In questo numero vi proponiamo un altro vincitore del bando giornalistico nazionale 8xmille senza frontiere 2017-2018 (FISC/CEI). Si tratta dell’articolo di Giovanni Lolli In questa casa si condivide, pubblcato su La Voce di Perugia.
Al Villaggio Santa Caterina di Solfagnano la Chiesa perugina accoglie anziani in difficoltà. La responsbile del Villaggio, Simonetta Cesarini, racconta all'incaricato diocesano Giovanni Lolli cosa si fa e quale è il contributo dato dall’8xmille.
Come è nata la casa Santa Caterina? “Nel 1995 il prof. Paolo Giammarioli, professore di Agraria, e sua moglie Caterina avevano una casa a Solfagnano. Decisero di ristrutturala per farne un agriturismo, successivamente pensarono di farne un’opera di carità dedicata agli anziani soli o in coppia”.
Lei è stata coinvolta fin dall’inizio in questa attività? “Sì, già da allora collaboravo all’interno della Caritas. L’idea di cosa fare di questa casa mi fu proposta dal vescovo Antonelli. Il complesso aveva 12 mini-appartamenti e una cappellina. Il professore fu generosissimo ma non voleva che la struttura fosse sconvolta, voleva che lasciassimo i mini-appartamenti come erano, ciascuno con la sua struttura”.
Come mai avete deciso di accogliere anziani soli? “Eravamo negli anni ’90, il censimento degli anziani già faceva vedere che una parte di essi, dall’1 al 2%, che vivevano soli erano a rischio di sfratto. Decidemmo allora di accogliere queste persone con difficoltà reali. Oggi la casa Santa Caterina è registrata come onlus ed è la realtà che tutti conosciamo”.
Quando avete cominciato l’attività? “L’inaugurazione è avvenuta nel 1995. Io mi ero laureata da poco, stavo iniziando la specializzazione in Geriatria e avevo intrapreso un percorso di consacrazione laicale. Mons. Antonelli mi propose di seguire questo progetto da volontaria. Partimmo un po’ alla garibaldina (io e una mia amica che condivideva lo stesso percorso vocazionale), felici di accogliere le persone più in difficoltà”.
Come è oggi la casa? “È stata riadattata negli anni. Il coretto della cappella è stato ristrutturato con il contributo di alcuni benefattori. La casa è ancora strutturata in mini-appartamenti. Per scelta, ogni appartamento ospita una persona, a meno che due persone si conoscano già e gli proponiamo di vivere insieme. Questo è importante: lavoro ormai da tanti anni all’interno delle residenze protette e mi interesso molto del discorso dell’abitare nella terza età: ho visto che una camera doppia per una persona anziana che ancora si relaziona non permette la giusta privacy. Una persona che ha perso casa o che comunque non si può permettere un affitto (perché sono questi, finora, i nostri ospiti) vede come essenziale avere un suo spazio riservato dove ricreare la propria vita e portare i propri ricordi. Gli appartamenti sono collegati da spazi comuni. Ho sempre abitato insieme con loro, c’è una seconda persona a tempo pieno e una part-time che sono di riferimento per lo svolgersi delle necessità quotidiane. Attorno a questo nucleo vi sono dei volontari che garantiscono le varie attività. Ogni appartamento ha il suo angolo cucina, un piccolo tinello, una camera da letto e un bagno; sono piccole ma complete unità abitative, che consentono una discreta autonomia senza però rimanere isolati. Abbiamo la convenzione con il Comune per i pasti domiciliari, questo perché i nostri ospiti sono tutti in una fascia minima di reddito. Ci sono spazi comuni in cui stiamo insieme, prendiamo i pasti e che condividiamo con gli abitanti del territorio limitrofo. C’è una portineria la notte. Ogni anziano ha in camera un campanello per le urgenze, che corrisponde al mio appartamento o, in mia assenza, a quello di un altro abitante che si presta a questo servizio”.
Quali sono le modalità di vita della casa? “Fin dall’inizio abbiamo scelto che gli appartamentini non dovessero funzionare come se fossero in affitto. Noi dovevamo condividere la vita di queste persone in difficoltà. Gli anziani hanno un giardino che curano e condividono. Ciascuno coltiva i propri interessi, ogni ospite ha qualche abilità particolare, chi l’orto, chi il giardinaggio, chi la cucina, chi il cucito. La casa è aperta ai volontari e può sostenersi così anche per il loro lavoro. Non utilizziamo però il volontariato perché ‘ci fa comodo’, ma soprattutto perché la casa è una palestra di carità”.
Come vi aiuta l’8xmille? “L’8xmille per noi è vitale. Io dico che è una forma moderna di Provvidenza: se non lo avessimo avuto, molto di quanto abbiamo fatto non ci sarebbe. È vero che ogni anno diciamo: ‘Oddio, ce li avremo questi soldi? Arriveremo a pagare la bolletta del riscaldamento?’. Per noi questo contributo è vitale. Perciò ho accettato volentieri questa intervista, perché dobbiamo all’8xmille molta gratitudine”.
Che tipo di situazioni hanno le persone che accogliete? “Sono persone come noi che hanno avuto la sfortuna di trovarsi in difficoltà. Alcuni non hanno rapporti con i figli che non li soccorrono, altri sono soli, non sposati o vedovi. Molti anche di quelli che vengono da noi hanno una pensione minima, ma, non avendo problemi di disabilità, non hanno integrazioni economiche, spesso non riescono ad andare avanti e si trovano poi peggio degli altri. Quindi il contributo dell’8xmille in primo luogo, poi la carità che ci viene fatta e ciò che il prof. Giammarioli ci ha lasciato ci permettono di sostenere queste persone estremamente fragili e disagiate. In questi anni abbiamo accolto circa 75 persone, oggi con loro siamo come una grande famiglia. Attualmente ospitiamo anche persone ‘giovani’ (non ancora 65enni) che, avendo avuto problemi di salute, hanno perso il lavoro. L’assegno di invalidità che ricevono è di circa 200 euro al mese, ma cosa ci si fa con 200 euro al mese? Per continuare ad assistere queste persone abbiamo dovuto tenere duro, lo abbiamo fatto per loro. Non abbiamo contributi da parte del Comune. Le difficoltà ci sono state, il Signore però ha voluto che andassimo avanti perché c’è stata anche tanta opera della Provvidenza, e l’8xmille è stata una mano importante della Provvidenza! Siamo una onlus vera, per noi l’8xmille è importante, e lo aspettiamo come la manna dal cielo!”.