vangelo non c'è l'aiuto ai poveri, c'è la condivisione, che vuol dire ospitalità reciproca, giustizia, riconoscimento che l'altro è fratello. Nella cultura europea il fratello diventa un altro, posso fargli quello che voglio, è l'etica di Caino, in cui si è stabilita un'estraneità universale ed ognuno pensa a se stesso. Ai cristiani, a cui compete la responsabilità di testimoniare al mondo la logica del dono, il prof. Mancini dà dei suggerimenti:
1) esporsi alla Parola di Dio, senza tante barriere difensive, vivendola
2) affrontare la paura, sapendo di incontrare la croce, fidandosi di Dio
3) trovare modalità quotidiane diverse dalla paura, nuovi stili di vita, che danno sicurezza, sapendo che Dio non abbandona nessuno
4) evitare l'esercizio delle delega, emulando l'attività ed il potenziale culturale di enti come la Caritas, i cui operatori davvero sanno cos'è la relazione di fraternità, di dono, l'ospitalità e l'accoglienza come pratica di giustizia
5) evitare il moralismo, sperimentando che la via della condivisione è una via di felicità, non di sofferenza e sacrifici, è vita buona condivisa, sapientemente organizzata.
Per concretizzare tutto ciò occorre attingere energia e coraggio alla virtù estrema della "misericordia", che è l'Amore di Dio provato su se stessi, è l'energia di un amore che non abbandona nessuno, fedele nonostante l'infedeltà, che tira fuori l'uomo da ogni miseria. La comunità cristiana che assume questa energia misericordiosa diventa testimone profetica della fraternità e del regno di Dio, dimostrando così che non i mercati, non l'egoismo, non il potere, ma è Cristo il Signore della storia.
I fedeli di buona volontà, che si sono avvicinati allo stand del sovvenire, tralasciando per qualche attimo il profumo degli arrosticini e delle salsicce arrostite, i balli e la lotteria, hanno gradito ed assaporato questo insolito "dono", ringraziando don Giuseppe.
Domenico Forese