SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Così costruiamo pace e sviluppo

2 Marzo 2017
di ELISA PONTIANI
TERRA SANTA
Due suore comboniane
a fianco di chi cresce nel deserto

Una rete di 7 asili per i figli dei beduini del deserto di Giuda. Opera di due missionarie comboniane a Jahalin, nelle dune rocciose tra Gerusalemme e Gerico, dove formano anche insegnanti locali. Oasi di disegni, giochi e istruzione per chi cresce nelle comunità nomadi, sfollate dal deserto del Negev per l’instabilità politico-militare tra Israele e l’Autorità palestinese. Un apostolato di dialogo e formazione umana quello dell’italiana suor Agnese Elli e dell’eritrea suor Azezet Kidane. E una presenza orante. Quest’area C della Cisgiordania, che per gli accordi di Oslo sarebbe dovuta passare nel 1999 dal controllo israeliano a quello Anp, è diventata militarmente strategica.

La pressione sui pastori nomadi è cresciuta. Sotto divieto di spostarsi o costruire, con limitato accesso all’acqua e le baracche periodicamente distrutte, non perdono almeno il diritto all’istruzione. La Cei ha contribuito con 140 mila euro in tre anni. Suor Agnese è veterana dei fronti più rischiosi: dalla guerra in Sudan fino a Dubai, dove ha servito i migranti asiatici. Suor Azezet è in prima fila anche nella lotta alla tratta dei profughi in fuga verso Israele dal Corno d’Africa, vittime di atrocità nel deserto del Sinai (dal 2009 circa 15 mila rapiti e 3 mila uccisi). Per aver denunciato il coinvolgimento di vertici istituzionali eritrei nel business, il governo di Asmara le ha ritirato il passaporto.

Ma nel 2012 dal Dipartimento di Stato Usa ha ricevuto il riconoscimento di ‘eroe nella lotta al traffico di esseri umani’. Il loro Vangelo, anche nel deserto, è la custodia degli ultimi.

 

ALBANIA
Sui monti, tra le famiglie dei
pastori in un Paese che cambia

 

Prima destinazione europea di Papa Francesco nel 2014, l’Albania è lontana dallo sviluppo rampante che le viene spesso attribuito. Il Paese non è Tirana, la capitale. Frenato dalla corruzione, mantiene uno dei maggiori tassi di emigrazione del mondo. Il Nord montuoso, arcaico per cultura e sviluppo, è ancora ostaggio del kanun, il codice di vendette familiari, che pesa sull’economia. Qui l’8xmille, affiancando la ong Rtm, ha contribuito con 160 mila euro per tre anni al rafforzamento economico e sociale di circa 50 famiglie di pastori, con tutor e macchinari per avviare piccoli caseifici. “Formazione e veterinario no-stop hanno in-crementato le greggi, con piccoli contributi messi a bando –spiega Francesco Gradari di Rtm- Famiglie poverissime sono uscite così dalla soglia di sopravvivenza.
Attrezzare una stalla, passare da 50 a 150 capi ha significato non costringere i figli all’emigrazione. O dare più valore all’istruzione dei piccoli, che qui fanno anche 10 chilometri al giorno per andare a scuola, con un alto tasso di abbandono degli studi”. Positiva la ricaduta sulle donne. In Albania il 50% –secondo dati nazionali- è vittima di violenza domestica, e nel nord le cifre salgono. “Per questo abbiamo voluto percorsi per iniziative economiche femminili, ricevendo le prime richieste”. Ossigeno in un’ area dove per le donne non c’è vita pub-blica. E il futuro si cambia a piccoli passi. E.P.