con molto piacere e, credetemi, con vera amicizia saluto e ringrazio tutti i convenuti...Prendo la parola per un breve saluto che naturalmente non può entrare nel merito del nostro Convegno, ma vuole semplicemente enunciarne II tema, dare il benvenuto e augurare buon lavoro a tutti. Ci ritroviamo, dunque, per riflettere sul Sovvenire nelle parrocchie per una Chiesa libera di servire tutti. Sappiamo bene che, come afferma il papa nella Evangelii Guadium: «La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l'unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suo; figli e delle sue figlie. Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell'ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell'annuncio, della carità generosa, dell'adorazione e della celebrazione. [ ... ] Però dobbiamo riconoscere che l'appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione» (n. 28).
Il nostro compito, dunque, è collaborare alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie, attraverso la carità solidale del Sovvenire, consapevoli, peraltro, che parrocchie creativamente e completamente missionarie avranno il cuore sempre più aperto alla carità. E, d'altra parte, il contatto con le famiglie e con la vita del popolo, attraverso le comunità parrocchiali, evangelizzerà l'impegno stesso per il Sovvenire, impedendone la burocratizzazione o una gestione da gruppo ristretto ed autoreferenziale.
Quindi sarà un reciproco aiuto solidale, in una piena comunione ecclesiale, perché le comunità cristiane siano fatte libere e siano libere davvero: libere dalla mentalità del mondo, sempre più chiusa; libere da ideologie che innalzano muri e fomentano paure, pregiudizi ed esclusioni; libere da egoismi individuali e collettivi.
E questa liberazione farà si che le comunità siano poi, a loro volta, agenti di liberazione evangelica, a servizio degli uomini e delle donne, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono. Siamo convinti che, alla luce della Parola e nutriti dal Pane eucaristico, questo cammino di conversione comunitaria è, non solo auspicabile, ma anche possibile, se apriremo sinceramente i nostri cuori al soffio dello Spirito.
Come affermò il grande Paolo VI nella Evangelii Nuntiandi, spesso richiamata anche da papa Francesco: «Colma del conforto dello Spirito Santo, la Chiesa cresce. Lo Spirito è l'anima di questa Chiesa. È lui che spiega ai fedeli il significato profondo dell'insegnamento di Gesù e del suo mistero. [ ... ] Senza di lui la dialettica più convincente è impotente sullo spirito degli uomini. Senza di lui, i più elaborati schemi a base sociologica, o psicologica, si rivelano vuoti e privi di valore. Noi stiamo vivendo nella Chiesa un momento privilegiato dello Spirito» (n. 75).
Sì, anche nel nostro Mezzogiorno, ancora così martoriato e piagato, le nostre Chiese fioriscono quando si aprono al soffio dello Spirito, in una terra che potremmo dire ricca di 'periferie', nel doppio senso: che presenta tante realtà di periferia e che le periferie povere costituiscono la sua evangelica ricchezza. E le nostre parrocchie diventano case e scuole di speranza, per incoraggiare i cuori e rendere salde le ginocchia che vacillano davanti alle tante difficoltà della perdurante eppure quasi dimenticata 'questione meridionale'.
Non abbiamo certo timore a riprendere e a pronunziare ancora questa espressione: anche come caro e sincero omaggio ad un grande Vescovo di questa diocesi, Mons. Nico!a Monterisi, definito da Giovanni Paolo Il, nella visita pastorale a Salerno del 26 maggio 1985, «pioniere della ancora aperta e complessa questione meridionale». Iniziamo allora i nostri lavori e mettiamoli nelle mani materne di Maria.