SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Doppio ritratto >> Parrocchie nei luoghi simbolo dell'unità italiana

SOLFERINO (MANTOVA), SAN NICOLA DI BARI VESCOVOQui la fraternità è nata su un campo di battaglia Solferino, teatro di una battaglia sanguinosa da cui è nato un fiore di pace. Era il 24 giugno 1859 quando gli eserciti austriaco e franco-piemontese si affrontarono per 14 ore. Fu uno degli scontri più cruenti non solo del Risorgimento […]
2 Agosto 2017

SOLFERINO (MANTOVA), SAN NICOLA DI BARI VESCOVO
Qui la fraternità è nata su un campo di battaglia
 
Solferino, teatro di una battaglia sanguinosa da cui è nato un fiore di pace. Era il 24 giugno 1859 quando gli eserciti austriaco e franco-piemontese si affrontarono per 14 ore. Fu uno degli scontri più cruenti non solo del Risorgimento italiano, ma delle guerre europee dell’epoca. Caddero 14mila austriaci, 15 mila franco-sardi, con ungheresi e polacchi. Lo svizzero Henry Dunant, sconvolto dalla carneficina, pochi anni dopo fondò la Croce Rossa. Oggi, per fare in modo che i fedeli non diano mai per scontati i valori di solidarietà e fratellanza fra i popoli, don Simone Pecorari, il giovane parroco di Solferino, continua a promuovere progetti missionari. Come il sostegno agli studi di giovani in un istituto delle suore Benedettine della carità in Romania, avviato 17 anni fa dal suo predecessore. «L’opera si chiama “Ai carte, Ai parte”, che in rumeno significa ‘se hai un’istruzione, avrai un domani migliore» spiega il parroco. Cuore della pastorale ordinaria nel paese del Mantovano, che conta 2.600 anime, è d’altronde la famiglia. E punta all’educazione anche la recente esperienza delle unità pastorali, che come dice il parroco «è nata per far sentire i cristiani responsabili di una Chiesa che va oltre i confini della parrocchia». Dunque gli stessi valori del sovvenire e dell’offerta donata per il sostentamento di tutti i preti diocesani, vicini e lontani. E i fedeli sono invitati, aggiunge don Simone «a maturare la capacità d’invocare nuove vocazioni».
 
 
TEANO (CASERTA), SAN CLEMENTE NELLA CATTEDRALE
A questa antica porta si può sempre bussare
 
Una chiesa piccola nei numeri, ma non per storia e ruolo di riferimento tra i fedeli. Delle tre parrocchie di Teano, quella di San Clemente nella cattedrale, guidata da 20 anni da don Tommaso Nacca, 42 anni di sacerdozio e presidente dell’Istituto diocesano sostentamento clero «conta circa 450 abitanti. Ma è l’anima della diocesi» spiega don Tommaso. «Ed è il centro delle attività diocesane. Dalla liturgia della cresima, amministrata dal vescovo o da un suo delegato l’ultima domenica dei mesi dispari, fino alla pastorale giovanile, con arrivi da tutti i paesi vicini per l’incontro col vescovo ogni ultimo venerdì del mese». Teano, città-simbolo della fine dell’impresa dei Mille e dell’incontro tra Garibaldi e il re di un’Italia appena unificata, ha una storia millenaria e radici cristiane tra le più antiche della Penisola. «Negli anni è cambiata molto, purtroppo non in meglio» spiega il parroco. «La disoccupazione dilaga, e oggi affrontiamo problemi come la disgregazione sociale, segnata anche dal pullulare di centri commerciali», nuovo magnete nelle abitudini di molte famiglie. «Per questo insistiamo sulla formazione, è un lavoro continuo» prosegue don Tommaso. I fedeli rispondono con l’alta affluenza alle iniziative in cattedrale. Anche sul fronte della corresponsabilità economica: «Grazie alla generosità della nostra gente, raggiungiamo tante persone in difficoltà, sia attraverso la Caritas che con aiuti diretti a chi bussa a queste antiche porte».