SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Le parole del Giubileo: “N” come “NOI”

È possibile migliorare il mondo in cui viviamo? Cosa possiamo fare di fronte a problemi che sembrano più grandi di noi? In che modo possiamo migliorare la nostra vita e quella degli altri? Giornali e televisione ci parlano quotidianamente di guerre ingiuste, stragi alle quali è impossibile dare un senso, di deterioramento morale, degrado ambientale...Di fronte […]
12 Luglio 2016
È possibile migliorare il mondo in cui viviamo? Cosa possiamo fare di fronte a problemi che sembrano più grandi di noi? In che modo possiamo migliorare la nostra vita e quella degli altri?
 
Giornali e televisione ci parlano quotidianamente di guerre ingiuste, stragi alle quali è impossibile dare un senso, di deterioramento morale, degrado ambientale...Di fronte a tutte queste cose, che spesso sfuggono alla nostra comprensione, ci sembra di non poter far nulla. In più non ci rimane molto tempo per riflettere, presi come siamo dai ritmi del nostro lavoro: il vivere odierno ci impone di correre sempre più in fretta, di essere efficienti e produttivi, di guadagnare sempre di più per mantenere un adeguato tenore di vita.

Il valore del NOI nella società.
Tuttavia esiste la possibilità di reagire a questa situazione: il famoso "I care" ("Mi sta a cuore") di don Milani - giusto l'opposto di "Me ne frego, non sono problemi miei" - è un modo per cominciare a cambiare e passare dal disinteresse all'impegno, dalla rassegnazione all'indignazione, dall’intolleranza alla misericordia. In altre parole passare dall’IO al NOI.
L’anno giubilare che si sta per concludere rappresenta quindi non solo una celebrazione o un pellegrinaggio a Roma o alla Porta Santa della nostra chiesa locale; bensì un’occasione unica per capire come declinare la parola misericordia, comprendere cosa significa essere misericordiosi.
Non si può vivere in un isolamento dorato; il vero benessere può nascere solo da una situazione di benessere collettivo, dalla capacità di uscire dal proprio egoismo e prestare attenzione all’altro, essere misericordiosi verso chi ci sta vicino. E’ proprio la cultura del NOI l’antidoto più potente a molti dei mali che affliggono la società odierna.

Il valore del NOI nella Chiesa
NOI, inteso come comunione ecclesiale, è anche il valore centrale che regge la nostra Chiesa e che investe o, meglio, dovrebbe investire tutti i comportamenti di noi battezzati, quelli privati ma anche e soprattutto quelli pubblici. Vivere la comunione ecclesiale vuol dire appunto passare dall’individualismo al servizio, dall’egoismo all’altruismo.
Promuovere il sostegno economico alla Chiesa e rafforzare il tessuto di comunione ecclesiale, consolidare tutte le forme del NOI, non è tuttavia un compito esclusivo del Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa Cattolica; non è neppure una mansione che spetta solo all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero e a quelli diocesani; non è una mansione riservata ai vescovi, parroci e seminaristi di buona volontà, ma è una missione che spetta a tutti noi fedeli battezzati. Convinzione che stava perdendo vigore ma che invece, in questi ultimi anni si è rafforzata. Almeno questo è quanto ci dicono i dati di una ricerca GfK condotto presso un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta. La Chiesa, soprattutto in un momento di crisi economica e valoriale come quella che stiamo attraversando, è un riferimento prezioso per tutti, non solo quindi per cattolici praticanti ma per la società più in generale. Ed è per questo che nel tempo torna a crescere la percentuale di coloro che ritengono che la Chiesa debba essere sostenuta economicamente da tutti, da cattolici e non. Un importante attestato di stima e fiducia: la maggioranza degli italiani ritiene che la Chiesa sia un bene comune e svolga una missione unica.
 
Paolo Cortellessa