In questa settimana di fine giugno, a Fiumicino, sono arrivati 45 profughi dal Niger, famiglie che hanno vissuto l’inferno della Libia e che finalmente riusciranno a trovare qui in Italia, in varie Diocesi, un luogo sicuro dove poter ricostruire le loro vite. Ricordiamo come nel 2021 nel Mediterraneo siano scomparse già più di 800 persone, e più di 13.000 sono state quelle intercettate e riportate nella sola Libia. Si tratta di un nuovo corridoio umanitario, organizzato da Caritas Italiana, su mandato della Conferenza Episcopale Italiana, e dall'UNHCR.
I corridoi umanitari sono una modalità sicura e legale di trasferimento di persone bisognose di protezione internazionale da un Paese terzo in Italia. Rappresentano un unicum nel panorama internazionale e in Italia sono promossi, tra gli altri, anche dalla Conferenza Episcopale Italiana, che grazie a protocolli con il Governo e ai fondi dell’8xmille ha organizzato negli ultimi anni – in particolare tramite la Caritas Italiana e col sostegno delle comunità locali – corridoi umanitari, reinsediamenti ed evacuazioni umanitarie da Medio Oriente e Africa.
Qui il comunicato stampa di Caritas Italiana.
«Apriamo il nostro cuore ai rifugiati, facciamo nostre le loro tristezze, le loro gioie, impariamo dalla loro coraggiosa resilienza. Così tutti insieme faremo crescere una comunità più umana, una sola grande famiglia», avevasottolineato Papa Francesco domenica 20 giugno all’Angelus. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato «esperienze innovative quali i corridoi umanitari, significativo esempio in materia di accoglienza a livello europeo» e ha invitato alla solidarietà.
Caritas Italiana ha sviluppato, a partire dal 2014, un modello comunitario per promuovere l’accoglienza di rifugiati con il sostegno di famiglie tutor e la partecipazione di altri attori quali parrocchie, associazioni, scuole, fondamentali nel processo di inclusione sociale. Il territorio nazionale è dunque coinvolto attraverso la diffusione in piccoli gruppi nelle comunità cristiane, impegnate localmente nella presa in carico, evitando così grandi concentrazioni e rendendo l’accoglienza maggiormente sostenibile e di successo. Oltre mille persone in questi ultimi anni hanno potuto beneficiare di questa opportunità, entrando nei circuiti di accoglienza delle Caritas diocesane.
«È tempo – sottolinea don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana – di un autentico cambio di strategia e di cultura. Il tema dei flussi migratori non può essere più affrontato in un’ottica emergenziale o limitata all’Europa e al Mediterraneo, ma va inserito in un quadro più ampio. È indispensabile che l’Europa promuova una gestione e una regolazione dei canali d’ingresso che tenga conto di un approccio integrato, con al centro la pace e la protezione delle persone nella grande regione che comprende Mediterraneo e Sahel, assieme alla lotta, alla povertà e alle enormi disuguaglianze».