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della Conferenza Episcopale Italiana

«L’Africa libera dalla polio, anche grazie ai sacerdoti»

La pandemia ha messo in ombra il risultato storico raggiunto 3 mesi fa. Il medico missionario, responsabile del Cuamm, oggi una delle maggiori ong sanitarie italiane, lo racconta da vicino: “aver sconfitto questa paralisi infantile è come vedere una squadra di provincia vincere la Champions League”
4 Novembre 2020
di ELISA PONTANI foto per gentile concessione di MEDICI CON L’AFRICA-CUAMM / CREATIVE COMMONS
 
Facevo già il cardiologo, quando ho capito che il Signore mi chiamava a dargli tutta la mia vita”. Don Dante Carraro non si aspettava di raggiungere nel 2020 questo traguardo medico e umanitario, per la pandemia passato sotto silenzio: la poliomielite è stata debellata in Africa, per la prima volta nella storia, anche nelle zone rurali. Ad agosto  scorso è arrivato l’annuncio dell’Oms. Un obiettivo perseguito anche da Medici con l’Africa-Cuamm, il sodalizio della diocesi di Padova che proprio nel 2020 compie 70 anni di vita. Del Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari, fondato dal chirurgo Francesco Canova e dal vescovo di Padova Girolamo Bortignon per dare terapie accessibili ai poveri e formare medici nei Paesi in via di sviluppo, don Dante è il secondo direttore, dopo don Luigi Mazzucato, scomparso nel 2015. Da anni Cuamm è in prima fila nelle emergenze planetarie, dai campi profughi in Sud Sudan all’epidemia di ebola in Sierra Leone. Dalle università alle cliniche mobili, è presente in 8 Stati: Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica centrafricana, Sierra Leone, Sudan del Sud, Tanzania e Uganda. “Sono grato a Dio per la vittoria sulla polio – dice don Dante – e consapevole di essere parte di una lunga storia di fede e dedizione. Per questo continuiamo a lavorare nella poverissima Africa subsahariana, area a bassissima copertura vaccinale, con solo il 20-30% dei bambini vaccinati su 10 milioni di abitanti rispetto all’80% del Kenya. Il nostro impegno e la mia vita sono per i Paesi più fragili”. Quest’ultimo miglio del sistema sanitario contro la polio nelle ‘periferia del pianeta’ è costato caro alle nuove generazioni: “incontriamo ancora tanti ragazzi colpiti dalla polio, condannati all’abbandono o allo sfruttamento da parte delle famiglie. Una vita da mendicanti, a strisciare letteralmente nella polvere. Ora starà a noi non arretrare nella prevenzione, nonostante l’attenzione internazionale concentrata sul covid”.

La sua vita da pendolare tra Italia e Africa continua: “in quella parte del mondo il sistema sanitario resta fragilissimo, specie per le donne e i bambini. In Sud Sudan, esteso il doppio dell’Italia, non c’è neppure un ginecologo sud sudanese per 20 mila madri. La Repubblica centrafricana conta 4 pediatri, in Sierra Leone un solo anestesista-rianimatore è sierraleonese. L’unica speranza anche di fronte a covid è che la maggioranza della popolazione, per la giovane età, non si aggravi”. L’unione d’intenti internazionale ha fatto la differenza: “Aver sconfitto la polio è come vedere una squadra di provincia vincere la Champions League. E dimostra che non è vero che in Africa non cambia niente. Il ruolo dei missionari, specie a salvaguardia dei villaggi più remoti, ha avuto un impatto reale, perché il Vangelo è estremamente concreto, capace di cambiare la storia con la preghiera, che mobilita forze e intelligenza, e porta a condividere la vita. 
Oggi laddove crescono istruzione, gratuità e qualità dei servizi medici, accesso alle lauree, madri assistite, il Paese cresce, come in Kenya, e diminuisce l’emigrazione”. Dalla sua ordinazione sono passati quasi 30 anni: “Quando dissi a mia madre della mia vocazione restò a lungo scettica, ‘i preti sono tristi’ diceva. Si convinse vedendo che realizzavo in pienezza la mia vita – ricorda don Dante – La realtà africana mi ha aperto spazi, confini, cuore e pensieri. Aver potuto contribuire a liberare l’energia vitale di un continente umiliato e offeso, aver aiutato persone disperate, vendute e trafficate, è un dono che non mi aspettavo. Il saccheggio dell’Africa continua. Ma ognuno può fare la sua parte”. Don Carraro è in partenza per il Mozambico, dove nel 2020 Cuamm ha portato in corsia 18 nuovi medici mozambicani: “Grazie a chi dona le Offerte per i sacerdoti, che mi consentono di essere prete con sobrietà e modestia, spendendomi per il Vangelo. Nel nostro servizio ai poveri c’è ognuno di voi”. l