SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Il cammino della Chiesa con i più poveri d’Africa

È difficile credere che in un Paese ricco di risorse minerarie e paradiso della biodiversità (il 90% delle sue flora e fauna non si trova altrove), l’80% della popolazione viva con meno di un dollaro al giorno. Eppure in Madagascar petrolio, oro, diamanti e miseria convivono perfettamente. Minato da instabilità politica, dopo il colpo di […]
2 Agosto 2017

È difficile credere che in un Paese ricco di risorse minerarie e paradiso della biodiversità (il 90% delle sue flora e fauna non si trova altrove), l’80% della popolazione viva con meno di un dollaro al giorno. Eppure in Madagascar petrolio, oro, diamanti e miseria convivono perfettamente. Minato da instabilità politica, dopo il colpo di stato militare del 2009 dell’ex dee-jay Andry Rajoelina, il governo privo di riconoscimento internazionale è costato all’isola l’embargo economico. Nel 2013 il voto è stato posticipato e non si esclude un nuovo esecutivo di transizione. «Il Paese vive una fase complessa» riferisce mons. Rosario Vella, italiano e vescovo di Ambanja dal 2007 «e i diritti minimi, come istruzione e accesso alle cure mediche, non sono garantiti». Il più delle volte la Chiesa è l’unica istituzione a prendersi cura degli ultimi, anche nella più remota brousse, la boscaglia malgascia. È qui che si trova il villaggio di Tsarahasina, dove nel 2010 è nata la missione cattolica affidata a padre Bertrand de Bourrand. Quando il sacerdote è arrivato, c’era solo una chiesa.

Oggi Tsarahasina conta un dispensario e quattro scuole (oltre 600 gli iscritti alla più grande). La qualità dell’istruzione cattolica è nota in Madagascar, dove il tasso di analfabetismo tocca il 80% e il bisogno di formazione si estende al corpo insegnante, agli animatori e ai catechisti. «Sono venuto qui per annunciare Gesù» spiega il religioso «e questo annuncio prevede anche un aiuto concreto per la popolazione e lo sviluppo». Alla missione fanno riferimento 27 villaggi. Per la mancanza di strade padre Bertrand percorre a piedi decine di chilometri. Non è il solo: nel nord dell’isola animista i cattolici sono minoranza (tra il 2 e il 15%) e i sacerdoti camminano per raggiungere anche comunità di 10 o 15 persone. Tra le priorità, anche le nuove generazioni: in tanti già a 12 anni sono costretti a trasferirsi in città per la scuola secondaria. E la diocesi di Ambanja ha creato per loro dei “villaggi” in cui gli studenti vivono, affidati alle cure di famiglie o di religiosi «perché siano al sicuro dal reclutamento nelle bande criminali o dallo sfruttamento nella prostituzione dilagante» spiega monsignor Vella. Anche dalle firme è arrivato un contributo alla formazione dei giovani a rischio per circa 86 mila euro.

Quanto alla tutela della salute, nel Paese solo il 15% degli abitanti ha accesso a cure mediche di base, a pagamento. Molte famiglie restano senza terapie, per povertà o perché lontani da un ospedale. Così la presenza dei ambulatori cattolici significa speranza. Come il dispensario maternità di Marovoay, nella diocesi di Mahajanga: grazie all’8xmille ha acquistato i pannelli solari che garantiscono elettricità alla struttura, riferimento anche perché fornisce latte ai bambini malnutriti (l’isola è al 6° posto nel mondo per malnutrizione infantile). «Attraverso i dispensari» dice padre Bruno Dell’Acqua, missionario carmelitano ed economo della diocesi di Mahajanga «la Chiesa non salva solo vite umane, ma ricorda ai malgasci che non sono soli».

 

CON LE NOSTRE FIRME
Aiuti all’«isola verde», anche nelle emergenze
Il Madagascar, sfigurato dalla deforestazione e depauperato di risorse, con l’instabilità politica ha visto diminuire le tutele per i suoi abitanti, mentre molti aiuti internazionali sono stati sospesi. La Chiesa Italiana dal 1991 ad oggi ha inviato fondi per 32,7 milioni di euro, a sostegno di 300 progetti. Dall’alfabetizzazione alla formazione professionale agricola, meccanica, informatica, con training per gli insegnanti (o i genitori ‘maestri’ nelle scuole rurali). Grazie alle firme ha portato soccorsi anche nelle emergenze causate dai tifoni, tra 1997 e 2004 (180mila euro).

P. I.