Le Offerte per il clero crescono. I fedeli, proprio in questi primi mesi dell’anno 2020, flagellato dal coronavirus, mostrano la vicinanza ai sacerdoti con offerte libere, volontarie, preziose più che mai. Nei primi due mesi di quest’anno, infatti, abbiamo già superato la quota di 724 mila euro contro i 537 mila euro del 2019. In altre parole, sono stati donati circa 184 mila euro in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con una variazione percentuale di +34,9%. Per trovare un dato simile, dobbiamo fare un salto indietro di 7 anni e più precisamente al 2013. Ancor di più cresce in percentuale il numero delle offerte: 38,4% di aumento. Una buona notizia, del tutto inaspettata.
Il merito è certamente di preti come don Giuseppe Berardelli. Classe 1947, sacerdote dal 1973, pienamente realizzato dalla sua vocazione e missione. Da 14 anni arciprete nella Parrocchia San Giovanni Battista di Casnigo, in Valseriana, provincia di Bergamo. Appena arriva in parrocchia, si dà subito da fare e ottiene fondi per ristrutturare l’oratorio che dedica a San Giovanni Bosco e a San Giovanni Paolo II.
Ripeteva alla sua gente il suo saluto squillante e sorridente "pace e bene" anche nei giorni in cui le notizie annunciavano il rischio di collasso negli ospedali per la mancanza di posti in terapia intensiva:"se dovesse succedere a me, lascerei subito il posto a un giovane!". E poi è successo davvero. Il coronavirus ha innescato una gravissima crisi respiratoria. Ma non è difficile credere che abbia ripetuto col poco fiato che aveva agli operatori sanitari: se c’è bisogno, lasciate il mio posto a un giovane! Don Giuseppe muore nella notte tra il 15 e il 16 marzo.
In questi ultimi giorni di marzo sono circa 70 in tutta Italia, 23 solo nel territorio di Bergamo, i preti morti con il coronavirus. Uomini di Dio in prima linea nell’affrontare questa emergenza che pare non avere fine. Hanno sospeso le messe e persino le celebrazioni del Triduo Pasquale, per adeguarsi alle direttive del Governo.
Ma oggi più che mai sono accanto a chi soffre e combatte per la vita, vanno a casa di persone in quarantena per confessioni e comunioni, danno l’estrema unzione ai moribondi, benedicono le salme ai cimiteri, pregano insieme alle comunità parrocchiali. Testimoni appassionati del Cristo e della Chiesa che è diventata sempre più un “ospedale da campo”.
Il cammino che abbiamo davanti è lungo e drammaticamente incerto, anche dal punto di vista economico. Ma mai come adesso, in cui la distanza sociale sembra essere un imperativo, si sente forte l’abbraccio degli uomini di Dio, capaci di seguire il Cristo quando ha incontrato il lebbroso: “Commosso profondamente, tese la mano, lo toccò e gli disse «Lo voglio, sii purificato»” (Lc. 5,13). Preti coraggiosi, capaci di tendere la mano e toccare le ferite del corpo e dell’anima, per benedire. Con il nostro aiuto, anche economico, noi possiamo fare sentire loro l’abbraccio della Chiesa.
Paolo Cortellessa