Dal 28 novembre al 2 dicembre alcuni giornalisti della Federazione italiana dei settimanali cattolici, vincitori del concorso “8xmille senza frontiere”, si sono recati in Egitto. Partendo dal Cairo, hanno visitato le sedi dei progetti finanziati con i fondi dell'8xmille: promozione della sanità, della formazione, dello sviluppo e dell'accoglienza.
"Un viaggio per ribadire la solidarietà e la disponibilità della Chiesa italiana ad aiutare l’Egitto, Paese nel mirino dei fondamentalisti e dei terroristi islamici che hanno attaccato chiese, conventi e fatto stragi", ha affermato don Leonardo Di Mauro, responsabile del Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo che ha guidato il gruppo insieme a don Adriano Bianchi, presidente della Fisc.
Alla spedizione hanno preso parte anche due giornalisti dell’agenzia Sir, che hanno raccontato alcune delle esperienze più significative.
Egitto: una Chiesa piccola in un mare di carità
All’ospedale di Poirt Said, la cura del dialogo e della convivenza
Nei centri per rifugiati al Cairo dove i sudanesi vengono chiamati “sammara”
“L’Egitto – ha spiegato don Di Mauro al Sir – è il Paese con la più numerosa presenza cristiana del Medio Oriente, conta, infatti, circa dieci milioni di fedeli (quasi il 10% della popolazione), in larghissima maggioranza copto-ortodossi. Una minoranza nel mirino dei fondamentalisti e dei terroristi islamici che hanno attaccato chiese, conventi e fatto stragi”. L’ultima risale al 2 novembre scorso quando sette pellegrini copti di Sohag sono stati uccisi da un commando jihadista mentre tornavano da una visita al monastero di Anba Samuel il Confessore, nel governatorato di Minya, a circa 220 chilometri a sud-est del Cairo. Non meno radicata nel Paese è la piccola comunità cattolica composta da 250 mila fedeli di ben sette riti (copto-cattolico, latino, melchita, siriaco, caldeo, armeno e greco-cattolico). Le sue radici, legate anche a Francesco d’Assisi e al suo incontro nel 1219 a Damietta, con il Sultano Malek el-Kamel durante le Crociate, oggi fruttano “segni di speranza e di dialogo” grazie alle scuole, alle strutture sanitarie e culturali aperte a tutti, cristiani e musulmani.
Il programma del viaggio prevedeva, tra le altre cose, l’incontro con l’Aueed (Association of Upper Egypt for Education and Development) che si occupa dell’alfabetizzazione e sviluppo in 27 villaggi dell’Alto Egitto. Il progetto finanziato dalla CEI si incentra sulla promozione del diritto dell’uomo (specie donne e bambini) alla salute, sulla lotta alla povertà, alla discriminazione e si rivolge a oltre 700 beneficiari.
Visite all’Ospedale Santa Teresa del Bambino Gesù a Schubra (Cairo) e a quello di Port Said, diocesi di Ismailia, guidata dal Vescovo Makarios Tewfik (in foto con don Leonardo Di Mauro, don Adriano Bianchi e gruppo Fisc). In quest’ultimo la CEI sta finanziando l’acquisto di attrezzatura medica per il reparto di neonatologia.
Ad Alessandria d’Egitto il gruppo di giornalisti ha fatto visita all’Ordine dei Carmelitani Scalzi e a due progetti da loro curati, l’ospedale e l’asilo.
L’ultimo è stato dedicato all’incontro con i Frati Comboniani e alla visita della scuola per rifugiati e al terreno da loro acquistato grazie al contributo della CEI. Da diversi anni i padri bianchi operano in Egitto al servizio dei rifugiati in particolare quelli in arrivo dal Sudan e dal Sud Sudan. La nuova scuola che dovrebbe sorgere sul terreno acquisito accoglierà 450 studenti. “Tutti i nostri progetti sono attualmente 14, se consideriamo il periodo 2013-2018, per un ammontare complessivo di circa 2,5 milioni di euro”.
“Per noi – ha aggiunto il responsabile del Servizio interventi caritativi – è stato interessante conoscere direttamente queste realtà e per i giornalisti dei settimanali cattolici molto importante raccontarne la vita. Con la speranza che le nostre diocesi siano ulteriormente stimolate a promuovere solidarietà e vicinanza a chi è nel bisogno. La presenza dei giornalisti serve a far conoscere alle Chiese locali le realtà che sosteniamo con i fondi dell’8xmille.
La nostra visita, quindi, vuole essere un segno e un messaggio agli italiani per dire loro che la Chiesa è vicina a chi soffre grazie all’aiuto dell’8xmille che arriva lontano e che non si ferma solo entro i nostri confini”.