SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

8xmille senza frontiere: “Il Nuovo Torrazzo” dall’Egitto

Come già anticipato nel numero di dicembre, alcuni giornalisti della Federazione italiana dei settimanali cattolici, vincitori del concorso 8xmille senza frontiere, dal 28 novembre al 2 dicembre 2018 si sono recati in Egitto. Partendo dal Cairo, hanno visitato le sedi dei progetti finanziati con i fondi dell'8xmille, progetti finalizzati alla promozione della sanità, alla formazione, […]
22 Gennaio 2019

Come già anticipato nel numero di dicembre, alcuni giornalisti della Federazione italiana dei settimanali cattolici, vincitori del concorso 8xmille senza frontiere, dal 28 novembre al 2 dicembre 2018 si sono recati in Egitto. Partendo dal Cairo, hanno visitato le sedi dei progetti finanziati con i fondi dell'8xmille, progetti finalizzati alla promozione della sanità, alla formazione, allo sviluppo e all'accoglienza. Molti articoli sono stati scritti dagli inviati del Sir, Daniele Rocchi e Maria Chiara Biagioni, e si possono leggere cliccando qui.

In questo numero di In Cerchio vi proponiamo, invece, uno di quelli redatti dall’inviato del settimanale Il Nuovo Torrazzo di Crema Ramon Orini, e pubblicato il 7 dicembre.

Egitto: una piccola chiesa che trabocca di carità

Non ci sono grandi parrocchie e imponenti cattedrali; le comunità sono poche, piccole, ma ricche di fede e trovano il volto del Signore nella carità. In Egitto, la terra che ha visto nascere e fiorire la teologia cristiana, i cattolici sono oggi 250mila e rappresentano solo una minima percentuale di quel 15% che è la minoranza cristiana, composta per la stragrande maggioranza dai fedeli copti-ortodossi.

Scuola e sanità sono i due principali fronti su cui la Chiesa cattolica concentra la sua missione. Al suo fianco la presenza significativa della Cei che ogni anno destina parte dell’8xmille per finanziare diversi progetti.  In tutto sono 14 (periodo 2013-2018) e ammontano a circa 2,5 milioni di euro. Nella settimana dal 27 novembre al 2 dicembre, un gruppo di giornalisti delle testate diocesane della Fisc-Federazione Italiana dei settimanali Cattolici, vincitrici del concorso indetto dall’8xmille, tra cui il nostro settimanale, ne hanno potuti visitare alcuni dislocati tra Il Cairo, Alessandria e Port Said.

“L’obiettivo è di raccontare il bene e raccontarlo bene – spiega don Leonardo Di Mauro, responsabile del Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo – con la speranza che le nostre diocesi siano ulteriormente stimolate a promuovere solidarietà e vicinanza a chi è nel bisogno”.

Il “miracolo” di S. Teresina a Shubra

A Shubra, un quartiere de Il Cairo a maggioranza cristiana, pulsa il cuore della piccola comunità dei Carmelitani scalzi, composta da dieci religiosi e da tre suore. A fianco della chiesa, caratterizzata da uno stile architettonico che racchiude in sé Oriente e Occidente, i Carmelitani gestiscono il Santa Teresa del Bambin Gesù, primo ospedale cattolico in tutto l’Egitto. Qui la Cei nel 2014 ha finanziato un impianto per la radiologia e ha permesso il rinnovo del terzo piano e la costruzione di un intero piano.

Al poliambulatorio di Shubra, aperto ogni giorno dalle 10.30 alle 22.30 si effettuano mensilmente 20 mila visite. Diversi i reparti: oculistica, pediatria, ortopedia, medicina generale, chirurgia psicologia, ostetricia, fisioterapia, otorinolaringoiatria, dermatologia e odontoiatria.

Il nostro scopo – spiega il medico responsabile Osama Ishak - è prenderci cura, senza distinzione tra cristiani e musulmani, di tutti i malati, soprattutto dei più poveri, di chi non può permettersi di andare in altre strutture”.

Quello di Shubra, racconta padre Patricio Sciadini “è il miracolo di Santa Teresina, una ragazzina che vuole comunicare misericordia a tutti”. Diversi, infatti, sono i pazienti, “anche musulmani, che vengono a chiedere la grazia alla santa”.

I Carmelitani prestano servizio anche a Ras El Soda, quartiere tra i più poveri alla periferia di Alessandria con la scuola dell’Infanzia e l’Ospedale di Santa Teresa. Conosciuto semplicemente come l’ospedale delle suore, vede impiegati 30 medici e 8 infermieri e registra 5000 visite e 100 operazioni al mese.

6 nuove incubatrici a port said

A Port Said, una città sulla riva occidentale del canale di Suez a circa 200 km da Il Cairo, la Cei ha di recente finanziato il reparto di neonatologia e di terapia intensiva dell’ospedale cattolico Notre Dame de la Delivandre, dotato ora – grazie al contributo della Chiesa italiana, di sei nuove incubatrici.

Il taglio del nastro è avvenuto proprio in occasione della visita dei giornali della Fisc per mano di don Leonardo di Mauro e di padre Hanna Tewfik, della diocesi copto-cattolica di Ismailia, che insieme alle suore di Maria Bambina coordina la struttura. Come per l’Ospedale di Santa Teresa a Il Cairo, anche a Port Said le porte sono aperte a tutti, indipendentemente dal credo religioso. Le visite sono circa una cinquantina al giorno e come i pazienti, anche il personale – poco più 100 tra medici e infermieri – è di fede musulmana.

Soltanto il 10% di chi si rivolge al Notre Dame de la Delivandre non è in grado di pagare le cure di cui ha bisogno.  “Con il restante 90% di paganti – illustra padre Hanna – riusciamo ad andare avanti garantendo i servizi”. I più apprezzati sono senz’altro quelli di neonatologia e di ginecologia. Al mese sono circa quaranta i parti, per la maggior parte cesarei. Arrivano anche donne musulmane che hanno molta fiducia delle quattro suore che lavorano all’ospedale.

Alla Chiesa Italiana padre Hanna esprime un forte “sentimento di gratitudine. Non ci sentiamo lasciati soli. Siamo degli strumenti, come voi, per dare aiuto agli altri”.