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della Conferenza Episcopale Italiana

Don Tarcisio: qualcosa di “buono” dopo il terremoto dell’Irpinia

È don Tarcisio Gambalonga il protagonista del nuovo video di Giovanni Panozzo, uno dei 35mila sacerdoti diocesani al servizio del Vangelo e delle persone. Era un giovane seminarista di Padova quando, subito dopo il terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980, fu mandato nelle zone terremotate con la Caritas della sua diocesi, per aiutare quella popolazione […]
8 Febbraio 2019

È don Tarcisio Gambalonga il protagonista del nuovo video di Giovanni Panozzo, uno dei 35mila sacerdoti diocesani al servizio del Vangelo e delle persone.

Era un giovane seminarista di Padova quando, subito dopo il terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980, fu mandato nelle zone terremotate con la Caritas della sua diocesi, per aiutare quella popolazione così duramente colpita. Ci restò per un breve periodo per poi fare ritorno nella sua terra. Tornato a casa si rese conto immediatamente che il suo cuore era rimasto in Irpinia: era lì che voleva tornare per aiutare, per farsi degli amici, per crescere e continuare i suoi studi di formazione che lo avrebbero portato a diventare sacerdote.

Ed infatti, benché fosse molto legato alla sua terra, nel 1982 fu inviato al Seminario di Napoli per continuare il suo percorso di formazione sacerdotale. Raggiunto l’obiettivo, fu mandato a Lioni, in provincia di Avellino, dove attualmente è parroco e anche Vicario Episcopale per il clero dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia.

I volontari incontrati lo ricordano, quando per la prima volta mise piede nella loro terra, giovanissimo e radioso.

Don Tarcisio si commuove quando ci parla della separazione dalla sua terra, la sua casa, la famiglia, gli amici, pur ammettendo di non voler vivere in nessun altro posto se non nell’Irpinia dove abita adesso.

Insieme a lui c’è tutta una comunità che lo apprezza e gli vuole molto bene: Camillus, un nigeriano che frequenta la scuola alberghiera grazie a don Gambalonga, Peppinella, una parrocchiana che lo considera come un figlio, Angelo Verderosa, un architetto, quasi un fratello, che lo ha aiutato nell’opera di ricostruzione del territorio e Gianna sua parrocchiana ed amica che ci dice candidamente e con il sorriso sulle labbra riferendosi al sacerdote “una cosa buona ce l’ha portata il terremoto…don Tarcisio!”.

Ritornando all’architetto Verderosa, egli è stato a fianco di don Tarcisio per 30 anni nel processo di ricostruzione dei beni dell’Arcidiocesi danneggiati dal sisma ed afferma che il sacerdote, appassionato di storia dell’arte, aveva le idee molto chiare sulla ricostruzione già intorno ai 23 anni. Grazie a lui, infatti, molti anni dopo il sisma è stata ricostruita la chiesa dell’Assunta a Lioni. Essa è in pietra e priva della copertura, del tetto. Grazie a questa mancanza il rapporto con Dio è ancora più diretto.

Don Tarcisio afferma che oggi la chiesa è l’unico punto di riferimento della comunità dove si valorizzano le relazioni a misura d’uomo e dove il Vescovo non è l’autorità lontana ma è il padre con il quale ci si può confidare. “Siamo una famiglia, si possono superare i problemi grazie a questo”.

I suoi parrocchiani all’unanimità affermano che il parroco è colui che apre le porte e che fa in modo che la chiesa diventi casa: don Tarcisio è l’uomo giusto.