SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

«Quando ci perdiamo
in nostro aiuto arriva la
fede»

È uno dei volti più amati del cinema italiano, creatore di maschere entrate nell’immaginario collettivo, tra disincanto e comicità travolgente. È un premiato dal pubblico Carlo Verdone, oltre che negli anni, fra l’altro, anche da 8 Nastri d’argento e 8 David di Donatello. Borotalco, Compagni di scuola, fino al recente Sotto una buona stella. Una […]
2 Agosto 2017

È uno dei volti più amati del cinema italiano, creatore di maschere entrate nell’immaginario collettivo, tra disincanto e comicità travolgente. È un premiato dal pubblico Carlo Verdone, oltre che negli anni, fra l’altro, anche da 8 Nastri d’argento e 8 David di Donatello. Borotalco, Compagni di scuola, fino al recente Sotto una buona stella. Una carriera da 45 film (tra interpretati e diretti), passando per tv, doppiaggi (il cartoon La Gabbianella e il gatto), video musicali, direzione di opere liriche e un’autobiografia La casa sopra i portici (Bompiani, 2012), diario intimo e creativo scritto ripercorrendo le stanze della casa, di fronte al Gianicolo, in cui è nato e cresciuto. Nel film Oscar 2013 La Grande bellezza è suo il volto ‘da Flaiano fallito’ del commediografo senza più illusioni nell’Italia (e nella Roma) di oggi. Della sua ricerca di Dio e di uno sguardo sulla vita senza superficialità né presunzione, ricevuto dai suoi e trasmesso ai figli, ha parlato con Sovvenire.

Come ricorda il primo incontro con la fede?
La fede va a percorsi tortuosi. Inizia imparando a memoria risposte sul catechismo e continua magari, com’è stato per me, diventando lupetto nella congregazione mariana Regina Apostolorum, in via dei Baullari. Servivo anche Messa la mattina a Santa Caterina da Siena, in via Giulia, dove andavamo con la mia famiglia la domenica. Molto di più hanno influito l’insegnamento e la sensibilità che i miei genitori hanno trasmesso a noi figli. Erano cattolici osservanti, affatto bigotti, anzi felici e liberi. La fede cresce pian piano con noi, come il corpo cresce anche l’anima in qualche modo. Ed è la cosa più difficile al mondo: il vero credente supera alti e bassi. La fede è rincorrere la fede, c’è poco da fare!
Come ha vissuto da figlio e da padre l’educazione a credere?
Guardi, mia madre, seguendo insegnamenti che lei stessa aveva ricevuto, una volta al mese andava al cimitero Verano a portare i fiori. Mi chiedeva sempre di accompagnarla e lo facevo volentieri. Il vederla così devota, rispettosa nel fare quei gesti nei confronti di chi ci ha dato la vita e ora non c’è più -perché lei portava i fiori a suo padre, cioè mio nonno- mi ha trasmesso l’idea del cimitero come luogo di grande pace e serenità. Molti si spaventano, si intristiscono. Io non mi sono mai depresso, anzi. Era bello condividere con lei quei momenti. Mi hanno insegnato anche a rivolgermi a questa anime per chiedere loro un aiuto. Poi lì lei mi raccontava anche tanti aneddoti di vita sui defunti che riposavano vicino alla nostra tomba di famiglia. Perché era anche molto spiritosa mia madre, pur con questo lato spirituale che mi ha trasmesso. In qualche modo l’ha assorbito anche mio figlio Paolo, che è un ragazzo profondo, di cui sono molto fiero, come lo sono di sua sorella.
Negli anni ha incontrato sacerdoti importanti per la sua vita?
Ce ne sono stati di speciali. Uno era un pretino che quando giocavo sul terrazzo di casa mia, a ponte Sisto, vedevo passeggiare per strada leggendo il Vangelo. Cominciai a salutarlo, lo incontravamo per strada con mia madre. Era un prete polacco, Teodoro Kościan. Mi volle chierichetto alla sua prima Messa. Poi si trasferì negli Stati Uniti per insegnare, ma siamo rimasti in contatto epistolare per anni. Per me è stata una persona straordinaria. E poi il cardinale Ersilio Tonini, di cui ero amico. Energico, lucido, il racconto della sua vita sembrava un film di Ermanno Olmi tipo L’albero degli zoccoli. Quando gli diedi da vedere il mio Al lupo al lupo mi disse lui: “L’ultimo film che ho visto è del 1940…”. “Monsignore -ribattei- se cominciamo così, allora questo film non lo vedrà mai!”. Poi gli piacque molto, si era commosso per la scena finale, e mi disse: “Mi hai fatto vedere un film a colori, finalmente”. E poi c’è un prete che oggi è punto di riferimento per me e i miei figli, oltre che un caro amico, don Filippo Di Giacomo.
Nonostante la notorietà, lei è sempre stato attento e “accessibile” al suo pubblico, anche in modi speciali. La fede ha a che fare con questa scelta?
La fede, come ho detto, è rincorrere la fede senza abbandonare mai il legame con la preghiera, neanche quando ci perdiamo e non sappiamo farci una ragione di ciò che ci accade. Tempo fa nel mio quartiere c’era una donna a cui restava poco da vivere e mi fu detto che aveva il desiderio di conoscermi. La incontrai, rovinata dal suo male. Mi disse con un filo di voce che voleva ringraziarmi per tutto il tempo del divertimento che le avevo regalato con i miei film.
Mi fece molta impressione. Le dissi che mi rendeva meriti che forse non avevo, ero solo un commediante. Ma lei ribatté che non era così, che io sapevo “leggere” le anime, raccontando la realtà della vita. Uscii molto dispiaciuto, perché sapevo con questa persona non ci sarebbe stata una seconda volta. Ora nel quartiere si è sparsa la voce che Verdone va a trovare le persone malate e così nei bar mi trovo i foglietti con sopra scritto: “ho mia figlia malata, potrebbe venire a farle un saluto?”. Alla fine sinceramente credo di dover essere io a ringraziare, perché tutto questo affetto mi spinge a continuare a lavorare, dopo 35 anni di cinema, che non è poco.
Quello che le sto dicendo potrebbe essere l’inizio di un film, anche se il produttore farebbe muro perché non è abbastanza allegro. Le commedie però, con un bravo autore, riescono anche a rendere più leggeri i drammi che mettono in scena. Forse nella mia vita sono riuscito a fare qualcosa di buono, se uno in punto di morte mi vuole incontrare per ringraziarmi. Che sono stato utile nel mio piccolo, per una manciata di minuti, ti pare niente!