SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Davanti al Padre
con le parole
dei Salmi

  Proseguiamo in questo numero l’indagine sulla preghiera, interpellando i sacerdoti. Ecco alcune riflessioni, affidate a mons. Roberto Vignolo, docente di Teologia biblica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e al seminario arcivescovile di Lodi. La Sacra Scrittura ci esorta a rivolgerci a Dio e ci insegna come invocarlo nelle incertezze della nostra fede. Ad esempio […]
2 Agosto 2017

 

Proseguiamo in questo numero l’indagine sulla preghiera, interpellando i sacerdoti. Ecco alcune riflessioni, affidate a mons. Roberto Vignolo, docente di Teologia biblica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e al seminario arcivescovile di Lodi. La Sacra Scrittura ci esorta a rivolgerci a Dio e ci insegna come invocarlo nelle incertezze della nostra fede. Ad esempio partendo dai Salmi, come nello stile di Gesù, della Chiesa delle origini e come propone ai fedeli il Concilio Vaticano II.

Al tema mons. Vignolo ha dedicato alcuni saggi recenti: Un libro nelle viscere. I Salmi, via della vita (2011) e Nei passaggi dell’anima. Come i Salmi diventano preghiera (2012) curati con madre Maria Ignazia Angelini (ed. Vita e Pensiero).
PERCHE' PARTIRE DAL SALTERIO?
Perché i Salmi sono il ‘libro degli affetti’, diceva un dottore della Chiesa come Atanasio di Alessandria. Fanno da specchio alla nostra anima, rendendoci consapevoli degli atteggiamenti e dei sentimenti della nostra esistenza. Ci mostrano la via per risanare il cuore, invocando il Signore nel modo più sicuro e fruttuoso. Ci insegnano la ‘lingua madre’ per diventare suoi figli. Spesso piove luce nella nostra anima dall’invocazione del nome di Dio, in ogni situazione della vita. Perché Egli non è un Dio remoto, ma ‘Padre nostro’: vicino a noi attraverso Gesù, l’Emmanuele, proprio attraverso l’invocazione del Suo nome, e per questo ancora più misterioso.
NEL PADRE NOSTRO CHE GESU' CI HA INSEGNATO C'E' IL SEGRETO DEL DIALOGO TRINITARIO
Qualunque preghiera non può che essere trinitaria. Preghiamo il Padre attraverso il Figlio nello Spirito. Gesù ci ha istruiti a pregare nel Suo nome per essere garantiti da un autentico esaudimento. Nel Vangelo l’esperienza della fede emerge in invocazioni dirette della salvezza che può venire attraverso Gesù, da parte della cananea, del centurione e di Bartimeo, che nel lamento invoca perdono: ‘Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. La preghiera di supplica ci dà la grazia di presentare davanti a Dio anche le situazioni più disperate, come nel salmo 22, pronunciato anche da Gesù in croce, ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Perché Dio è Colui che si è rivelato per essere interpellato. L’orante può essere anche risentito perché Lui non interviene: ‘fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?” (salmo 13). Ma lo chiamiamo perché è nella Sua misericordia che abbiamo confidato. Cioè il salmo stesso contiene un movimento di trasformazione che ci guiderà a passare da sfiducia e lacerazione, ad una vera svolta di confidenza nella presenza di Dio.
ALLORA LA PREGHIERA DI DOMANDA E' UN 'PONTE' VERSO LA LODE?

Domandare e lodare sono facce della stessa medaglia. Pregare è metterci davanti al Volto del Padre. La preghiera ci rivela la nostra vocazione umana, che è essere Suoi figli, in ascolto di Lui. Le invocazioni dell’Antico Testamento probabilmente prevedevano nella preghiera di supplica un momento di silenzio, riservato all’ascolto e all’attesa di Dio. Ce lo mostrano la preghiera di Anna, madre del profeta Samuele (1 Sam, capp. 1-2), con i salmi 22,37, 38 e 39. Dunque un momento contemplativo per eccellenza, in cui alla fine ci si affida all’iniziativa del Signore per esserne trasformati. Dalla preghiera cioè si deve uscire diversi da come siamo entrati. E nel salterio c’è questa via di trasformazione, ‘ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà” (salmo 40).

Spesso il nostro io fa da ostacolo nel dialogo con il Padre, ci rende più difficile ascoltarlo.
Spesso sovrapponiamo la nostra voce alla Sua. Dobbiamo diventare migliori ascoltatori sia di Lui che di noi stessi, ma non dei nostri pregiudizi, di quello che preferiamo. Lo Spirito Santo, unico maestro nella preghiera, ci insegna a entrare in sintonia con l’iniziativa di Dio, che ha sempre una sua novità, ogni giorno, e a discernere la sua volontà. Se cerco troppo qualcosa, non la troverò, legato come sono all’idea che me ne sono fatto nella mia mente. Servono vera ricerca e umiltà dell’attenzione per accogliere ciò che è più spiazzante e divergente dalle nostre iniziative.
Spesso abbiamo l’impressione di non essere esauditi.
Il Padre è Colui che sempre ascolta la preghiera. Si preoccupa anche dello studente che lo invoca prima dell’esame, la cui preghiera è validissima se fatta con cuore sincero. Ma vale il principio manzoniano per cui se il Signore non esaudisce subito una supplica, è perché ha in mente qualcosa di più in cui vuole coinvolgerci.
È un Dio sempre più grande delle nostre attese immediate, capace di trarre il bene dal male, oltre le nostre aspettative. Pensiamo all’invecchiare che, in un certo senso, è un mistero anche più grande della morte. Dobbiamo imparare a fidarci del Padre, di ciò a cui Lui può destinarci, e in questo la scuola dei Salmi è impareggiabile.