SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Piccole imprese crescono con il progetto Elba

Oltre Adriatico, dalla Grecia all’ex Jugoslavia, sono oltre 100 le imprese sociali ‘firmate’ dai fedeli italiani. Perché il lavoro sradica la povertà e consolida le democrazie. Sul campo anche i missionari ‘fidei donum’, raggiunti dalle nostre Offerte
31 Luglio 2019

di ELISA PONTANI foto AGENZIA ROMANO SICILIANI / CREATIVE COMMONS / DIOCESI DI CREMONA

Siamo ponti tra le Chiese sorelle, per ‘restituire l’anima’ a Paesi con economie e società in crisi”. I suoi 21 anni da missionario fidei donum (dono della fede) a Puke, in Albania, il cremonese don Giovanni Fiocchi, classe 1959, li ha raccontati così. Affidato alle nostre Offerte, al pari di altri 500 preti diocesani inviati nei Paesi più poveri, non solo in un’area a maggioranza musulmana ha ripreso il filo di un’evangelizzazione interrotta dalla dittatura per oltre 50 anni, ma ha aperto un oratorio parrocchiale, una cappellina dedicata ai martiri albanesi, in attesa di una chiesa che sorgerà anche grazie ai fedeli della sua diocesi di provenienza. Ed ha avviato progetti caritativi e occupazionali per famiglie ridotte alla sussistenza. 

La tenace scommessa evangelica di don Fiocchi fa parte di un mosaico ancora più grande. Perché la Chiesa italiana con sacerdoti, volontari e risorse 8xmille, in tutti i Balcani orientali (Romania e Bulgaria) e occidentali (lo spazio ex jugoslavo) è impegnata nello sradicamento della povertà, puntando sulla creazione di posti di lavoro attraverso la formazione e l’economia sociale. Il progetto ‘Elba’ (Emergenza lavoro nei Balcani) è firmato dalle Caritas di Francia, Spagna, Austria, Usa e Italia, a favore di Albania, Bosnia, Grecia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia, Bulgaria. Nazioni differenti, tra membri Ue e non, spesso sotto la linea di galleggiamento tra guerre recenti, corruzione endemica, narcotraffico fino – è il caso di Atene – al default finanziario. In comune, severi livelli di povertà, oltre il 40%. 

 

Finora Elba (480 mila euro dalle nostre firme) ha avviato un centinaio di imprese sociali. “Prima le persone, poi il profitto” è la parola d’ordine di un’azione ispirata all’economia sostenibile della ‘Laudato Sì’ di Papa Francesco. Mirata a liberare dalla soglia di povertà famiglie e categorie deboli, come i licenziati in età matura, i disabili, le madri sole. Dalle officine per riparazioni di biciclette a Subotica (Serbia), alle serre di frutta e verdura ‘Rad-Dar’ (Lavoro-Dono) oggi poveri e disabili mantengono se stesse. Poi aziende agricole, tipografie, lavanderie, panifici, manifattura, laboratori tessili, artigianato, servizi alla persona. Grazie all’economia circolare oltre 90 senza dimora in Grecia sono tornati a potersi pagare un affitto. Perché crescenti disuguaglianze minano non solo le speranze, ma le democrazie. 

Le piccole imprese di Elba hanno costruito una cultura nuova rispetto all’assistenzialismo statale o internazionale. “Le relazioni tra i cittadini significano sempre crescita sociale, culturale ed economica dei territori – ha evidenziato don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana – Rigenerano le risorse. Una società coesa e forte è un bene comune”.