SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

“Catechisti Parrocchiali” e il “sovvenire” nella Chiesa-comunione

La rivista paolina “Catechisti Parrocchiali”, diretta da suor Maria Rosaria Attanasio, dal mese di settembre 2017 e fino a maggio 2018 dedicherà una rubrica al sostegno economico alla Chiesa dal titolo “Sovvenire nella Chiesa-Comunione”. Le 2 pagine sono a cura di don Roberto Laurita (prete diocesano di Concordia-Pordenone e insegnante di catechesi presso lo Studio […]
24 Gennaio 2018

La rivista paolina “Catechisti Parrocchiali”, diretta da suor Maria Rosaria Attanasio, dal mese di settembre 2017 e fino a maggio 2018 dedicherà una rubrica al sostegno economico alla Chiesa dal titolo “Sovvenire nella Chiesa-Comunione”. Le 2 pagine sono a cura di don Roberto Laurita (prete diocesano di Concordia-Pordenone e insegnante di catechesi presso lo Studio teologico del Seminario di Pordenone).

In ciascuno degli 8 appuntamenti viene sviluppato un tema, poi declinato anche con delle domande da porre ai ragazzi del catechismo.

Gli 8 argomenti (compresi quelli di settembre-dicembre 2017) sono: Una Chiesa viva, Il dono dello Spirito, Fraternità e comunione, Insegnamento di Gesù, Il gesto di Gesù, Chiesa e condivisione, Fratelli e sorelle di tutti Una rete di cristiani solidali.

Di seguito vi proponiamo il redazionale di settembre-ottobre 2017. Nei prossimi numeri di In Cerchio le altre “puntate” di questo viaggio alla scoperta della Chiesa, della sua identità e della sua missione, di ciò che la caratterizza, di come essa possa essere – come ripete spesso papa Francesco – una Chiesa «in uscita», anche nel segno del “sovvenire”.

Sovvenire nella «Chiesa-Comunione» - Alla scoperta di una Chiesa viva

NEL SEGNO DELL’AMORE

Comincia un nuovo anno catechistico. Nel primo incontro la catechista pone una domanda ai ragazzi e alle ragazze che formano il suo gruppo: «Perché siete venuti a catechismo? Che cosa vi aspettate da questi incontri?».

Le risposte non tardano a fioccare: «Perché vogliamo fare la prima Comunione; perché vogliamo conoscere il Vangelo; sapere quello che serve per essere dei cristiani; imparare le preghiere e capire come funziona la Messa…».

Tutto vero, certo. Ma, rimanendo in questa prospettiva, non si corre almeno un po’ il rischio che la catechesi sia ridotta a una scuola, in cui conta imparare, sapere? Che la stanza in cui ci si ritrova diventi «un’aula»; l’incontro «una lezione» e magari c’è anche «un registro»! Non è stato dimenticato proprio l’essenziale?

Come possiamo essere cristiani se non vogliamo bene a Dio, se non vogliamo bene a Gesù, se non vogliamo bene al nostro prossimo (anche agli antipatici) e se questo amore non cresce, con il passare degli anni?

È in fondo quello che è affermato in Venite con me (d’ora in poi CICF/2), p. 74: «Se Dio ci ha tanto amati anche noi dobbiamo amarlo e volerci bene gli uni gli altri. È l’amore che fa vivere».

IL COMANDAMENTO PIÙ GRANDE

«Qual è il primo di tutti i comandamenti?». La domanda di un esperto della Bibbia (Mc 12,28b-34) va dritta al problema. I comandamenti erano tanti: più di 600! Ma c’era un comandamento che faceva da punto di riferimento a tutti gli altri? Uno che valesse più di tutti gli altri?

La risposta di Gesù non è nuova per il suo contenuto. Anzi. Gesù cita l’Antico Testamento; riprende, quindi, testi che hanno una certa età. E tuttavia, nell’operazione che compie, c’è una novità, e di non poco conto. Egli cementa insieme due comandamenti e li rende una sola cosa. Per chi lo segue, dunque, Dio e il prossimo non sono in contrapposizione tra loro, non sono due che si contendono il cuore dell’uomo.

Chi ama Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze, è anche capace di amare il prossimo come se stesso. E viceversa: chi ama a questo modo il prossimo, ama anche Dio in modo autentico.

AMARE, SÌ, MA COME E QUANTO?

