La forza e la coesione di una comunità si vedono proprio nei momenti più difficili e la pandemia che stiamo affrontando ne è un esempio lampante. L’impatto sociale è stato, davvero, devastante e a pagarne lo scotto maggiori sono state le persone più bisognose e fragili.
Eppure la rete di solidarietà non si è fermata, anzi: operatori, volontari e tutti coloro che hanno a che fare con i più deboli, hanno cercato di fare del proprio meglio per far fronte alle difficoltà create dal Covid-19. Con inventiva, determinazione e buona volontà sono riusciti a continuare la propria opera, reinventandosi e adattandosi alla difficile situazione.
Tra questi, figurano anche le persone impegnate a portare avanti gli oltre 8.000 progetti all'anno istituiti dalla Chiesa cattolica grazie ai fondi raccolti con l’8xmille. Sacerdoti, suore, operatori e volontari hanno infatti continuato a dedicarsi ad aiutare e supportare chi si trova in difficoltà, offrendo sollievo e speranza in futuro più luminoso, da costruire insieme.
Spesso, quando si parla di solidarietà, si è portati ad immaginare luoghi lontani e distanti quando, spesso, sono più vicini di quanto si possa pensare. In effetti, in tutta Italia sono presenti centri, organizzazioni, mense, empori solidali, iniziative cui si può offrire il proprio contributo e sostegno.
Potrebbe sembrare incredibile scoprire che, a due passi da casa, si trova una casa d’accoglienza, o una mensa della Caritas...per aiutare la comunità a rendersi conto di ciò, sul sito dell’8xmille alla Chiesa Cattolica è possibile consultare i progetti attivati grazie a tali fondi tramite la Mappa 8xmille: selezionando una provincia, infatti, si otterrà la panoramica dei progetti presenti.
Tali progetti hanno continuato ad essere attivi anche durante la pandemia, riuscendo ad affrontare l’emergenza: questo a testimoniare che “l’amore non si è fermato”, ma ha continuato a circolare, sempre più forte.
Ad esempio, a Rimini è presente un bel progetto dedicato agli anziani, il “giro nonni”. Nasce come consegna pasti caldi, dove 21 volontari si alternano per prendersi cura di 54 anziani soli, per 365 giorni l’anno; eppure è molto di più di questo.
L’incontro, infatti, è l’occasione per gli anziani di scambiare due parole con i ragazzi che li vanno a trovare, trovando un po’ di sollievo dalla solitudine: infatti, le persone che beneficiano di questo aiuto non dispongono di una rete di familiari vicini.
Ecco la vera forza del progetto, ovvero il rapporto che si crea tra anziano e volontario: il primo, che attende la visita come un nonno con il proprio nipote; il secondo, che ha piacere a chiedere un consiglio. Nasce, così, un sano affetto: spesso, infatti, accade che questi nipoti acquisiti vadano a far visita ai loro nuovi nonni anche al di fuori dell’orario di servizio.
Tutto questo porta ad un grande arricchimento sia per gli anziani, che ricevono sostegno e compagnia, sia per i volontari stessi, che hanno l’occasione di mettersi in discussione: a volte, basta davvero un piccolo gesto gratuito per dare serenità a chi ne ha bisogno.
Questo progetto è stato estremamente importante durante il periodo di pandemia, non solo per il supporto umano offerto, ma anche per l’attenzione nei confronti degli anziani, maggiormente esposti al contagio: limitare le loro uscite, infatti, è significato, anche, preservarne la salute.
(Today.it, in collaborazione con il Servizio Promozione CEI)