E quanto emerge dai dati provenienti da una accurata indagine di Eurisko commissionata dagli uffici del sostegno economico alla Chiesa cattolica.
Il dato non è scontato perché in altri Paesi europei, il tasso di appartenenza è molto più basso ed inoltre tende a diminuire, mentre resta stabile o addirittura aumenta il numero di coloro che credono in una dimensione spirituale dellesistenza.
Infatti a fronte di 100 italiani che si dichiarano cattolici, vi sono solo 18 inglesi, 25 americani, 30 olandesi, 35 tedeschi (grafico 2). Lunica eccezione è la Polonia dove si registra un livello di appartenenza ancor maggiore che in Italia.
La formula
believing without belonging, credere senza appartenere pare dunque non riguardare il nostro Paese dove il senso di appartenenza resta elevato. Ma resta da capire se si crede.
Una delle tendenze culturali più forti e preoccupanti degli ultimi anni, è quella degli atei devoti, di coloro che si sentono cattolici credendo sempre meno a quelli che sono i dogmi della Chiesa. Solo il 34% di coloro che si definiscono cattolici credono nella resurrezione, e tale convinzione si è ulteriormente contenuta rispetto al 2006 quando il dato era pari al 41% (grafico 3).
Anche coloro che credono che nel pane e nel vino consacrati durante la Messa sia effettivamente presente la persona di Gesù sono relativamente pochi ed in calo rispetto al passato. Nel 2006 erano il 54% dei cattolici intervistati e scendono al 47% nel 2012 (grafico 4).
Sembra delinearsi una necessità da parte dei cattolici ma soprattutto dei laici di cercare rifugio nel valore dellappartenenza religiosa piuttosto che nella fede partecipe e fedele. Si sta dunque intraprendendo la strada del belonging without believing, dellappartenere senza credere; o meglio senza condividere pienamente i precetti della Chiesa.