"Tra i laici e i sacerdoti sono sconosciute le nozioni basilari del 'sovvenire', anche perché i secondi da seminaristi non studiano granché queste tematiche pur essendo previste dal programma di studi". Ecco perché, da circa un anno, il Servizio CEI per la promozione del sostegno economico alla Chiesa ha istituito un contributo a fondo perduto per le parrocchie che organizzano incontri formativi sul “sovvenire”, sia dal punto di vista tecnico che valoriale, attraverso la procedura istruita dall'incaricato diocesano. Lo ha affermato venerdì 1 dicembre Matteo Calabresi, responsabile del Servizio Promozione della CEI, incontrando fedeli e sacerdoti a Pescara.
La firma dell'8xmille alla Chiesa cattolica e le Offerte deducibili dal reddito sono i due strumenti fondamentali che da un lato sostengono i 35 mila sacerdoti incardinati nelle diocesi italiane e, dall'altro, permettono di finanziare i progetti di inclusione sociale e per la realizzazione di opere di carità sul territorio. La sola arcidiocesi di Pescara-Penne nel 2016 ha ricevuto 736 mila euro per esigenze di culto e pastorale e 686 mila euro per le opere di carità grazie ai quali, ad esempio, a Farindola è potuta nascere “La cuccumella”, il ristorante-albergo rilevato da un gruppo di giovani, riuniti nella Cooperativa Turismo terre vestine, ex dipendenti dell’Hotel Rigopiano, sfuggiti alla tragedia che l’ha distrutto provocando 29 vittime. Giovani ai quali sono stati restituiti la speranza e un progetto di vita, grazie al sostegno espresso con l'8xmille da 15 milioni di italiani con la loro firma: «Siamo venuti a restituirvi – aveva sottolineato Monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, partecipando all'inaugurazione nel luglio scorso – ciò che voi ci avete dato».
Ma questa è solo l’ultima pagina scritta nella lunga storia del “sovvenire” alla Chiesa cattolica, riscoperta nell'ambito dell’incontro dal tema “8xmille, perché vale la pena?”, organizzato dal Servizio diocesano del "sovvenire", che si è svolto la sera del primo dicembre nel teatro della parrocchia della Beata Vergine Maria del Rosario a Pescara alla presenza di laici e sacerdoti, tra cui diversi parroci, provenienti dalla fascia costiera dell’arcidiocesi di Pescara-Penne. Quelli dell’entroterra, mercoledì scorso, hanno partecipato ad un incontro analogo ospitato dalla parrocchia di San Massimiliano Kolbe a Penne.
Dunque il sostegno alla Chiesa cattolica è nato fin dal IV secolo dopo Cristo, con la fine delle persecuzioni e l’uscita dei cristiani dalle catacombe, con l’avvento del cosiddetto beneficio che veniva corrisposto a vescovi, canonici e sacerdoti. Beneficio che, nel tempo, ha subito delle evoluzioni fino ad assumere la forma di un sussidio erogato dallo Stato attraverso la congrua che, però, è cessata di esistere di esistere dal 1° gennaio 1987 a tre anni dalla revisione del Concordato tra Stato e Chiesa: “Da quell'anno – ricostruisce don Giuseppe Scarpone, incaricato diocesano del ‘sovvenire’ – è entrato in funzione l’Istituto sostentamento clero, l’anno seguente sono entrate in funzioni le Offerte deducibili per il sostentamento del clero e nel 1990 i contribuenti hanno firmato per la prima volta a favore della destinazione dell'8xmille del gettito complessivo Irpef”.
Ma al di là della destinazione dell’8xmille, sono le Offerte volontarie deducibili a rappresentare un valore aggiunto: “Se l’8xmille – afferma – è una firma di appartenenza e vicinanza alla Chiesa (perché la firma è gratuita) le Offerte deducibili vogliono dire un esborso diretto di denaro. È una partecipazione convinta alla vita della Chiesa, della quale ci si sente corresponsabili investendoci risorse in un periodo non facile”.
