Come anticipato nello scorso numero di In Cerchio, ogni mese pubblicheremo il contributo del teologo don Roberto Laurita scritto per la rivista paolina “Catechisti Parrocchiali. Di seguito vi proponiamo il redazionale di novembre 2017.
Lo Spirito di Gesù entra in coloro che l’accolgono. Discreto come un soffio, ardente come una fiamma, profondo come un respiro. Mediante lo Spirito di Gesù, i credenti diventano «cristiani», cioè altri «cristi», capaci di continuare l’opera di Gesù.
Mediante lo Spirito di Gesù, essi costruiscono una terra in cui, al contrario della «torre di Babele», le persone si comprendono, si accettano gli uni gli altri, si rispettano, si aiutano come altrettanti fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre che è nei cieli.
«Seguire Gesù e amare come ha amato lui è come camminare per una strada stretta. La strada di Gesù è difficile e da soli non riusciremo a percorrerla. Lo Spirito Santo apre il nostro cuore perché possiamo comprendere la parola di Gesù e ci dona la forza per camminare insieme con lui» (Venite con me, p. 88).
NASCE LA CHIESA
È lo Spirito che riunisce i credenti nella Chiesa. Nel giorno di Pentecoste si forma la prima comunità, quella di Gerusalemme, madre e modello di tutte le altre che seguiranno. Si tratta di un’esperienza storica irripetibile, in cui possiamo rintracciare l’essenziale di ogni comunità cristiana.
Non ci si può impegnare da soli a mettere in pratica il Vangelo. Non si è cristiani da soli. Coloro che condividono la stessa fede nel Cristo morto e risorto si radunano nel suo nome, celebrano l’Eucaristia, partecipando ai sacramenti, mostrano che Gesù agisce ed è vivo e presente.
Mettono in comune la gioia che provano nel credere e si aiutano gli uni gli altri. Nessuno è lasciato da parte.
Si sentono responsabili, insieme, dell’annuncio del Vangelo. Si costituiscono in gruppi riuniti attorno a Cristo Gesù. Formano comunità che hanno al centro Gesù, un fuoco che illumina e riscalda.
ANNUNCIARE CON I FATTI
Per annunciare Gesù si deve, innanzi tutto, mettere in pratica il suo Vangelo: «È vedendo le vostre opere che il mondo crederà», dice Gesù.
I cristiani annunciano Gesù quando compiono azioni e dicono parole che recano il contrassegno del suo amore. Quando, sul suo esempio, donano la loro vita per salvare il mondo da tutto quello che lo rende schiavo… Quando, sul suo esempio, cercano di accogliere i poveri e gli esclusi… Quando parlano e agiscono così... i cristiani, fortificati e ispirati dallo Spirito, annunciano Gesù Cristo, rendendo visibile, attraverso la loro vita e i loro impegni, la Buona Novella che egli ha portato agli abitanti della terra.
Il ruolo dei cristiani non è quello di «convertire» gli uomini e le donne con la forza o servendosi di ragionamenti ben formulati, ma consiste nel vivere fedelmente secondo il Vangelo di Cristo.
COMUNITÀ NELLA DIVERSITÀ
Per vivere uniti come una comunità non occorre portare gli stessi vestiti, adottare gli stessi comportamenti, parlare allo stesso modo, conformarsi alle stesse abitudini... Non è imposto nessun modello a cui ci si deve sottomettere, rinunciando alla propria libertà.
Una comunità non è una prigione in cui ognuno è obbligato a sottomettersi a un comportamento comune. È, invece, lo spazio in cui si mettono in comune i talenti personali, le idee, le ricerche e le attività...
È una famiglia cui si appartiene, non per legami di sangue, ma perché figli dello stesso Padre, per i quali Gesù ha donato la sua vita, abitati tutti dallo stesso Spirito, a servizio della missione comune: testimoniare Gesù Cristo nel mondo di oggi.
IL VANGELO DIVENTA REALTÀ
Grazie allo Spirito uomini e donne fanno cose meravigliose che non immaginavano neppure di poter realizzare: superano i dubbi e le debolezze, si liberano dei loro egoismi, si impegnano a condividere, amano e perdonano, lottano contro il male che cerca di imprigionare le persone, mettono tutta la loro intelligenza e le loro energie per trasformare il mondo in uno spazio fraterno per tutti, senza emarginati ed esclusi.
Vuoi un esempio?
A Torino c’è la scuola dell’Istituto Cottolengo dove i ragazzi disabili trovano la possibilità di inserirsi, di studiare, di preparare un futuro. Non una scuola solo per disabili, ma una scuola in cui essi possono trovare un posto accanto a tutti gli altri, studiare e giocare come tutti gli altri.
«Nelle nostre classi la percentuale di ragazzi in difficoltà arriva al 13,6%», dice il direttore, don Andrea, «mentre la media nazionale è del 3,8%. Molte famiglie iscrivono qui i figli proprio perché imparino a stare insieme con compagni che hanno qualche problema». Sui banchi ci sono circa 400 alunni, insieme dalle 7.30 alle 18.30, tra lezioni, mensa, merenda e sport. Per loro 80 insegnanti, operatori in servizio civile e volontari. Ma come può funzionare un’impresa del genere?
L’8xmille, che si può destinare liberamente ogni anno alla Chiesa Cattolica al momento della dichiarazione dei redditi, è stato provvidenziale: garantisce il sostegno a oltre 80 scolari. E un aiuto è andato alla Polisportiva che schiera in campo squadre in cui sono stati inseriti alcuni ragazzi disabili (anche nel gioco del rugby).