SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

A Rieti “C’era una volta la congrua”

Quest’anno l’Istituto Diocesano Sostentamento Clero (IDSC) di Rieti ha festeggiato venticinque anni di attività. Tale evento celebrativo ha visto, lo scorso 16 novembre, la partecipazione numerosa di una larga parte del “popolo di Dio”: sacerdoti, referenti parrocchiali, commercialisti, ma, soprattutto, una nutrita rappresentanza di studenti di ragioneria. La presenza di numerosi giovani (che tra l’altro […]
21 Novembre 2011
Quest’anno l’Istituto Diocesano Sostentamento Clero (IDSC) di Rieti ha festeggiato venticinque anni di attività. Tale evento celebrativo ha visto, lo scorso 16 novembre, la partecipazione numerosa di una larga parte del “popolo di Dio”: sacerdoti, referenti parrocchiali, commercialisti, ma, soprattutto, una nutrita rappresentanza di studenti di ragioneria. La presenza di numerosi giovani (che tra l’altro si sono dimostrati molto interessati alle tematiche del “sovvenire”), ha ravvivato l’atmosfera generale del Convegno.

  
L’evento è iniziato con l’interessante presentazione del libro “C’era una volta la congrua” di Giuseppe Galloni (segretario dell’IDSC di Rieti).
La pubblicazione, in modo agile ma preciso, fa una panoramica su come si è arrivati alla congrua e l’evoluzione scaturita dalle nuove norme concordatarie del 1984. Fare chiarezza sul “perché” è di sprono per capire il “come” andare avanti con l’obiettivo di essere sempre più “comunione ecclesiale”.
 
Hanno fatto seguito gli interventi di Mons. Giovanni Soligo (presidente dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, ICSC) e del dr. Carlo Bini (direttore generale dell’ICSC), i quali hanno fatto il punto sulla situazione odierna degli IDSC e di come lo sforzo dell’ICSC sia quello di essere punto di raccordo affinché il dignitoso sostentamento dei sacerdoti sia mosso da criteri di solidarietà e perequazione.
 
Poi Stefano M. Gasseri del Servizio promozione C.E.I. ha ribadito i valori che sono alla base del “sovvenire”: la ricerca costante di vivere la carità come frutto di comunione, laddove la comunione va oltre lo stare bene insieme, ma è indice di unità nella diversità tra più soggetti.