SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

L'editoriale

 La fede nella mia vita l’ho scoperta tardi. Nella mia infanzia a Napoli, dove sono nato, purtroppo l’esperienza della parrocchia mancava. Perché c’era la guerra e la città era in macerie. La chiesa di Santa Lucia a Mare nel nostro quartiere era stata bombardata.La prima Comunione fu a Napoli, e la cresima a Roma, perché […]
2 Agosto 2017
 La fede nella mia vita l’ho scoperta tardi. Nella mia infanzia a Napoli, dove sono nato, purtroppo l’esperienza della parrocchia mancava. Perché c’era la guerra e la città era in macerie. La chiesa di Santa Lucia a Mare nel nostro quartiere era stata bombardata.

La prima Comunione fu a Napoli, e la cresima a Roma, perché ci eravamo già trasferiti. Ma quei due momenti non li capii profondamente. Negli anni poi, a causa del lavoro di mio padre, ho viaggiato spesso, per cui non avevo neanche la possibilità di inserirmi e fare un percorso nella comunità parrocchiale.
 
Nonostante quel difficile periodo storico, ho vissuto una vita agiata perché i miei genitori, anche sotto le bombe, non mi facevano sentire il dramma della guerra. Facevano apparire tutto come se fosse un gioco. Anche quando dovevamo correre a nasconderci nelle grotte, aspettare ore e ore, se non giorni, prima di riemergerne quando suonava la sirena del cessato allarme aereo. Insomma ho vissuto nella serenità, senza patimenti.
 
Al punto che a questo benessere attribuisco la “colpa” di avermi fatto vivere in un ambiente ovattato che mi impediva di capire chi fossi veramente. Così ho scoperto solo da adulto di essere credente. A 28 anni diedi una svolta al mio stile di vita, lo ricordo come una folgorazione. Mi chiedevo: “ma tu chi sei?”, perché non lo sapevo. “Hai fede in qualche cosa?”.
 
Ero scosso, turbato. E lasciai tutto partendo senza soldi per un Paese che non conoscevo. Arrivai in Venezuela mentre la rivoluzione era in corso (era il 1957 e avrebbe portato il Paese ai primi governi non militari, ndr), c’erano uccisioni per le strade. Mi rifugiai da un ingegnere Italiano al quale chiesi un lavoro e, da guascone, accettai il posto di un suo dipendente che era stato ucciso. Iniziai così a lavorare alla costruzione di strade. Ho passato nella giungla amazzonica un anno e mezzo, a contatto con gli indios.
 
Fu lì, tra loro, che capii che credevo in Dio, che ne avevo bisogno. Riflettevo sul sacrificio di Cristo per noi. Una morte atroce, con cui Dio ci mette sempre in guardia dallo scegliere il male. Da allora non posso stare senza Dio e la Chiesa. E oggi, a 83 anni, vivo anche nel rispetto costante della morte che si avvicina. Sono convinto che solo quando arriverà capiremo tutto.
 
Intanto, mentre ancora possiamo solo interrogare il mistero della nostra vita, di Dio che ci è sempre vicino, come avvertiamo di più in questo periodo di Natale, il ruolo dei sacerdoti è essenziale e difficilissimo in un mondo in cui sembra contare solo l’apparenza.
 
Da loro riceviamo l’aiuto fondamentale: ci indicano una direzione sicura, verso la Luce che guida i nostri passi.
 

 
IL SIGNOR P.
Una vita intensa oltre il cinema
 
degli spaghetti western, Carlo Pedersoli è stato uno dei migliori nuotatori italiani, due volte olimpionico negli anni ’50 ai Giochi di Helsinki e Melbourne. Suona il piano, parla 5 lingue, è stato bibliotecario a Buenos Aires e ha il brevetto di pilota. A 28 anni ha lasciato una vita dorata per il Venezuela, dove ha lavorato alla costruzione della Panamericana.
 
Al rientro, il cinema. Oltre 110 pellicole (molte in coppia con Terence Hill-Mario Girotti). E ruoli nel cinema d’autore, come in Cantando dietro i paraventi di Ermanno Olmi. Sposato, ha 3 figli. La rivista Usa Time lo ha inserito nella lista degli attori-icona italiani più popolari del mondo. Ha appena compiuto 83 anni.