In una calda mattinata di metà novembre, a Zarqa, uno degli ultimi paesi a Nord Est di Amman al confine con la Siria, nel centro
Don Orione, aleggia un dolce profumo di panni colorati appena lavati, stesi ad asciugare al sole. Unimmagine che discorda con il colpo docchio su scarpe infangate sparse tra i pianerottoli, volti ombrosi e tristi che si affacciano da porte socchiuse.
Provo a parlare con alcuni di questi ospiti sconsolati e malinconici e la frase che quasi tutti mi ripetono è Avevamo tutto, ora non abbiamo niente. La loro non è una frase retorica. Sono famiglie scappate dalla Siria in nome del loro essere cristiani, che hanno dovuto abbandonare ogni cosa; oggetti, ricordi, affetti e speranze e che, grazie al progetto della fondazione Don Orione finanziato in parte con i soldi dell8xmille, riescono a trovare la forza di sognare in un mondo migliore.
La crisi in Siria è ormai entrata nell'ottavo anno, senza che se ne intraveda la fine. La sua emorragia umana conta ormai 5 milioni di profughi, in maggioranza verso Turchia, Libano e Giordania. E la politica Internazionale che si sta portando avanti non fa che incupire il loro Limbo.
Gli innumerevoli fondi 8xmille stanziati dalla C.E.I. in questa parte del mondo, rappresentano un modo concreto ed efficace di ribaltare completamente la narrazione, e trasformare queste terre in luoghi di pace e di amore. Nei locali di accoglienza dei profughi e della scuola professionale
Sant Joseph, la religione non rappresenta affatto un elemento di divisione.
Cristiani e mussulmani sono legati da rapporti di amicizia e di rispetto.
Nella serata di giovedì, al centro confluiscono famiglie cristiane e persone provenienti da tutta Zarqa. Ogni giovedì sera è il momento di fraternità delle famiglie cristiane che si riuniscono per godere della compagnia degli altri. Anche io mi sono unito a loro bevendo tè e caffè, gustando lhubbly-bubbly e sgranocchiando noccioline e popcorn. I bambini si divertono e ridono nell'area svago appena creata per loro; gli adolescenti e i giovani adulti giocano a pallavolo e si trovano a parlare di fronte alla casa della comunità religiosa. E un momento molto atteso e goduto che crea identità, legame, fiducia. Tra loro cè rispetto e collaborazione. Famiglie irachene e giordane, mussulmane e cristiane familiarizzano in piena armonia e fraternità; godendo di una brezza piacevolmente fresca, al suono della musica araba.
Isa, professore mussulmano nella scuola cattolica Don Orione con fierezza ed orgoglio mi dice: La religione motiva luomo a impegnarsi e a dare il meglio di sé, e non è quindi un elemento di divisione per la grande famiglia umana ma, se correttamente intesa, porta a vivere una vita buona.
Un grande miracolo che a Zarqa, uno degli ultimi paesi della Giordania al confine con la Siria, ormai si rinnova ogni giorno da svariati anni. Grazie ai fondi dell8xmille il prodigio di Zarqa si compie in ogni parte della terra, dove le lacrime lasciano il passo ai sorrisi, il dolore alla gioia , la tristezza alla speranza e dove gli ultimi diventano i primi.
Paolo Cortellessa