«Abbiamo iniziato con un primo centro di formazione professionale circa 30 anni fa spiega il parroco, padre Hani e da allora abbiamo continuato, adattandoci ai tempi e cambiando indirizzo alla scuola». Oggi infatti nella scuola sono attivi un laboratorio meccanico, uno di falegnameria e una scuola alberghiera. Oltre naturalmente a aule per le materie tradizionali. E probabilmente uno dei segreti della scuola, del fatto che sia ogni anno scelta anche da centinaia di famiglie non cristiane, sta proprio nel fatto che dà una formazione, insegna un mestiere, in un Paese in cui il lavoro, da sempre, è tra i principali problemi. Anche per questo tra i progetti della scuola finanziati dalla C.E.I. cè la scuola alberghiera, lultima nata. Con i fondi arrivati dallItalia è stato possibile sistemare la cucina che viene anche usata, oltre che dagli studenti, anche da alcune famiglie profughe ospitate dalla parrocchia. Proprio attraverso la scuola, la formazione, si cerca anche di gettare dei semi di convivenza negli adulti di domani. Studiando insieme fin da bambini i ragazzi capiscono che cristiani e musulmani non sono degli esseri diversi, ma semplicemente il compagno di banco, lamico con cui si gioca a pallone.
Certo i problemi non mancano, ma si cerca il più possibile di lasciarli fuori. «La convivenza tra alunni di fedi diverse è buona spiegano i responsabili anche per la politica della scuola che prevede che i ragazzi siano qui per studiare; lo ripetiamo spesso: voi siete qui per essere buoni cittadini, non per essere cristiani o musulmani». Parole che da fuori possono sembrare forti, ma che fino ad ora sono state una delle chiavi per la, pur difficile, convivenza nel Paese.
Ma certo nessun luogo è unisola, e anche qui si vedono i problemi che affliggono il medio oriente. «A scuola i rapporti sono sereni ripetono gli insegnanti anche se fuori cominciano ad esserci i primi tentativi di insinuare dei fondamentalismi. Per questo come regola abbiamo che dentro alla scuola non si parla di politica o di religione, che devono restare fuori».
Fuori dai discorsi e dalle diatribe, ma non dai curricula scolastici, dove anzi le religioni, sia il cristianesimo che lislam, sono materia di studio. Tra i tanti problemi, resta aperto quello femminile. Non tanto nel corpo docente quanto proprio tra gli alunni. La scuola infatti è per ora solo maschile. E non per scelta. «La mentalità è molto rigida spiega una delle insegnanti mentre mostra le varie aule e le famiglie non manderebbero mai una figlia femmina in una scuola in cui ci sono anche ragazzi, anche se fossero in classi separate. Addirittura con alcune famiglie facciamo fatica a poter fare gli stessi colloqui con i genitori in quanto alcuni mariti non vogliono che le mogli vengano a parlare con noi insegnanti per il fatto che dovrebbero incontrare dei ragazzi. E poco importa se sono i compagni dei loro figli...». Situazioni estreme, numericamente ancora minoritarie, ma che ben fotografano quanto lavoro ci sia ancora da fare.