“Tu vedi il colle e l’alte ville sparse, e vedi il fiume e l’arborata riviera: questi, che da lontan tanto t’adorna, sono i luoghi terreni ch’a l’eterno aprir la via già furon preparati.” (Giacomo Leopardi, Le ricordanze). Appena oltre le mura che racchiudono il centro storico di Gubbio, lungo la Via Perugina, principale collegamento verso Perugia, si trova la Chiesa della Madonna del Prato. Questo capolavoro barocco, edificato nel 1662 su iniziativa del Vescovo Alessandro Sperelli, sorge su un terreno un tempo appartenente alle Monache di Santo Spirito, dove si trovava una piccola cappella. Fin dall’esterno, la chiesa colpisce per la sua eleganza e imponenza, resa evidente dalla raffinatezza architettonica e dalla qualità dei materiali utilizzati.
L’opera nacque grazie all’intercessione del cardinale Ulderico Carpegna, che rese possibile la creazione di una chiesa ispirata al celebre progetto del San Carlino alle Quattro Fontane di Francesco Borromini (1599-1667). Con l’approvazione dello stesso Borromini, la chiesa si colloca come uno straordinario esempio dell’architettura barocca italiana. Varcata la soglia, l’ampiezza della cupola e l’armonia delle proporzioni interne lasciano il visitatore incantato, mentre la luce soffusa esalta i dettagli architettonici, creando un’atmosfera di profonda spiritualità.
Secondo Elisa Polidori, direttrice dell’Ufficio Beni Culturali della diocesi di Gubbio, “la Madonna del Prato è uno scrigno che racchiude un tesoro inestimabile. Non si tratta solo di suscitare emozioni, ma di rappresentare visivamente il mistero di Dio, così come lo ha trasmesso la Rivelazione e interpretato la Tradizione”.
A seguito del terremoto del 2016, la chiesa ha richiesto importanti interventi di restauro per garantirne la stabilità e restituirle il suo splendore originario. I lavori, iniziati nel 2019 e conclusi nel dicembre 2020, hanno coinvolto oltre 30 maestranze impegnate nel recupero di 600 mq di stucchi e 330 mq di superfici affrescate e intonaci. Il progetto è stato possibile grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, dimostrando il valore della collaborazione tra istituzioni ecclesiastiche e la comunità locale.
“La bellezza che rinasce è un dono di Dio per il popolo, ma anche un invito a custodirla e a renderla viva” – sottolinea Mons. Luciano Paolucci Bedini, Vescovo della diocesi di Gubbio e Città di Castello. “Questa chiesa restaurata non è solo una pietra da contemplare, ma una casa di fede in cui la comunità può incontrarsi e crescere”.
Il restauro della chiesa ha acceso l’attenzione anche su un’altra straordinaria opera custodita al suo interno: la tela monumentale di Ciro Ferri, “L’incontro tra Sant’Ubaldo e il Barbarossa”. Questo capolavoro, di proprietà comunale, è di grande rilievo non solo per le sue dimensioni e per la qualità pittorica, ma anche per il suo valore storico e simbolico. Rappresenta uno dei rari esempi di “gusto passo”, narrando un momento fondamentale per la città di Gubbio sia dal punto di vista religioso che civile.
“Restaurare una chiesa – afferma Don Fabricio Cellucci, parroco della Madonna del Prato – significa riportarla al suo ruolo originario: non solo custode di arte e storia, ma cuore vivo della comunità. Come diceva San Giovanni Paolo II, ‘l’arte sacra non è solo memoria, ma rivelazione del mistero di Dio’. Questo restauro è stato per noi una rigenerazione spirituale, un’opportunità per riscoprire la bellezza della fede che abita questi luoghi”.
Oggi la Chiesa della Madonna del Prato, visitata ogni anno da oltre 12mila persone, non è solo uno scrigno d’arte, ma il centro della vita liturgica e pastorale della comunità.
Nel contesto del cammino sinodale, la storia del suo restauro rappresenta un esempio concreto di comunione e collaborazione, un segno tangibile di come arte, fede e partecipazione possano intrecciarsi. “Ogni dettaglio recuperato – conclude Mons. Paolucci Bedini – parla di una comunità che cammina insieme, unita dalla volontà di custodire e tramandare non solo un’eredità artistica, ma anche una fede viva e condivisa”.
Ai 533mila euro provenienti dalle firme dei contribuenti si sono aggiunti 250 mila euro di fondi per il terremoto messi a disposizione dalla Regione Umbria, indispensabili per completare i lavori, ma anche 55mila euro erogati dalla Parrocchia Madonna del Prato.