Da questo numero di In Cerchio vi proponiamo ogni mese gli articoli finalisti del concorso 8xmille senza frontiere. Iniziamo con Il Nuovo Torrazzo della diocesi di Crema che ha vinto con l’articolo “Qui ho trovato gli angeli...” di Giorgio Zucchelli.
CASA DI ACCOGLIENZA
Chi meglio di coloro che usufruiscono dei servizi della Caritas ci può raccontare come funzionano e la loro importanza per chi si trova in difficoltà? Ascoltiamone alcuni.
“È stato un motivo economico che mi ha spinto a cercare ospitalità nella Casa di Accoglienza, ci racconta Luigi (i nomi sono di fantasia). Uscito dall’ospedale mi sono trovato senza casa e, tramite persone che conosco, sono entrato in Casa d’Accoglienza. Mi trovo bene, sto bene e sono contento di avere trovato chi mi ha aiutato.”
“Io sono qui – aggiunge Antonio – per mancanza di lavoro da tanti anni. Nel 2000 la mia azienda ha chiuso e mi sono trovato a spasso. I primi tempi mi sono arrangiato con i soldi che avevo da parte, ma piano piano la situazione è peggiorata e mi sono appoggiato a mia mamma. Poi la mamma nel 2014 ha avuto un ictus. Per un po’ sono andato avanti con qualche lavoretto. Fino a che ho potuto pagare un affittino ho tenuto un appartamento. Ma quest’inverno, a gennaio, avevo in tasca solo cento euro e non potevo più permettermi di pagare l’affitto e le bollette. Ero disperato e l’8 gennaio sono partito a vuoto con il treno. Sono sbarcato a Piacenza: ho bussato a un rifugio della Caritas. Mi hanno accolto... Non pensavo, a 60 anni, di arrivare a questo punto! In seguito mi hanno indirizzato nella Casa di accoglienza della Caritas; quando sono stato male, mi hanno fatto ricoverare, mi hanno rimesso in piedi, infine mi hanno detto: ‘Adesso è bene che torni a Crema’. E, a fine a giugno, sono sbarcato in via Toffetti. Mi trovo bene. Passata questa brutta stagione, spero di trovare qualche lavoro e dare il posto a un altro e ricucire un rapporto con i miei figli.”
E Domenico: “Il mio primo approccio con Caritas è avvenuto nel 2013, quando sono entrato in Casa di accoglienza per problemi di dipendenza dal gioco d’azzardo, da alcool e da cannabis. Ho seguito un percorso con il Sert. Ora è un anno e mezzo che sono fisso qui. Devo dire grazie a queste persone perché mi stanno aiutando tantissimo, anche a livello psicologico. L’unica cosa che mi dispiace è che tante altre persone non hanno questa possibilità. Perché se a Crema non ci fosse la Caritas... un povero non avrebbe nulla.”
Adesso Domenico collabora con la Casa come aiuto operatore. “Spero di poter uscire – conclude – per avere un futuro... ma anche allora non smetterò di collaborare con Caritas!”
DORMITORIO SAN MARTINO
Simone è un ospite del dormitorio di San Martino in via Civerchi. “Tempo fa sono finito nella ‘macchinina’ perché purtroppo sono rimasto senza lavoro, senza casa e senza soldi. Ora dalla mia macchinina vengo al dormitorio, racconta.” E in estate dormirai ancora in macchina? “Sono mie scelte: mi piace essere libero e non dipendere da nessuno. Mi sono sempre arrangiato”. Quanti siete in dormitorio? “Siamo in 18. Arriviamo la sera alle 8: facciamo la doccia... chi la fa, poi ci beviamo il tè, arrivano i volontari e chiacchieriamo un po’. Poi si dorme e si russa. Al mattino mi alzo presto, alle 8 la colazione: the, latte, brioche... e poi... via, tutti liberi, si passa la giornata, un po’ a destra, un po’ a sinistra.”
Claudio, vicepresidente della Caritas, spiega: “Qui al dormitorio la caratteristica non è essere straniero, ma essere anziano. Prima della crisi economica, quando una persona era in difficoltà, una soluzione la si trovava; oggi non la si trova più. Chi perde il lavoro a 45-50 anni con bassa scolarizzazione, bassa professionalizzazione, non riesce più a rientrarvi.”
Ascoltiamo anche, Filippo, un operatore del dormitorio. “Il mio lavoro prevede una parte di accoglienza nelle ore notturne, dalle 20 alle 22, quando si può accedere al dormitorio. La mattina gestiamo la fase dell’uscita dalle 7 alle 8.30 con le colazioni. A chiedere alloggio gli ospiti vengono direttamente e bussano alla nostra porta, oppure si rivolgono prima al centro di ascolto il quale poi li reindirizza qui.”
E finito l’inverno? “Chiudere il 30 aprile – risponde Claudio – è un’arma a doppio taglio: da una parte è un problema perché dispiace che la gente rimanga in giro, dall’altra è uno stimolo per attivare un progetto più serio per l’uscita dal bisogno. Alcuni ospiti del dormitorio vengono infatti in Casa d’accoglienza: purtroppo qualcuno rimane in giro e c’è di fatto un po’ di sofferenza.”
CASA DELLA CARITÀ
La Casa della Carità offre appartamenti d’emergenza per chi non ha casa. Ne usufruisce il giovane Christian: “Sono venuto qui per motivi di studio. I miei genitori mi hanno cacciato via di casa per motivi di disciplina... per farmi capire i valori della vita. Per fortuna sono finito in Caritas. Prima in Casa di accoglienza e, dopo qualche mese, in Casa della Carità. All’inizio condividevo l’appartamento con un’altra persona, ora sono da solo. Ho già finito di studiare, mi sono diplomato come tecnico delle industrie elettroniche e ora sto lavorando in un’azienda metalmeccanica di Bagnolo. Mi trovo bene”
Le prospettive? “Che il lavoro diventi stabile. Ora ho un contratto per tre anni come apprendista. Da giugno dell’anno prossimo sto pensando di trovare un appartamento e di essere autonomo. La mia è una bella azienda e non penso che mi lascino a casa, anche perché mi comporto bene e lavoro.”
Diversa la storia di Ferruccio: “Problemi di money mi hanno portato alla Casa di accoglienza come primo passaggio: poi ho conosciuto un angelo di nome Massimo che mi ha aiutato, mi ha dato delle direttive e la possibilità di arrivare alla Casa della Carità in appartamento. Lì ho conosciuto altri angeli che mi danno la possibilità di imparare nuove cose. Mi trovo benissimo. Se devo essere sincero, ero diffidente di questo mondo, però facendone adesso parte, lo sto rivalutando in modo molto positivo: non posso che parlarne bene.” Ferruccio ora sta collaborando con la Caritas e gestisce la segreteria.