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8xmille: ad Ardea una casa per i padri separati e i loro figli

Vi segnaliamo su Vanity Fair online del 19 gennaio un bell’articolo di Alessia Aroclaci, completo di una video-intervista, sul dramma che vivono i nuovi poveri: i padri separati. In Italia quelli che vivono sulla soglia di povertà sono almeno 800mila. Vivono in macchina, in strada, sperando ogni giorno di trovare un lavoro e smettere di […]
21 Febbraio 2018

Vi segnaliamo su Vanity Fair online del 19 gennaio un bell’articolo di Alessia Aroclaci, completo di una video-intervista, sul dramma che vivono i nuovi poveri: i padri separati.

In Italia quelli che vivono sulla soglia di povertà sono almeno 800mila. Vivono in macchina, in strada, sperando ogni giorno di trovare un lavoro e smettere di vergognarsi davanti ai loro figli. Li abbiamo incontrati nella Casa di Accoglienza inaugurata ad Ardea.

«Mamma, papà dov’è?». È questa la domanda che tormenta Bachir, 42 anni, tunisino, per gli amici italiani Francesco. Vive in Italia da oltre 20 anni, è un cuoco professionista e ha perso tutto: il lavoro, la casa, la famiglia, suo figlio Christian che oggi ha sette anni. Il ristorante in cui era assunto, a Roma, è stato chiuso per problemi strutturali e trovare un nuovo lavoro, con un contratto e uno stipendio regolare, è molto difficile. «Spesso mi hanno detto che ho troppa esperienza, che un’apprendista costa meno di me. Così mi sono trovato in mezzo a una strada».

Lo incontriamo all’interno della Casa di Accoglienza per padri separati dai figli e uomini soli «Monsignor Dante Bernini» ad Ardea, sul litorale romano. È stata inaugurata il 15 gennaio, ospiterà otto papà in difficoltà con l’obiettivo di aiutarli a ricostruire un rapporto con i figli che non vedono da tempo, trovare un lavoro e riprendere in mano le proprie vite.  Realizzata grazie all’8xmille, è una delle prime strutture in Italia ad offrire la possibilità ai papà separati di ospitare i propri figli, dormire con loro, svegliarsi uno accanto all’altro, preparare la colazione insieme, darsi il bacio del buongiorno, farsi confidenze prima di dormire. Come se, per alcune ore, fossero di nuovo nell’intimità della loro casa.

«Prima di arrivare qui ho dormito dappertutto – continua Francesco, mentre prepara il pranzo per tutti gli altri papà ospiti della casa -. Sono rimasto sull’autobus dodici giorni, fino alle 5.30 del mattino perché non sapevo dove andare, non mi ero mai trovato in una situazione del genere. Una notte ho pensato anche al suicidio ma il desiderio di rivedere mio figlio è stato più forte e mi ha tenuto in vita».

Suo figlio Christian, Francesco non lo vede da sei mesi e quando inizia a parlare di lui non riesce a trattenere le lacrime. All’improvviso, l’adulto che ho di fronte diventa più fragile di un bambino, lo stesso che gli ripeteva “Non ti preoccupare, papà, questo gioco lo prendiamo quando ti arriva lo stipendio”. «Mi manca sentirmi chiamare “Papà”, mi manca tantissimo. Cerco le sue foto su Facebook, sperando che la mamma le metta. Penso a lui ogni istante, cosa dirà a chi gli chiede dov’è suo padre? Cosa penserà di me? Crederà che l’ho abbandonato». Francesco ha smesso di incontrare suo figlio perché si vergognava di farsi vedere in condizioni precarie, senza nemmeno i soldi per un gelato.

«Questa casa è un nuovo inizio, il trampolino di lancio per ricominciare a vivere. Io sono qui con l’unico obiettivo di rimettermi in piedi, lavorare e portare in questa casa mio figlio il fine settimana per tornare a condividere la vita insieme a lui».

In Italia  i padri separati sono circa 4 milioni, in base all’ultimo rapporto Caritas, quelli che vivono sulla soglia di povertà sono almeno 800mila. Una popolazione di uomini, che hanno un’età media di 48 anni, costretti a ripartire da zero, spesso senza nessuna risorsa disponibile. «Quando ho perso il lavoro mi sono buttato nel gioco d’azzardo, ero disperato e non ho fatto altro che peggiorare la situazione», racconta Piergiorgio, 53 anni, romano, padre di due figli adolescenti. «Li sento al telefono tutti i giorni ma l’idea di incontrarli e non avere un euro nemmeno per un panino da McDonald’s mi fa stare male».

In base ai dati Istat del 2015, il 94% delle separazioni finisce in tribunale, dove il giudice impone al padre un assegno di mantenimento. Un uomo che guadagna mediamente 1400 euro al mese può arrivare a pagarne da 400 a 700 in base al numero di figli a carico.  «Ho dormito dappertutto – continua Piergiorgio- anche in un pollaio, prima di arrivare qui. Ho cercato lavoretti di tutti i tipi ma alla mia età è difficile trovare porte aperte, per un periodo ho lavorato nel bar di una palestra e dormivo in macchina, cercando di non farmi scoprire dai miei colleghi. Poi quella struttura è stata chiusa e mi sono trovato un’altra volta senza niente».

I papà accolti nella Casa di Accoglienza ad Ardea oggi sono otto, di cui sette italiani ma le richieste d’ingresso continuano ad arrivare. «Tra poco ci fermeremo con gli ingressi perché vogliamo seguire in maniera accurata ogni papà -spiega Luciana Mandolini, responsabile della Casa di Accoglienza -. Ognuno di loro può restare qui sei mesi, la permanenza tuttavia può essere rinnovata di altri sei, se il papà dimostra di collaborare ed impegnarsi nel suo percorso di reinserimento nella società. Li seguiamo sia dal punto di vista legale, che psicologico e lavorativo. Non è facile ma chi arriva qui ha una grande voglia di tornare a sentirsi chiamare “papà”». Un desiderio che genera energia.