In occasione dell’ottava Giornata mondiale dei poveri (domenica 17 novembre 2024) Caritas Italiana pubblica la ventottesima edizione del Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, un lavoro che come di consueto ha l’intento di accendere i riflettori sul fenomeno della povertà, rendendo maggiormente visibili alle comunità, civili ed ecclesiali, le tante storie di deprivazione esistenti.
“Fili d’erba nelle crepe. Risposte di Speranza”, questo il titolo scelto per l’edizione 2024. Mentre la povertà assoluta continua a essere su livelli record, vari e multiformi fenomeni di disagio sociale si affacciano sul panorama italiano. Alcuni sono di vecchia data ma continuano a colpire in modo particolarmente allarmante. Si pensi ai problemi legati all’abitazione, un diritto da tempo negato a tante persone e famiglie, su più livelli di gravità. In altri casi, le problematiche si intrecciano ad una incompiuta o inadeguata implementazione delle risposte istituzionali. È il caso degli ostacoli che impediscono l’accesso alle misure alternative al carcere o delle barriere che limitano la fruizione delle misure di reddito minimo introdotte negli ultimi anni.
Eppure, nonostante le criticità che sfaldano il nostro vissuto quotidiano, si intravvedono nelle crepe dei fili d’erba verde, dei segni di speranza, le tante riposte, opere e servizi, messi in campo dalla comunità ecclesiale, dalla società civile, dall’associazionismo e dal volontariato, e che contribuiscono con il loro apporto a rendere più umano e dignitoso il nostro vivere.
La povertà assoluta in Italia interessa quasi 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione. Dall’analisi dei dati Caritas emerge che il lavoro povero e intermittente dilaga, con salari bassi e contratti atipici che impediscono una vita dignitosa. I giovani e le famiglie con figli sono le fasce più vulnerabili. Il disagio abitativo rappresenta un’emergenza, con famiglie senza casa o in condizioni abitative inadeguate. L’accesso all’istruzione e alle nuove tecnologie diventa un miraggio per fasce sempre più ampie della popolazione, alimentando le disuguaglianze.
Alcuni dati. Le persone accompagnate nel 2023 dai servizi Caritas (in rete con la raccolta dati) sono state 269.689. Dal 2015 a oggi il loro numero è cresciuto del 41,6%. Le povertà croniche e intermittenti aumentano: dal 54,7% al 59%. Cresce il disagio psicologico e psichiatrico tra chi si rivolge alla Caritas: dal 2022 al 2023 il numero di persone affette da depressione o malattie mentali aumenta del 15,2%.
Solo nel 2023 anche grazie ai fondi 8xmille destinati alla Chiesa cattolica, insieme al cofinanziamento delle Caritas diocesane, sono stati realizzati 430 progetti a sostegno di servizi socioeducativi per minori, adulti, anziani, centri diurni per l’accoglienza e housing, per mense ed empori, per la formazione giovanile, l’educazione sanitaria, a sostegno di persone vulnerabili, con disagio psicologico e psichiatrico, di famiglie, dei centri di ascolto.
Dietro i dati raccolti dalla Caritas ci sono volti, persone. Attraverso il Rapporto, sottolinea don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, “non vogliamo offrire solo una fotografia della povertà in Italia, ma intendiamo rilanciare l’invito a guardare oltre le cifre per riconoscere l’umanità ferita che vibra dietro ogni numero”.
“Di fronte a questa emergenza”, continua don Pagniello, “Caritas Italiana sceglie di farsi portavoce di una risposta coraggiosa e profetica. Una rete di accoglienza e di sostegno si estende in maniera capillare sul territorio nazionale: centri di ascolto, mense, dormitori e case di accoglienza diventano avamposti di una Chiesa che si fa ‘casa di carità’, aperta a tutti, senza distinzioni. Ma non può essere questa l’unica risposta possibile. Il vangelo ci chiede di dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, di vestire chi è nudo, visitare chi è in carcere, ma soprattutto di riconoscere nelle esistenze dei nostri fratelli più piccoli il profilo di Dio che ci chiede di guardare il mondo con gli occhi dei più poveri, di osare nuovi cammini e percorrere, accanto alle persone più fragili, strade inesplorate”.
Perché “Fili d’erba nelle crepe, risposte di speranza”? Perché la speranza è “un dono che ci permette di sognare non solo per noi stessi, ma per un mondo intero che attende di essere rigenerato dall’amore, che guida il nostro cammino, ci spinge ad ascoltare, incontrare e camminare insieme per costruire nuove opportunità per tutti”. Sapendo che i cristiani in particolare, come ricordava don Tonino Bello, non possono limitarsi a sperare, ma appartiene a loro il compito di dare gambe e “organizzare la speranza”.