E come si evince dal capitolo 4 degli Atti degli apostoli, dal versetto 32 al 45, il tema dell’equa distribuzione delle risorse fra coloro che si dedicano interamente al ministero della diffusione del messaggio evangelico, è sempre stato vivo all'interno della comunità cristiana: “Come sapete – osserva Monsignor Tommaso Valentinetti, Arcivescovo di Pescara-Penne, rivolgendosi agli intervenuti – la storia della Chiesa ha oltre 2 mila anni e, nel tempo, ha cercato di dare risposte sia al problema della perequazione (equa distribuzione) dei beni all'interno della comunità, sia a quello del sostegno di chi si mette al servizio della Chiesa stessa e del ministero. Risposte arrivate dopo il concordato tra Stato e Chiesa, dal quale trae origine il sistema attuale – che può essere discutibile, avere i suoi pregi e suoi difetti – ma che certamente affronta in maniera più chiara queste problematiche che si trascinavano dai primordi della vita della Chiesa. Perché affrontando il tema della perequazione, per la distribuzione dello stipendio ai singoli vescovi e sacerdoti, non c’è più il discorso del vecchio beneficio in base al quale se non si era parroco o canonico, non si riceveva la congrua. Oggi, infatti, tutti i sacerdoti operanti sul territorio italiano ricevano circa 1.000 euro al mese di remunerazione, mentre i vescovi ricevono 1.300/1.350 euro al mese”.
A questo punto il presule – citando il titolo dell’incontro – si è chiesto se valga davvero la pena impegnarsi a favore del rilancio di questo sistema: «Io credo di sì – ribadisce Monsignor Valentinetti -, anche perché al momento una soluzione migliore alla questione della comunione dei beni e della remunerazione di chi si dedica al ministero, non l’abbiamo ancora trovata. Se successivamente, facendo una riflessione ulteriore, ciò si dovesse realizzare, bene. Del resto, anche altre confessioni religiose aderiscono alla stesso sistema».
Il “sovvenire”, comunque, è un tema che riguarda tutte le comunità parrocchiali: “Non è una mera operazione contabile – denota Calabresi -, ma è un atto che appartiene a chiunque si sente parte della nostra Chiesa e sente la gioia di sostenerla”. Eppure all’interno delle parrocchie, si avverte una certa riluttanza nell’affrontare l’argomento: “Nell’ultimo trentennio – rileva l’esperto – dobbiamo prendere atto che il costante flusso di denaro giunto ai sacerdoti dalle diocesi, ha generato un certo distacco dalla tematica del sostegno economico, quasi fosse garantito e immutabile a tal punto da non essere degno di attenzione”.
Non a caso, secondo una ricerca commissionata dal Servizio nazionale per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, l’88% dei fedeli praticanti non ha ben chiaro come si sostengono Chiesa e sacerdoti: “Una buona parte di questi – segnala il responsabile del Servizio promozione della CEI – pensa che i sacerdoti li sostenga il Vaticano, cosa assolutamente non corretta”.
Ma gli stessi sacerdoti, nell'80% dei casi, confermano di non promuovere, o quasi, la conoscenza dell'8xmille e delle Offerte per il sostentamento dei sacerdoti tra i fedeli. "Un’altra ricerca – aggiunge Matteo Calabresi – ci dice poi che i fedeli ritengono importante in parrocchia si parli con trasparenza della gestione delle risorse economiche. La stessa firma dell'8xmille, che in passato veniva apposto di primo acchito essendo una firma d’appartenenza, nell'ultimo decennio è diventata un giudizio sull'operato della Chiesa in base a quanto fatto dal parroco e dal Vescovo di riferimento”.
Oggi la Chiesa non gode più della fiducia incondizionata di un tempo, pur godendo ancora di una fiducia potenziale molto elevata: “Nel 2014 – riporta il responsabile del 'sovvenire' – le firme per l'8xmille hanno raggiunto l’81,23%, facendo raccogliere alla Chiesa un miliardo di euro. Nel 2015 erano l’81,22%, mentre nel 2016 c’è stato un calo sostanzioso fino 79,94%. Sul fronte delle Offerte libere deducibili, sono stati invece raccolti 9,4 milioni di euro di euro grazie a 100 mila donatori attivi. Ciononostante, un miliardo di euro dall'8xmille e 9 milioni di euro di Offerte restano un flusso di denaro sostanzioso per la Chiesa”.
