Prima di tutto nel 1984 ci fu la pubblicazione del bilancio della mensa vescovile, un atto di trasparenza amministrativa che anticipò di molti anni la scelta operata in seguito dalla Chiesa italiana di dare pubblico conto delle somme derivanti dall8 x mille. È significativo che tale atto fosse accompagnato da un lungo passo tratto dallopera di Antonio Rosmini Delle cinque piaghe della Chiesa in cui, tra gli altri suggerimenti, il roveretano riguardo ai beni ecclesiastici asseriva che «si pubblicasse di poi un annuale rendiconto, sicché apparisse a tutto il mondo il ricevuto e lo speso in quegli usi con una estrema chiarezza, sicché lopinione de fedeli di Dio potesse apporre una sanzione di pubblica stima o di biasimo allimpiego di tali rendite» . E don Tonino chiosava: «Vogliamo cominciare a seguire concretamente le indicazioni di questi nuovi segni dei tempi?» .
A ciò fece seguito un importante documento riguardante lamministrazione dei beni nella diocesi, in cui - diceva don Tonino - «riassumiamo ed enucleiamo in questo documento quanto viene disposto nel Codice di Diritto Canonico, allo scopo di disciplinare una materia che, se ben trattata, può diventare il segno di una forte testimonianza di comunione, di povertà e di gratuità, offerta dalla nostra Chiesa a un mondo sensibile ancora al fascino di questi valori».
Concretamente, con quel documento, egli già nel febbraio del 1985, ancora un anno e mezzo prima dellunificazione della diocesi, rivedeva lassetto amministrativo della diocesi e pur tenendo distinti le amministrazioni di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi da quella di Ruvo di Puglia, costituiva il Consiglio per gli Affari Economici e nominava lEconomo diocesano. Ciò significa che dal primo gennaio 1985 venivano unificati i vari bilanci nella Cassa Unica Interdiocesana per Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e nella Cassa Unica Diocesana per Ruvo. Si tenga conto che a causa delle vicende storiche che vedevano le singole diocesi unite aeque principaliter e in persona episcopi, e data tutta una giurisprudenza giurisdizionalista, ogni ente aveva il proprio rendiconto.
Veniva così costituito il Consiglio diocesano per gli affari economici. Si stabilivano i compiti dellEconomo diocesano. Anche a livello parrocchiale si stabiliva listituzione del Consiglio degli affari economici costituito da almeno tre persone e per la durata di tre anni. Si ordinava anche di rendere pubblici i bilanci parrocchiali. «In questi bilanci siano espressamente indicate le questue domenicali, le offerte varie e tutte le oblazioni in genere dei fedeli che confluiscono nella massa parrocchiale, da cui poi si attinge per provvedere a tutti i bisogni, inclusi quelli del Clero» .
È da tener conto che tali atti precedevano la nascita dellIstituto diocesano per il sostentamento del clero. Questo verrà istituito il 23 ottobre del 1985. Tali norme erano, non solo frutto dellattenzione che come si è visto don Tonino nutriva già da giovane sacerdote, ma erano anche espressione dellimpegno immediato del Vescovo a introdurre in diocesi le indicazioni provenienti dalla CEI. In seguito egli continuò a volere la pubblicazione dei bilanci diocesani secondo le indicazioni proprie dellIstituto Centrale del sostentamento del Clero.