Sotto il verbo «amare» si possono mettere molte cose. Ma cosa vuol dire «amare Dio»? Ricordarsi di lui di tanto in tanto, invocarlo nel momento del bisogno, quando ci tocca fare un compito difficile a scuola o quando vogliamo vincere una partita? Non è esattamente questo che intende Gesù.

  • C’è, infatti, un aggettivo che ritorna, insistente: «tutto il tuo cuore», «tutta la tua anima», «tutta la tua mente», «tutta la tua forza». Non una qualche attenzione, un po’ di interesse e di affetto, quando ne abbiamo voglia, ma un amore che invade ogni pensiero e ogni azione.
  • E lo stesso vale anche per l’amore verso il prossimo, a cui si destina una misura consistente: «come te stesso», e una ragione precisa «perché è come te». È questo l’amore di cui si parla: non una generica compassione, non una qualsiasi cortesia, non una qualche benevolenza.

La conclusione? Poiché questo è il cuore del rapporto con Dio, da qui dipende tutto. E se questo non c’è, tutto suona, inequivocabilmente, falso.

«CHI È MIO PROSSIMO?»

La risposta è nella parabola del buon samaritano (cfr. Lc 10, 25-37; vedi CICF/2, pp. 74-75). Quando si ha la pancia ben piena, quando si è in salute, quando non ci manca nulla è facile mettersi a distinguere e a escludere: i miei familiari sì, gli estranei no; i simpatici sì, gli antipatici no; gli italiani sì, gli stranieri no… Gesù si serve di un racconto che ha dell’inverosimile per farci cambiare posizione. Sì, il suo scopo è proprio questo. Vuoi dare la risposta giusta? Mettiti nei panni del poveraccio… Qualsiasi persona l’aiuti, anche un eretico, uno straniero come il samaritano, può diventare il suo prossimo.

Quando si sta tanto male, quando ne va della vita…, il primo che ti lancia una ciambella di salvataggio, il primo che si accorge di te e della tua sofferenza, il primo che ti dà una mano concreta è il tuo prossimo. Ragiona allo stesso modo quando c’è un altro che ha bisogno.

IL VANGELO DIVENTA REALTÀ

Molte volte non ci accorgiamo degli altri, neanche di quelli che abitano vicino a noi. È più facile far finta di non vedere, tirare dritto, come hanno fatto il sacerdote e il levita della parabola. Tanti anziani, che vivono in città, sono abbandonati a se stessi.

A Roma, grazie ai fondi 8xmille destinati alla Chiesa cattolica, è nato un progetto della Caritas, Quartieri Solidali, a cui hanno partecipato sei parrocchie (che presto diventeranno quattordici). Ci sono volontari che vanno a trovare gli anziani a casa loro, fanno loro compagnia, sbrigano le pratiche burocratiche, vanno a fare la spesa…E nascono i Condomini Solidali, in cui le famiglie che vi abitano creano una rete di relazioni.

Ha detto un’anziana che non può pagarsi la badante: «Con i volontari che mi vengono a trovare mi sfogo, piango, rido. E dopo tanto tempo mi sono fatta accompagnare dal parrucchiere». E un’altra ha voluto esprimere la sua riconoscenza a una ragazza: «Grazie, perché ora non ho solo te come amica, ma una comunità intera».

E IL “SOVVENIRE”?

In tutto questo discorso una parola va spesa per il denaro. “Sovvenire” alle necessità della Chiesa, ovvero sostenerla economicamente, può diventare qualcosa di importante, perché le permette di continuare a essere prossimi a chi è nel bisogno. Non bisogna demonizzare il denaro, ma dargli il giusto peso. È uno strumento che permette di aiutare concretamente coloro che hanno delle necessità, materiali o spirituali: Il buon samaritano “Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno” (cfr. Lc 10, 35). Donare il proprio tempo è qualcosa di molto prezioso, l’obolo della vedova è qualcosa di altrettanto prezioso. Sostenere economicamente la Chiesa (anche destinandole l’8xmille) è una modalità moderna e pratica per essere corresponsabili alla sua missione.

Per i ragazzi ed i catechisti. Ora prova a domandarti:

  • Fino a che punto sono disposto a donare quello che ho o il mio tempo?
  • C’è qualcuno che proprio non riesco a considerare «mio fratello o sorella» e a cui non riesco a farmi «prossimo»?
  • Come posso sostenere economicamente la mia parrocchia e tutta la Chiesa?