Un flusso di denaro sostanzioso che, come detto, genera distacco all'interno della comunità ecclesiale: “Tra i laici e i sacerdoti – riscontra Matteo Calabresi – sono sconosciute le nozioni basilari del ‘sovvenire’, anche perché i secondi da seminaristi non studiano granché queste tematiche pur essendo previste dal programma di studi”. Ecco perché, da circa un anno, il Servizio CEI ha istituito un contributo a fondo perduto per le parrocchie che organizzano incontri formativi sul “sovvenire”, sia dal punto di vista tecnico che valoriale, attraverso la procedura istruita dall'incaricato diocesano: “La cosa bella – evidenzia Calabresi – è che le parrocchie che hanno aderito all'iniziativa, ci confermano dei riscontri molto positivi sia dal punto di vista delle comunità, che hanno riscoperto la bellezza di parlare con franchezza e trasparenza al proprio parroco il quale, da parte sua, trova comunità più coese sentendosi sollevato di aver trovato uno spazio per parlare apertamente e con franchezza del tema”.
A detta dell’esperto, in definitiva, per le parrocchie i suggerimenti da applicare sono tre: “La prima è proporre una Chiesa in uscita anche nel ‘sovvenire’, dato che la società sta cambiando e la fiducia dobbiamo conquistarcela noi anno dopo anno incontrando i fedeli. Inoltre, è necessario spingere alla trasparenza i nostri parroci, chiedendo loro di pubblicare il bilancio, affinché spieghino e facciano capire come vengono utilizzati i fondi senza nascondere nulla e infine, avere maggior consapevolezza del sistema nel quale ci muoviamo”.
Una consapevolezza che può essere acquisita realizzando una corresponsabilità tra laici e presbiteri: “Occorre superare – esorta Domenico Forese, membro dell’Ufficio diocesano Sovvenire – la mentalità clericale ed accentratrice che tende ad estromettere i fedeli laici dalle decisioni e dalla gestione dei beni economici e delle risorse, attraverso l’impegno dei laici stessi nell’investire i propri talenti per il bene della comunità ecclesiale e per il reperimento delle risorse per la vita e la missione della Chiesa”.
Una missione che lascia sul territorio risultati concreti, a partire dalle opere di carità: “Dei 686 mila euro ricevuti nel 2016 – precisa don Marco Pagniello, direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne – abbiamo impiegato il 19% nella distribuzione diretta di denaro alle persone bisognose, il 50% nelle opere caritative della diocesi o delle parrocchie (come le due mense e i due empori di Pescara e Montesilvano, il dormitorio nella Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II di Pescara) e il 27% per opere di carità di altri enti ecclesiastici”. Altri fondi sono stati reperiti attraverso la realizzazione di alcuni progetti, che hanno visto la Caritas diocesana impegnata sul territorio: “Un altro fondo da 60 mila euro – aggiunge don Marco – ci è stato assegnato dalla Conferenza Episcopale Italiana per sostenere le famiglie, in questi anni difficili, che stiamo utilizzando per organizzare borse lavoro e tirocini formativi”.
Inoltre, dopo il terremoto che ha colpito l’Abruzzo lo scorso anno, la CEI ha destinato alla Caritas pescarese ulteriori 600 mila euro: “A causa del sisma – racconta il direttore della Caritas diocesana -, ad esempio, nel dicembre scorso la popolazione della frazione di Montegualtieri di Cermignano, nel teramano, era rimasta senza chiesa e abbiamo permesso loro di celebrare il Natale in un centro di comunità. E poi c’è stata la bella operazione a Farindola, con l’apertura del ristorante-albergo “La cuccumella”, affinché non si svuotasse dopo la tragedia di Rigopiano”.
Un’altra voce nell'ambito dell’utilizzo dei fondi dell'8xmille, è rappresentata dai beni culturali: “Molte zone della diocesi – conclude Paola Di Tommaso, incaricata dell’ufficio diocesano Beni culturali – presentano problemi legati al terremoto. Così, tra le altre cose, abbiamo potuto avviare interventi di ristrutturazione in edifici storici di Penne (40 mila euro), Corvara (35 mila euro) e Loreto Aprutino (52 mila euro). E poi ci sono stati interventi più cospicui per la ristrutturazione della Cattedrale di San Cetteo a Pescara e del Duomo di Penne”.