Sono stati numerosi gli articoli scritti su questa notizia e pubblicata anche dal sito della Diocesi di Novara, dove c’è anche la presentazione in dettaglio di tutti i progetti realizzati con l’8xmille.
I dati sono stati presentati in un incontro pubblico presso la curia diocesana di Novara lo scorso 15 dicembre. Ad illustrarli, il vicario generale don Fausto Cossalter, con don Giorgio Borroni e Federico Diotti direttore e project manager della Caritas diocesana. Presenti anche i rappresentanti delle parrocchie e dei centri di ascolto del vicariato di Novara e dell’Ovest Ticino. Per gli altri vicariati della diocesi saranno messi in calendario incontri nelle prossime settimane, insieme alle Fondazioni Comunitarie del territorio (del Novarese, del Vco e della Valsesia), che collaborano strettamente con Caritas.
Ammontano complessivamente a un 1.017.830 euro i fondi dell’8xmille destinati alle opere di carità in diocesi di Novara, assegnati per l’anno 2023. In tutto sono ventotto progetti avviati sul territorio diocesano.
Accompagnare all’autonomia
«Questo per noi ormai è un appuntamento usuale che si ripete ogni anno. Lo è diventato perché viviamo come un dovere il principio di trasparenza e di rendicontabilità», ha detto don Cossalter, che ha ringraziato coloro che hanno firmato per l’8xmille alla Chiesa cattolica e «i tanti volontari che operano nelle parrocchie, senza i quali non sarebbe possibile mettere in campo questi interventi».
Due le linee di fondo che hanno guidato le assegnazioni: «Anzitutto – ha detto Cossalter – la convinzione che l’aiuto ai poveri non può essere solo una risposta all’emergenza. Ma va immaginato e realizzato come passo verso una nuova autonomia». In secondo luogo, l’impegno per il lavoro in rete. «Abbiamo privilegiato quei progetti capaci di fare rete, di mettere insieme più parrocchie e realtà del territorio. Perché la povertà non conosce i confini dei comuni o delle parrocchie. E richiede un impegno di tutti».
I tre settori di impiego dei fondi
I capitoli di impiego dei fondi sono tre: i “Progetti Sostegno”, le “Opere Segno” ed i “Progetti Emblematici”. I primi sono i più numerosi, con 23 progetti sostenuti per un totale di 350mila euro assegnati. Si tratta dei fondi destinati a sostenere il lavoro quotidiano dei gruppi caritativi di parrocchie e Unità pastorali missionarie.
Le “Opere Segno” sono quegli interventi che attraverso la carità e l’attenzione agli ultimi sono «segno della presenza di Dio». Tre quelli selezionati quest’anno: l’associazione Casa della Mamma e del Bambino di Borgosesia, l’Ambulatorio di Pronta Accoglienza e l’associazione Il Solco, entrambi di Novara. Valore totale dell’assegnazione 60mila euro che sosterranno interventi per 90mila euro.
Infine, i “Progetti Emblematici”, condotti direttamente da Caritas diocesana, in collaborazione con realtà del territorio, che hanno ricevuto 607.830.000 euro. Due i progetti: il primo riguarda l’intervento in quelle zone dove non sono attivi centri di ascolto parrocchiali (con il sostegno a 50 nuclei familiari) e «il secondo riguarda la programmazione per aumentare di 30 posti la rete dell’accoglienza – ha spiegato Diotti -, con spazi capaci di rispondere ai nuovi bisogni rilevati sul territorio. Una progettazione che proseguirà lungo tutto il prossimo anno in concerto con le Fondazioni e le comunità parrocchiali».
Sostenere, accompagnare, ripensare
Tre i verbi che don Borroni ha usato per raccontare i progetti: sostenere, accompagnare e ripensare. «Sostenere – ha spiegato – dice dell’azione di sostegno ai nostri Centri di Ascolto, in questi anni di prolungata emergenza dovuti prima al Covid ed ora al conflitto in Ucraina con le visibili conseguenze».
Poi accompagnare, «che riguarda le “opere segno”. Sono in supporto ad associazioni nate nel nostro contesto diocesano che, in collaborazione con l’ente pubblico e con i vari servizi sociali, aprono le porte perché “nessuno rimanga indietro”».
Infine, ripensare: «siamo chiamati a cogliere gli scenari che si aprono davanti a noi e, in un cammino di ripensamento e di razionalizzazione delle strutture, immaginare come rispondere ai bisogni abitativi di chi bussa alle tante porte delle nostre comunità»